Ci sono tutti i presupposti per elaborare una programmazione culturale che possa dare un nuovo volto a Rimini. Per troppo tempo “capitale dell’effimero”, oggi grazie ad una presa di coscienza sulle potenzialità di questa città, vede un’inversione di marcia. Un luogo in cui l’immaginario collettivo si scontra con un grande patrimonio culturale, due facce della stessa città che convivono nella storia del capoluogo romagnolo.
La candidatura a Capitale Italiana della Cultura non è un primo passo, ma una tappa di un ambizioso percorso iniziato negli ultimi anni con la riqualificazione dei luoghi della cultura e l’apertura di nuovi musei.
È impossibile scindere la complessa storia della città in itinerari separati, ma per gli amanti dell’arte contemporanea ci sono sicuramente delle tappe obbligate. Il PART è una di queste. Risultato della collaborazione tra il Comune, proprietario dei palazzi storici dell’Arengo e del Podestà, restaurati per dare a Rimini un grande spazio per l’arte contemporanea, e la Fondazione San Patrignano. L’antico che avvolge il nuovo. Un interessante allestimento che riunisce il Giudizio Universale di Giovanni da Rimini e un’opera murale permanente di David Tremlett con una raccolta eclettica di opere del XX e XXI sec. Le opere di Pier Paolo Calzolari, Sandro Chia, Enzo Cucchi, Flavio Favelli, Mimmo Paladino, Achille Perilli, Michelangelo Pistoletto, non si limitano a comporre un allestimento permanente, ma creano delle connessioni tra il territorio e l’istituzione, che vuole essere punto di riferimento per gli artisti nazionali e non solo.
Un itinerario che vede una seconda tappa, nell’Ala Nuova del Museo della Città, uno spazio tradizionalmente deputato alla sperimentazione dei linguaggi, che ospita la collezione semi-permanente “Emergenze Contemporanee” con 45 opere d’arte contemporanea di 36 artisti, premiati nel 2021 nell’ambito di un bando promosso dalla Regione Emilia-Romagna per sostenere il settore delle arti visive colpito in epoca pandemica e qui depositate.
Non solo musei tradizionali, ma anche a cielo aperto. Rimini è anche street art, un esempio è il Borgo San Giuliano dove, tra stradine tortuose e pittoresche, è ospitato un colorato caleidoscopio di murales (spesso di ispirazione felliniana) tutto da scoprire.
Lo sguardo smaliziato, divertito di Fellini è sempre stato puntato sulla sua città natale. Quei racconti della Rimini degli anni 30, della sua giovinezza, degli amici e dell’inseparabile Luigi “Titta” Benzi, il fascismo e tutti quei personaggi che popolavano la realtà romagnola di quei tempi, che nel 1975 gli valsero il premio Oscar con “Amarcord” (1973).
un unicum concettuale e ideale, il Fellini Museum è stato incoronato come uno dei migliori nuovi musei al mondo, unico per l’Italia, nella classifica redatta dai giornalisti di tutte sette le edizioni mondiali di Conde Nast Traveller.
Il Fellini Museum è un polo museale diffuso, tra i luoghi più suggestivi del centro storico, Castel Sismondo, il Palazzo del Fulgor e la Piazza Malatesta. Si crea così uno spazio di esperienza immersiva e di conoscenza che permette di esaltare l’eredità culturale del Maestro. Un racconto supportato da un ricco apparato di documenti, disegni di scena, abiti, oggetti, fotografie e taccuini che danno la possibilità di avvicinarsi ad un personaggio così complesso.
Tempio Malatestiano, Facciata- Caterina Polcari
Ariminum, fondata nel 268 A.C. dai Romani sulla foce del fiume Marecchia, non poteva che custodire anche splendidi esempi di architettura romana. È il caso della Domus del Chirurgo, un’abitazione della seconda metà del II secolo, scoperta nel 1989 in piazza Luigi Ferrari. Con le sue stanze dai pavimenti musivi e i soffitti e le pareti un tempo decorate da affreschi policromi, è di certo una tappa obbligata per gli amanti dell’archeologia, che possono continuale la visita nelle sale del vicino Museo della Città per osservare tutti i preziosi oggetti rinvenuti nello scavo.
Dai capolavori architettonici romani si arriva a quelli rinascimentali con il Tempio Malatestiano, voluto da Sigismondo Pandolfo Malatesta, signore di Rimini dal 1432 al 1468, che sorge dove era prima la Chiesa di S. Maria in Trivio e, dal XIII secolo, la Chiesa di S. Francesco. I colori tenui degli interni lasciano spazio a magnifiche decorazioni e ad una concentrazione di opere di altissimo livello. Il Crocifisso di Giotto, unica opera dell’artista a Rimini, risalente alle soglie del Trecento, l’affresco di Piero della Francesca raffigurante Sigismondo Pandolfo Malatesta in preghiera davanti a san Sigismondo e l’importante opera di Giorgio Vasari raffigurante San Francesco che riceve le stimmate.
Conclude il percorso tra alcuni esempi di importanti architetture riminesi, il teatro Amintore Galli, inaugurato nel 1857 da Giuseppe Verdi su progetto dell’architetto italiano Luigi Poletti. È una storia complessa quella di questa struttura, gravemente danneggiata dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale, e abbandonato fino al 1975 quando viene realizzato il primo restauro dell’avancorpo del Teatro. Restauro che dà il via ad una lunga serie di lavori, nel 1997, si provvede al restauro delle facciate esterne. Nel 2010, viene approvato il progetto di ricostruzione del Teatro secondo l’integrazione filologica e tipologica della Soprintendenza, lavori che iniziano nel 2014, con l’inaugurazione del Foyer, il 17 settembre 2015, quando ritorna a Rimini, dopo 158 anni, il Pianoforte suonato da Giuseppe Verdi che accompagnò l’inaugurazione del Teatro Galli nell’agosto 1857. E solo il 28 ottobre 2018, dopo 75 anni dalla distruzione, il luogo è stato restituito alla sua comunità.
Merita una menzione anche il grande progetto di restauro ‘Dal Museo della Città al Museo per la Città’, che prevede una totale ridefinizione del percorso espositivo, per ridisegnare le modalità di visita dell’ampia collezione che va dall’Alto Medioevo al Rinascimento riminese. In un progetto di svecchiamento del museo, con l’obiettivo di rendere più fruibili gli spazi, così che possano offrire un’esperienza di visita più appagante. Un nuovo itinerario narrativo, cronologico e tematico che potrà essere spunto per altri interventi in diverse istituzioni.
Non si può concludere un tour in Romagna senza una visita nell’entroterra. Tra colline di vigneti ed uliveti, poco fuori la città, si trova Santarcangelo di Romagna, luogo in cui nasce l’azienda agricola La Collina dei Poeti.
Un paesaggio ameno dove l’ospitalità tipica della gente del luogo convive in sintonia con l’armonia del luogo. Passeggiando sui leggeri pendii, godendo della vista e dei profumi inebrianti in tutte le stagioni, tra le vigne di Sangiovese, ci si perde nella natura.
La Collina dei Poeti offre anche una serie di servizi, dalle degustazioni dei vini prodotti in azienda, fino al corso di cucina in cui provare a fare Tagliatelle, Piadina e Cassoni guidati dall’”Azdora”, la nonna e regina della cucina romagnola.
Informazioni costantemente aggiornate sugli eventi in città si possono trovare sul sito di Visit Rimini
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