La 72esima edizione della kermesse di punta della televisione italiana è stata fortemente segnata dal giuoco del Fantasanremo. Quest’anno i cantanti preferiscono essere dei meme piuttosto che ambire al podio del Festival e noi non potevamo sperare in niente di meglio. We’re here for the show.
Lo stesso Ama si presta a siparietti improbabili, come urlare “Papalina” e fare flessioni sul palco, eppur fa share.
Il Festival dovrebbe essere basato sugli artisti, di cui tuttavia personalità e talento si riescono a intravedere appena, nascosti sotto chili di trucco, botox, ritocchini posticci da cui non si salva veramente nessuno. E, in questa corsa all’autodeterminazione, finiscono inevitabilmente tutti con l’assomigliarsi un po’.
Michael Bravi:
Elisa:
Tananai:
Lo stesso Tananai che osa parlare di sesso come un AIELLO qualsiasi, senza tuttavia replicare i picchi di intensità raggiunti dall’esibizione dell’anno scorso. Poco male, il pezzo risuonerà comunque a tutto volume quest’estate sui lidi di Sabaudia, where italiano medio be like:
La serata delle cover di due anni fa ci ha regalato l’eclatante abbandono del palco di Bugo, con Morgan che lo accusava di aver «Violentato Sergio Endrigo». Purtroppo Endrigo anche quest’anno è stato, suo malgrado, coverizzato. E, nostro malgrado, nessuno ha abbandonato il palco (sebbene Irama si sia trovato a rincorrere un Grignani furioso in platea).
A guardarli insieme sembrano Marty McFly di Ritorno al Futuro e prevediamo che l’evoluzione finale sia la fase “Zucchero Fornaciari”. Comunque la loro esibizione è stata la più stupefacente della serata, senza ombra di dubbio.
Tra una musichetta e l’altra, un cenno necessario anche agli sponsor che hanno accompagnato il Festival quest’anno. Grandi compagnie energetiche responsabili dell’inquinamento globale (no, non è un riferimento al Jova Beach Party ma a quello ci arriviamo tra poco), demolite da un formidabile Cosmo che urla «Stop greenwashing!» durante l’esibizione. L’intermezzo delle pubblicità con un mega endorsement a Sua Santità ospite a Che Tempo Che Fa, che aspira a una carriera sul piccolo schermo dopo essere stato protagonista di una serie Netflix. E ancora, la Regione Liguria che a quanto pare non dispone di testimonial validi dato che si sono rivolti a Elisabetta Canalis.
Bisogna riconoscere che su quel palco si alternano fluidamente peccatori e accorate richieste di redenzione, perché mamma Rai prima ci ferisce, poi ci mette la pezza.
Per una Iva Zanicchi, compare una Drusilla Foer.
E proprio a Iva Zanicchi avremmo ancora molte altre cose da perdonare, tra cui l’amicizia con Shilviu! e l’elezione al “parlamanto” europeo. Tuttavia se arriva a 82 anni a urlare – intonata – «Voglio amarti, voglio amarti, VOGLIO AMARTI!», allora, forse forse, la destra ti fa bella.
Per un Fiorello, compare poi un Giovanni Truppi con indosso il cuore anarchico che canta con Capossela e Pagani “Nella mia ora di libertà ”.
A proposito, anche stavolta Capossela se ne va senza spiegare “Che coss’è l’amor”, e noi ci siamo stancati di chiederlo al vento.
Per un Checco Zalone, compare un Achille Lauro che chiede scusa per la mascolinitĂ tossica.
E non finisce qui. I grandi temi che tengono sempre banco non potevano mancare.
Spicca, purtroppo in negativo, quello dell’attrice non disabile che parla della grande lezione di vita che le hanno dato le consulenti cieche, giusto per perpetrare la solita narrazione che descrive i disabili ridotti a cornice e non a protagonisti.
E ancora, si fa ricordare Jovanotti che parla di San Francesco e Dante e che ci fa sentire delle “perzone meglio”. Soprattutto se condisce quest’insalata con un marchettone dei Jova Beach Party, i suoi concerti in spiaggia tenuti in tutta Italia che pochi anni fa hanno contribuito alla distruzione di interi ecosistemi nonché all’estinzione di specie animali, il tutto per «Far vincere la musica!».
Insomma, la spalla di stasera di Ama è stato il Jova, dato che Fiorello si presenta sempre come ci stesse facendo un favore.
Sanremo si dimostra ancora una volta un festival progressista abbattendo la teoria gender. Basta maschi e femmine, i nuovi generi sono identificati in «Amadeus ti da i fiori» e «Amadeus non ti da i fiori».
Quanto alla finalissima… prevediamo che la classifica, anche in vista dell’imminente Eurovision, si comporterà così:
In conlusione, Sanremo termina ma non c’è da essere tristi, perché, in fondo, in Italia, è Sanremo tutto l’anno.
Che la pace sociale sia con voi.
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