Mentre in tutto il mondo si festeggia il grande cinema, con la giornata inaugurale del Festival di Venezia (qui la nostra guida ai film più attesi), a Roma continua a essere avvolta nel mistero la vicenda dell’incendio che, ormai l’8 giugno scorso, ha distrutto il celleraio B4 dell’archivio della Cineteca nazionale, in via Tuscolana. Le fiamme sono divampate verso le tre di notte, non lasciando scampo alle pellicole in nitrato di cellulosa, un materiale facilmente infiammabile, usato per la realizzazione delle bobine fino alla metà degli anni ’50. A oggi non sono state chiarite le cause dell’incendio e l’Istituto non ha fornito una lista ufficiale dei film persi ma dovrebbero esserne circa 500, molti dei quali rari e storici, difficilmente reperibili. Tra i materiali distrutti, infatti, anche diversi negativi, cioè le bobine originali da cui è possibile ottenere le copie.
Per il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Marco Grimaldi, che ha presentato un’interrogazione parlamentare, si tratta di copie uniche. L’interrogazione è stata presentata il 31 luglio al ministro della cultura Gennaro Sangiuliano ma non ha ancora ottenuto risposta. Sulle pagine del quotidiano La Repubblica è stata Concita De Gregorio a chiedere al presidente del Centro, Sergio Castellitto, di diffondere l’elenco dei film perduti. Anche in questo caso, non è arrivato alcun chiarimento. La vicenda assume connotati ancora più oscuri considerando che, come riportato da diverse fonti, il comunicato stampa riferito all’incendio, pubblicato il 12 giugno sul sito dell’istituzione, è stato poi cancellato. Nessun riferimento nemmeno sui canali social che invece, per il resto, sono attivissimi e aggiornati.
Come riportato da Il Manifesto, tra le pellicole bruciate, alcuni titoli di Mario Almirante, come Donne alla fonte o Fantasie di bambole, degli anni ’30, del quale non è certo se esistano copie. «Tra i titoli bruciati anche un film di cui riconosceva il valore la stessa Cineteca in una nota del 2012, La leggenda dell’Edelweiss di Romolo Bacchini (Salf Film, Roma, 1922?)», specifica Il Manifesto.
«Io ho un elenco che ho avuto informalmente dal curatore del CSC in risposta ad una mail mia e della collega Francesca Ghirra», ha dichiarato Grimaldi in una intervista. «Di certo sono andate perdute copie d’epoca “imbibite”, cioè con le colorazioni artigianali d’epoca che le rendono di fatto pezzi unici. Sono bruciati materiali depositati da privati che vedono così messa in forse la fiducia nella capacità dello Stato di garantire la conservazione accurata dei loro archivi. In particolare è bruciato, ad esempio, Quel bandito sono io, un raro film di Mario Soldati tratto da una commedia di Peppino De Filippo che apparteneva alla Lux/Cristaldi». Secondo Grimaldi, sarebbe perduto anche il materiale del fondo Cines di Ripley’s Film, «Forse il più importante deposito archivistico privato presso la Cineteca Nazionale, con materiali fondamentali per la storia del cinema italiano dal sonoro agli anni ‘50 e il cui eventuale trasferimento ad altri archivi se venissero a mancare le condizioni di fiducia dei depositanti, segnerebbe un notevole ridimensionamento della centralità della Cineteca Nazionale nel sistema archivistico italiano».
La Cineteca Nazionale ha in archivio 80mila pellicole, 600mila fotografie e 50mila manifesti. L’archivio filmico è ospitato nella sede del Centro sperimentale di cinematografia di Roma, in via Tuscolana 1524, e nella sede distaccata di Ivrea, che ospita l’Archivio Nazionale del Cinema d’Impresa. Il patrimonio consiste in circa 45mila film, tra cui tutte le produzioni del Centro sperimentale di cinematografia. Oltre ai film italiani la Cineteca custodisce migliaia di film stranieri.
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