Continua ad aggravarsi il bilancio del fortissimo terremoto di magnitudo 7.9 che, nella notte del 6 febbraio 2023, ha colpito una vasta area al confine tra Siria e Turchia, devastando intere città e centri abitati. Il terremoto ha scosso la terra per più di 2 minuti e circa 9 ore dopo l’evento principale un altro terremoto di magnitudo 7.5 ha colpito nuovamente, seguito da almeno 120 scosse di assestamento. Al momento, le vittime sarebbero intorno alle 5mila ma, secondo quanto dichiarato dall’OMS, il conteggio finale potrebbe superare i 20mila decessi.
Secondo le stime del governo turco, sono andati distrutti oltre 3mila edifici in tutto il Paese, compresi siti storici e di interesse culturale. Impressionanti e crude sono state le immagini del crollo di una parte del Castello di Gaziantep, imponente fortezza in pietra risalente al II secolo d.C., inclusa nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO e attualmente sede di un museo. Vaste sezioni del muro di cinta si sono incrinate, riversando le macerie sulla strada circostante. Vicino al Castello, che si trova nel quartiere antico della popolosa città della Turchia meridionale, anche la Moschea Şirvani, una delle più antiche della città, è stata seriamente danneggiata, con la cupola e il muro orientale che sono crollati. Più a nord, a Malatya, capoluogo della provincia omonima, nell’Anatolia Orientale, a riportare seri danni anche la Moschea Yeni, del XIX secolo. Quasi totalmente distrutta la Chiesa dell’Annunciazione di Iskenderun, cattedrale cattolica risalente al XIX secolo.
In Siria, nella provincia di Hama, è stato colpito il Castello di Margat, una delle fortezze crociate siriane meglio conservate, situata sulla vetta di un antico vulcano, a pochi chilometri dalla cittadina portuale di Baniyas. Nella provincia di Tartus, parte di una rupe rocciosa è crollata nelle vicinanze del castello di Qadmus. Secondo quanto riferito dall’ente per le antichità siriane, squadre di esperti stanno valutando la presenza di eventuali danni all’antica città di Palmyra.
Aleppo, la seconda città più grande della Siria e una delle più antiche del mondo, già duramente coinvolta nella guerra civile siriana, è stata devastata dal terremoto. Al momento, sarebbero decedute almeno 1400 persone ma le stime continueranno a salire. Anche qui sono ancora migliaia i dispersi sotto le macerie degli edifici, collassati immediatamente ma anche diverse ore dopo le scosse più forti. Semidistrutto il mulino della Cittadella antica che, delimitata da una cinta muraria, è stata inserita tra i patrimoni dell’umanità dall’UNESCO nel 1986. A subire i danni maggiori in questa zona di Aleppo, l’iconica porta della torre mamelucca e il minareto della moschea ayyubide.
Questo disastro peggiorerà le sofferenze dei siriani già alle prese con una grave crisi umanitaria. Già alle prese con infrastrutture sanitarie deboli, l’area ospita 1,8 milioni di sfollati in campi temporanei e 4,1 milioni di persone necessitano di immediata assistenza, resa ancora più urgente a causa delle temperature gelide. «Una nuova bomba tremenda, letale, sconosciuta che ha colpito tutto», ha dichiarato il vescovo caldeo di Aleppo, Antoine Audo.
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