A seguito della furia distruttrice dell’Isis, che nel 2015 demolì gran parte dei monumenti di Palmira, Russia e Siria hanno firmato un memorandum per la restaurazione della città. Nel 2016 la Siria riuscì a riconquistare la città di Palmira e sottrarla al dominio dell’ISIS. Tuttavia, a distanza di anni, non si era ancora trovato un accordo per ricostruire l’enorme patrimonio culturale andato distrutto durante la guerra civile siriana. Alcune settimane fa, la Russia ha espresso la volontà di aiutare la Siria, firmando così un memorandum per la ricostruzione del patrimonio culturale distrutto.
La distruzione di Palmira è stata, a livello umano, storico e culturale, un dramma di enorme portata ma, fortunatamente, ancor prima di questo accordo tra Russia e Siria, brillanti personalità hanno cercato di salvaguardarla e di portarne la memoria. Khaled Assas, direttore del sito archeologico di Palmira per oltre mezzo secolo, ricostruì anni e anni di civiltà grazie al suo lavoro, nutrito da un devoto amore per la sua città. All’arrivo dell’Isis nascose e custodì in gran segreto i tesori più preziosi del sito. Dopo un mese di prigionia, sottoposto a ogni genere di tortura, venne pubblicamente giustiziato per non aver consegnato quei manufatti di valore inestimabile, che sarebbero stati utilizzati per finanziare una guerra senza nome.
C’è chi invece, in un raccoglimento doloroso, mette al centro del proprio lavoro gli ultimi vent’anni di tragedie del Medio Oriente. È il caso di Michael Rakowitz: preziosa voce narrante di un ricco e complesso lavoro di testimonianza che, nel corso degli anni e proprio grazie al suo lavoro di artista, egli sta compiendo. Doveroso segnalare il toro alato del 2018, opera realizzata in memoria del monumento distrutto dall’ISIS a Mosul, e la mostra “Imperfect Binding”, visibile al Castello di Rivoli fino al gennaio 2020.
Quello del 25 novembre sembra quindi un vero e proprio accordo che concretizza le prospettive di ricostruzione della città di Palmira, questione alla quale l’UNESCO e tutti gli operatori culturali del Medio Oriente lavorano da tempo. Il direttore dell’Hermitage di San Pietroburgo, Mikhail Petrovsky, ha così annunciato la firma di un protocollo d’intesa con Mahmoud Hammoud, capo della Direzione generale delle antichità e dei musei della Siria, al fine di restaurare alcuni dei siti storici di Palmira e di Damasco, distrutti dai sistematici attacchi dell’ISIS.
La Russia, nell’aprile del 2016, aveva già presentato al consiglio direttivo dell’UNESCO una proposta per partecipare ai lavori di restauro e tutela del sito archeologico siriano. Agli occhi di qualcuno, questo pressante interesse da parte dei sovietici, sembrerebbe voler riaffermare l’indigesta influenza che ancora oggi la Russia esercita sulla Siria. Tuttavia, nonostante l’Hermitage ottenga con questo memorandum privilegi esclusivi nel ripristino del patrimonio di Palmira devastato dall’ISIS, sembra essersi dichiarato aperto ad accogliere esperti siriani di restauro al fine di discutere opinioni e conoscenze.
Ecco dunque affermata ancora una volta, al di là degli sterili influssi politici, una volontà di lavoro condiviso al fine di mantenere vivi i frammenti di una cultura appartenente all’intera umanità al di là della loro fisica distruzione.
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