Un significativo passo in avanti, sulla strada della diplomazia culturale: «L’Ermitage ha raggiunto un accordo con il Ministero della Cultura russo secondo il quale la richiesta di un ritiro immediato delle opere da noi prestate viene attenuata». Scrive così Michail Piotrovsky, Direttore Generale del Museo Ermitage, in una dichiarazione riportata dalla Fondazione Ermitage Italia (che abbiamo provato a contattare – senza successo – per avere un chiarimento in merito). Dopo il clima teso dei giorni scorsi, a seguito della richiesta di restituzione anticipata delle opere appartenenti alle collezioni pubbliche della Russia in prestito nei nostri musei per mostre temporanee, sono parole che fanno ben sperare, auspicando una distensione nei rapporti tra la Russia e l’Italia e non solo.
«Da molti giorni ci stiamo occupando con i curatori ed i protagonisti della vita culturale del Museo Ermitage dei prestiti effettuati dal Museo russo ad Enti e Istituzioni del nostro Paese», ha spiegato Maurizio Cecconi, Segretario Generale di Ermitage Italia. «Questo alla luce della richiesta ultimativa del Ministero della Cultura della Russia di riavere subito le opere di ritorno in patria. Oggi dopo diversi contatti ed interlocuzioni possiamo dire di aver ottenuto un primo e significativo risultato», ha continuato Cecconi.
«I dipinti di Tiziano e Picasso continuano a rimanere quindi appesi alle pareti dei musei per diverse settimane», continua Piotrovsky, facendo riferimento, nello specifico, a “Giovane donna con cappello piumato” di Tiziano e “Giovane donna con vecchio di profilo”, di Giovanni Cariani, esposte a Palazzo Reale per la mostra “Tiziano e l’immagine della donna nel Cinquecento veneziano, e a “Giovane donna” di Pablo Picasso, finora mai esposta in Italia e al centro della mostra in programma alla Fondazione Fendi di Roma.
«Lo stesso vale anche per le opere dell’Ermitage che fanno parte della mostra “Grand Tour” che, previo accordo con gli organizzatori, saranno ritirate immediatamente alla chiusura ufficiale», chiarisce Piotrovsky, citando questa volta l’esposizione “Grand Tour. Sogno d’Italia da Venezia a Pompei”, nelle sede di Gallerie d’Italia in Piazza della Scala a Milano.
«Dispiace molto che le relazioni culturali tra i nostri Paesi siano crollate in un tale “buio”. Se ne può uscire solo se conserviamo l’atmosfera di buona volontà e benevolenza. Ripetiamo sempre che i ponti della cultura si fanno saltare in aria per ultimi. Ora è venuto il tempo di proteggerli. E cercheremo di mostrare come si fa», prosegue il direttore dell’Ermitage, facendo eco a quanto spiegatoci, qualche giorno fa, dal Direttore di Palazzo Reale di Milano, Domenico Piraina, in questa nostra intervista: «Non ci opponiamo alla restituzione ma l’arte è universale e la cultura ricucirà lo strappo». «Dobbiamo metterci chiaramente d’accordo su quando e soprattutto in che modo le opere torneranno all’Ermitage», prosegue Piotrovsky.
«Teniamo informato il Centro Ermitage Italia, anche se le sue attività operative sono state sospese, ed i nostri partner italiani. Spero che l’Italia possa contribuire a creare un nuovo meccanismo di interazione tra le istituzioni culturali vista una lunga tradizione nazionale di amore e rispetto alla cultura, all’arte e ai musei. L’odierna situazione museale deve mostrare un modo di risolvere problemi seri in un mondo molto complicato per non diventare uno strumento di lotta politica. Abbiamo bisogno di nuovi approcci e accordi senza un ritorno alla retorica della Guerra Fredda», conclude Piotrovsky.
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