Sei persone sono state arrestate in Francia per il furto dell’opera di Banksy ritrovata poche settimane fa in Abruzzo. Si tratta della porta dell’uscita di sicurezza del Bataclan, il locale di Parigi tra i luoghi colpiti dagli attentati terroristici del 2015, sulla quale il misterioso street artist aveva realizzato uno dei suoi stencil in omaggio alle vittime.
Gli arresti, avvenuti il 23 giugno, stati effettuati dalla polizia di Parigi, nei dipartimenti dell’Isère, dell’Alta Savoia, del Var, del Rodano e del Puy-de-Dôme. L’identità dei fermati non è stata rivelata ma la polizia ha specificato che solo su sue persone ricade l’accusa di aver organizzato e messo in atto il furto, mentre per gli altri quattro, l’ipotesi di reato è l’occultamento di refurtiva.
Realizzata nel giugno del 2018, nel corso di un soggiorno di Banksy nella Capitale francese durante il quale lo street artist disseminò anche diverse altre opere, la porta del Bataclan con l’opera di Banksy era stata trafugata il 26 gennaio 2019 da un gruppo di persone con i volti nascosti, ripresi anche dalle telecamere di sicurezza, con l’ausilio di una smerigliatrice angolare. Il furto destò molto scalpore, anche per l’oltraggio al messaggio di commemorazione.
La notizia del furto fu data dallo stesso Bataclan, con un post su Twitter in cui si manifestavano, oltre all’indignazione per l’atto compiuto, anche le motivazioni che avevano portato a non mettere al sicuro l’opera di Banksy: «L’artista ha offerto questa opera sulla porta dell’uscita di sicurezza del Bataclan in uno slancio di omaggio e di sostegno. L’essenza stessa dell’arte urbana è di dare vita a un’opera d’arte in un ambiente particolare e siamo convinti che questa opera aveva un senso solo in questo posto. È per questa ragione che avevamo deciso di lasciarla, libera, nella strada, accessibile a tutti».
L’opera era stata ritrovata ai primi di giugno, in un casale di Sant’Omero in Abruzzo, dai carabinieri della compagnia di Alba Adriatica, al termine di indagini condotte dalla Procura dell’Aquila. Il procuratore capo dell’Aquila, Michele Renzo, aveva spiegato che l’opera d’arte era stata ritrovata durante una perquisizione ordinata dalla Procura «a seguito di indagini condotte dalla Procura in collaborazione con gli organi di polizia e con la magistratura francese».
Intanto, oltre alle opere ritrovate, in Italia continuano a proliferare anche le mostre. A Palazzo dei Diamanti di Ferrara, ha aperto da diverse settimane “Un artista chiamato Banksy”, mentre dopo l’estate, dall’8 settembre 2020 all’11 aprile 2021, al Chiostro del Bramante di Roma, aprirà “Banksy A Visual Protest”, già annunciata per la primavera 2020 ma posticipata per l’emergenza Covid-19.
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