Categorie: Attualità

Scoperta nell’Università di Pisa un’opera inedita di Giacomo Balla

di - 11 Gennaio 2020

Un’opera inedita di Giacomo Balla è stata ritrovata a Pisa ma, come spesso succede in questi casi, era sotto gli occhi di tutti. Il dipinto di Balla infatti si trovava nell’ufficio del preside della Scuola di Ingegneria dell’Università di Pisa. Si tratta del ritratto di Antonio Pacinotti, scienziato, docente universitario e inventore della dinamo, firmato dal Maestro del Futurismo ma senza data. Una prima analisi stilistica lascerebbe pensare che potrebbe risalire agli anni ’30, un periodo di massima gloria per Balla che, dissociatosi dal Futurismo e dalle correnti astrattiste, diventò l’artista ufficiale del fascismo, ritornando a un tipo di figurazione più tradizionale.

L’opera non era mai stata pubblicata o esibita in mostra e, inoltre, non è un ritratto dal vero ma una riproduzione di una fotografia del 1911, inclusa in un opuscolo celebrativo. Presentata alla stampa ieri, 10 gennaio, sarà esposta a Palazzo Blu di Pisa per la prima volta, fino al 9 febbraio, in concomitanza con la chiusura della mostra dedicata al Futurismo e ospitata nella stessa sede.

Chi è Antonio Pacinotti, il personaggio ritratto nell’opera di Balla

Antonio Pacinotti nacque il 17 giugno 1841 a Pisa, dove morì il 25 marzo 1912. A soli 15 anni fu ammesso a frequentare il corso di matematica all’Università, fu allievo di Carlo Matteucci e si laureò in matematica a con Riccardo Felici. Prese parte alla seconda guerra di indipendenza come Sergente volontario a Goito e nel 1862 fu assistente dell’astronomo Giovanni Battista Donati. In questo periodo scoprì una cometa, nota come 1862 III Swift-Tuttle, avendo sviluppato nuovi metodi di calcolo astronomico. Dal 1864 fu professore all’istituto tecnico di Bologna, nel 1873 insegnò fisica nell’Università di Cagliari e dal 1881 prese la cattedra di Fisica Tecnologica dell’Università di Pisa.

L’attività di Pacinotti si svolse anche in altri campi, dalla termologia, alla meccanica agraria e vinificazione, arrivando ad affrontare le questioni della fisica e in particolare dell’elettrologia. Nel 1858 la prima intuizione dell’anello, chiamato in seguito anello di Pacinotti, che diventerà la base per la realizzazione della dinamo. Già il 10 gennaio 1859 riuscì a costruire un generatore dinamo-elettrico di corrente continua sperimentale. Ma il dispositivo di Pacinotti rimase solo un prototipo di dinamo, poiché lo scienziato, preso dagli studi, non si curò di brevettarlo. Cosa che invece fece Zénobe-Théophile Gramme, capofficina delle officine Fremont, che si appropriò dell’invenzione di Pacinotti, che aveva conosciuto proprio per aiutarlo nello sviluppo del dispositivo.

Nell’opera di Balla riscoperta a Pisa, Pacinotti è ritratto in età avanzata e intento al lavoro, seduto alla sua scrivania nel Gabinetto di Fisica tecnologica, di cui fu direttore. Molti gli elementi presenti sulla scena, come diverse macchine utilizzate per dimostrazioni ed esperimenti, tra le quali un modello della sua dinamo, che sono state esposte a Palazzo Blu, insieme al dipinto.

Ipotesi di committenza

Ad avanzare una ipotesi di committenza, è stata Elena Gigli, direttrice dell’Archivio Balla, che vide l’opera nell’ufficio dell’Università di Pisa già nel 1999. Gigli propone un collegamento fra Giulio Battistini, fisico e ingegnere, docente all’università di Pisa, e Filippo Tommaso Marinetti che, assieme a Enrico Fermi, Pietro Mascagni e Guglielmo Marconi, nel 1934, partecipò alle celebrazioni pacinottiane nel teatro Verdi di Pisa. In vista di quell’evento, attraverso Marinetti, Battistini potrebbe aver commissionato a Balla, in quel periodo a Roma, il ritratto di Pacinotti.

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