Il nostro confronto tra le misure economiche anti-crisi da Covid 19 adottate dagli Stati a sostegno del sistema dell’arte, prosegue con l’intervista ad Alexandra Mazzanti, proprietaria e direttrice della Dorothy Circus Gallery con due sedi, una a Londra, l’altra a Roma. A lei abbiamo chiesto in concreto a oggi quali aiuti ha ricevuto dalle autorità pubbliche, rispettivamente inglesi e italiane, dopo due mesi di lockdown.
Quali misure e quando hai ricevuto a sostegno economico dalle autorità pubbliche inglesi per la tua galleria di Londra?
«Senza entrare nel dettaglio delle categorie alle quali viene offerto supporto, poiché sono al corrente solo di ciò che riguarda le piccole e medie imprese della creatività come la mia, posso dire che i provvedimenti adottati dal governo inglese sono stati così articolati: l’erogazione di un assegno a fondo perduto dell’equivalente di 25.000 pounds, ricevuto per posta in tempi brevissimi; la cancellazione delle “business rates” per un anno a partire da marzo 2020 (sono le tasse sull’occupazione di proprietà a uso commerciale, calcolate in base a vari criteri di esposizione su strada del locale stesso, pari a circa il 40%-50% del canone annuo di affitto. In aggiunta mi è stato restituito il 33% delle business rates pagate l’anno scorso. Un altro importante supporto è giunto dal Landlord della zona commerciale nella quale risiede il locale nel quale siamo in affitto a Londra, la Church of England, proprietaria dell’intero Connaught Village in Marble Arch, che ha offerto un’esenzione dal pagamento di tre mensilità di canone e affitto a tutti i commercianti della zona. Da intendersi a fondo perduto anche in questo caso.
Quello che trovo più importante sottolineare è l’immediatezza e la semplicità con le quali mi sono arrivati questi aiuti economici. Infatti, non è stato necessario affidare la pratica a un commercialista o ad alcun consulente privato, non è stato necessario attivare alcuna burocrazia, né la relativa attesa, bensì l’Amministrazione pubblica ha contattato direttamente società e cittadini, chiunque fosse eligible del supporto economico “Furlough”, fornendo chiare e semplici istruzioni per convalidarne l’accettazione e inviarla in risposta alla loro proposta di sostegno economico a fondo perduto. I tempi sono stati rapidissimi e l’entità delle misure a sostegno significative».
E in Italia, invece, come è andata e sta andando con gli aiuti pubblici alla tua galleria per far fronte alla crisi da Coronavirus?
«Per ora nessun supporto è pervenuto in termini economico-finanziari. Il nostro commercialista, un consulente privato, ha atteso di settimana in settimana l’emanazione di provvedimenti “urgenti”, delle relative norme attuative ed esplicative. A oggi, per le imprese di minori dimensioni, gli interventi previsti sono riconducibili sostanzialmente a due fattispecie: un credito di imposta (quindi non flussi in entrata) pari al 60% del canone d’affitto effettivamente pagato alla proprietà dei locali per i soli 3 mesi di marzo, aprile e maggio, peraltro subordinato alla condizione da verificare per ogni mese del calo del 50% del fatturato rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A questo si aggiunge il contributo a fondo perduto pari al 20% del calo di fatturato definito come differenza di ricavi di aprile 2019 con aprile 2020. Il confronto, peraltro, deve farsi su dati “rettificati” rispetto ai parametri stabiliti nella norma e ulteriormente specificati con circolari varie. Una volta estrapolati i dati, deve essere poi proposta apposita istanza in corso di definizione all’Agenzia delle Entrate che effettuerà, insieme alla Guardia di Finanza, le verifiche del caso. Come dire, non incentiviamo le richieste!
Inoltre, voglio aggiungere che nei primi tempi di lockdown, da un lato ho ricevuto alcuni pagamenti di vendite conseguenti al lavoro dei mesi precedenti e, dall’altro, ho reagito alla crisi investendo extra-risorse di denaro e tempo, avvalendomi di ulteriori collaborazioni, raddoppiando gli orari di lavoro, implementando le tecnologie di comunicazione con nuove strategie e nuovi mezzi digitali, tutte azioni volte a garantire un fatturato sufficiente al mantenimento della attività e di tutti gli impegni presi in via contrattuale, sul piano internazionale, con gli artisti in programmazione e con i professionisti con cui sono in essere collaborazioni. La conseguenza di questi sforzi è stata il contenimento del calo di fatturato, divenuto inferiore al 50% per cui è previsto il beneficio del credito d’imposta, così che rischio di essere esclusa dalle misure a sostegno messe in campo dallo Stato!
L’unico concreto supporto ricevuto finora dalla mia attività in Italia, è giunto da un privato, dalla proprietaria dei locali della galleria di Roma che mi ha accordato, su mia richiesta, una riduzione del canone dell’affitto, con conseguenti difficoltà riscontrate dalla stessa, in quanto annovera come unica fonte di introito proprio il canone di affitto della mia sede romana. Tutto ciò è avvenuto per sola iniziativa personale e gentilezza della proprietaria: il governo non è in alcun modo intervenuto a tutela né mia né della locatrice».
Dalle tue parole emergono due modelli a confronto, quello inglese e quello italiano, agli antipodi…
«Sì. Il modello anglosassone infatti punta le sue risorse sul cittadino e sulle aziende commerciali facendone la sua forza. Al contrario, il modello italiano è quello della “spremitura” di ogni possibile risorsa economica del privato cittadino e delle aziende commerciali, tassati al massimo e fino all’ultimo capello, senza agevolazioni tanto più doverose per le imprese della cultura privata che, come noi, investono energie e risorse personali per offrire un servizio culturale dinamico e all’avanguardia, aperto al pubblico e GRATUITO. Ricordo che nelle gallerie d’arte, fino a ieri visitabili senza necessità di prendere appuntamento, chiunque può fruire di cicli di mostre esito della ricerca e del lavoro di selezione di professionisti».
Con quali progetti hai deciso di riaprire le gallerie e quando?
«La sto prendendo molto con calma. A Londra riapriremo quando sarà possibile con la mostra interrotta a marzo, la personale di Amandine Urruty, mentre a Roma a fine giugno, con la personale del brasiliano Rafael Silveira. Entrambe le mostre saranno visitabili esclusivamente su appuntamento».
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