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Un anno di arte e cultura: le notizie che hanno segnato il 2024
Attualità
Se il 2024 vi è sembrato interminabile, una ragione c’è: oltre alla consueta elasticità del tempo e alla sua percezione imprevedibile, il dato inconfutabile, sancito dal calendario, è che questo è stato un anno bisestile. Quel giorno in più, incastrato a febbraio, ha certamente lasciato il suo segno nel ciclo delle stagioni e negli eventi. Del resto, 366 è un numero che si presta alla divisione perfetta, un equilibrio sui due piatti della bilancia, simbolo di giustizia, sì, ma anche di divisione. In questo 2024 dove tragedia e farsa si sono alternate con una precisione da scrittura teatrale, non è certo mancato il movimento. Come avremmo potuto annoiarci? Tra guerre, devastazioni e attentati presidenziali, abbiamo assistito anche a una buona dose di melodrammi sentimentali, almeno dalla nostra prospettiva italiana. Un anno che, nel mondo dell’arte, abbiamo attraversato al ritmo della curiosità e del nostro lavoro in redazione. È giunto quindi il momento di tirare le somme.
Il Ministero della Cultura: dimissioni e nomine
Il 2024 non si è fatto mancare i colpi di scena, inaugurando già a febbraio con le dimissioni di Vittorio Sgarbi da Sottosegretario alla Cultura. Un coup de théâtre tutt’altro che imprevedibile: Sgarbi, si sa, è un po’ come la pistola di Čechov, destinata prima o poi a sparare. La sua rumorosa uscita di scena è stata innescata dallo scandalo del “caso Rutilio Manetti”, emerso grazie a varie testate giornalistiche e alla trasmissione Report, che accusava lo storico dell’arte di aver sottratto un quadro seicentesco.
Ma era solo una anticipazione di quello che sarebbe successo a settembre, durante gli ultimi giorni dell’estate. Delle sanguinose dimissioni di Gennaro Sangiuliano per causa di Maria Rosaria Boccia è stata scritta una lunghissima educazione sentimentale, da cui si potrebbe trarre una sceneggiatura wertmülleriana. Quindi arrivò la nomina fulminea di Alessandro Giuli, direttamente dall’incarico di Presidente del MAXXI che, a sua volta, veniva preso da Raffaella Docimo, la quale, per incompatibilità istituzionali e polemiche fioccate nell’immediato, lasciava poco dopo a Maria Emanuela Bruni.
I terremoti non si sono fermati qui. Ancora Report, con un’inchiesta sui fondi ministeriali, ha portato alle dimissioni di Francesco Spano da Capo di Gabinetto del Ministero della Cultura, incarico che deteneva da appena pochi giorni. Al suo posto è stata nominata Valentina Gemignani. A completare un anno di montagne russe, a novembre Sergio Castellitto ha lasciato la presidenza della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, chiudendo un capitolo turbolento che ha segnato la cultura italiana e ha sollevato seri dubbi sulla stabilità di condotta di questo dicastero sotto il Governo Meloni.
L’impatto della guerra a Gaza nel mondo dell’arte e della cultura
Il conflitto israelo-palestinese, da sempre una questione profondamente divisiva, ha riacceso il dibattito culturale nel 2024 con intensità senza precedenti, di cui non abbiamo smesso di monitorare i risvolti in ambito culturale. L’attentato di Hamas nell’ottobre 2023 e la conseguente reazione israeliana, caratterizzata da una violenza inaudita e drammatica, hanno spalancato il vaso di Pandora, facendo emergere fratture sempre più marcate.
A gennaio 2024, in Germania, migliaia di artisti e operatori culturali protestarono contro una controversa clausola sull’antisemitismo nei bandi pubblici per le arti. Questo provvedimento si inseriva in un contesto già reso incandescente dalla contestata edizione di Documenta 2022 a Kassel, accusata di propaganda filopalestinese.
Ad aprile, durante la 60ma Biennale d’Arte di Venezia, il Padiglione Israele dell’artista Ruth Patir, curato da Mira Lapidot e Tamar Margalit, rimase chiuso e sorvegliato dall’esercito italiano, un episodio che fece scalpore. Artiste e curatrici, dopo le proteste che ne avevano preceduto l’inaugurazione, dichiararono di non voler aprire il padiglione finche il fuoco non sarebbe cessato. Come è tristemente noto, il progetto non vide mai la luce. A maggio, in Francia, oltre 2mila figure del mondo culturale firmarono una lettera per difendere il Palais de Tokyo dalle accuse di promuovere propaganda woke e filopalestinese. La polemica si intensificò ad agosto, quando più di 700 personalità, tra cui Nan Goldin e Brian Eno, denunciarono la Royal Academy di Londra per aver censurato due opere pro Palestina all’interno di una mostra di giovani artisti.
A novembre, è stata ancora Nan Goldin a prendere la parola in prima persona: durante l’inaugurazione della sua mostra alla Neue Nationalgalerie di Berlino, ha definito pubblicamente la guerra a Gaza come «Un genocidio», confermando quanto il mondo dell’arte resti un aspro terreno di riflessione per i temi più drammatici del nostro tempo.
Le nomine della Biennale di Venezia e di Documenta
Si accennava alla difficile situazione di Documenta. Dopo un lungo periodo di turbolenze, tra dimissioni di massa, censure e ingerenze della politica, la manifestazione d’arte contemporanea quinquennale ha aperto un nuovo capitolo solo a dicembre 2024, con la nomina di Naomi Beckwith a direttrice dell’edizione del 2027. «Abbiamo gettato buone basi per il riallineamento di documenta. Con Naomi Beckwith al timone, possiamo guardare con entusiasmo al 2027», ha commentato il sindaco di Kassel, Sven Schoeller, sottolineando come la scelta della nuova direzione artistica possa rappresentare un passo decisivo verso il futuro. «Abbiamo trovato un equilibrio tra libertà artistica e protezione contro discriminazioni. L’arte ha il potere di unire, e questa è la base su cui costruiremo documenta 16», ha aggiunto Timon Gremmels, Ministro di Stato dell’Assia. Insomma, sulla manifestazione è rimasta alta l’attenzione della politica, ma dovremo aspettare tre anni per vedere se la resilienza della creatività contemporanea potrà superare la prova del campo.
Pochi giorni prima, a inizio dicembre, è stata annunciata anche la curatrice della prossima edizione della Biennale d’Arte di Venezia del 2026: si tratta della camerunense Koyo Kouoh. Contraddicendo quindi le aspettative di chi ipotizzava per la prossima Biennale Arte un curatore italiano dallo sguardo nazionale, il presidente Pietrangelo Buttafuoco ha puntato su una figura dalla prospettiva panafricana e internazionale, un’altra donna dopo Cecilia Alemani e il suo Latte dei Sogni del 2022. Ancora una donna, Guendalina Salimei, sarà la curatrice del Padiglione Italia alla Biennale d’Architettura di Venezia 2025 – la prima per questo incarico – diretta da Carlo Ratti.
Un’ottima edizione per Manifesta, questa volta a Barcellona
La 15ma edizione di Manifesta, la biennale itinerante d’arte contemporanea, ha trovato nella sua natura sfuggente e meno vincolata alle ingerenze politiche uno spazio di espressione straordinario. Svoltasi a Barcellona (lontano dal suo centro) dall’8 settembre al 24 novembre 2024, questa edizione ha segnato un punto di svolta, offrendo il programma più ambizioso della sua storia e accogliendo 291.336 visitatori.
Sotto la supervisione della direttrice Hedwig Fijen e della curatrice portoghese Filipa Oliveira, Manifesta 15 si è diffusa in 16 sedi distribuite tra 12 Comuni dell’area metropolitana di Barcellona, coinvolgendo 85 tra artisti e collettivi. «È davvero necessario lasciare una struttura fisica? Non sono sicura che sia indispensabile; credo piuttosto che ciò che conta sia creare un faro, che ispiri nuove destinazioni d’uso per edifici già esistenti», dichiarava Oliveira in una nostra intervista, sintetizzando la filosofia che ha guidato l’intera programmazione. Con questa visione, Manifesta si è confermata come un laboratorio culturale in movimento, capace di dialogare con i territori che attraversa e proporre nuovi modelli per l’interazione tra arte, spazi urbani e comunità locali.
Sotheby’s: dalla banana della discordia ad Abu Dhabi
Le case d’asta non smettono di far parlare di sé e il 2024 sarà sicuramente ricordato per le folie a deux di Sotheby’s. Da un lato, l’imprenditore Justin Sun ha sborsato 6,2 milioni di dollari per aggiungere un pezzo da maestro alla sua straordinaria collezione: Comedian di Maurizio Cattelan. La celebre banana, presentata per la prima volta dalla galleria Perrotin ad Art Basel Miami Beach nel 2019, è stata battuta da Sotheby’s New York il 20 novembre, superando di gran lunga la stima pre-asta di 1-1,5 milioni di dollari. Ma Sun non si è limitato a un semplice acquisto: per aggiungere sapore alla situazione, pochi giorni dopo ha mangiato l’opera, dimostrando anche il nobile intendo di evitare uno spreco di cibo, visto che le banane tendono ad annerire velocemente.
Dall’altro lato, il fondo sovrano ADQ di Abu Dhabi ha investito un miliardo di dollari per diventare azionista di minoranza di Sotheby’s, affiancando così il proprietario di maggioranza Patrick Drahi. «Questo è il più grande investimento nel settore dell’arte globale da molti anni e offre un posizionamento strategico forte in Medio Oriente», ha commentato Charles F. Stewart, CEO della casa d’asta fondata nel 1744 da un libraio londinese. Parole che sembrano voler mascherare i segnali di una crisi imminente, già oggetto di voci nei corridoi del mondo dell’arte e che si sono concretizzati nel recente licenziamento di 100 dipendenti dagli uffici di New York, tra personale amministrativo e specialisti di vari dipartimenti.
La mossa dell’Emirato va interpretata in una più ampia strategia d’area: anche l’Arabia Saudita vuole dire la sua nel mondo dell’arte. Il Regno di Salman parteciperà con 50 milioni di euro ai lavori di restauro del Centre Pompidou di Parigi ma nel Paese arabo l’equilibrio tra progressismo e controllo rimane precario.
La Grande Brera a Milano
A Milano l’anno si è chiuso con la realizzazione di un sogno atteso da oltre 50 anni: un polo museale delle arti, delle scienze e della formazione che guarda al futuro, con l’apertura di Palazzo Citterio. Acquistato negli anni Settanta dall’allora direttore Franco Russoli, il progetto di far culminare la visita braidense a Palazzo Citterio è stato un sogno lasciato per lungo tempo in stand-by. A prendere in mano le redini e a portare a compimento il progetto è stato Angelo Crespi, nominato direttore alla fine del 2023. L’ampliamento di Brera – che ora possiamo chiamare La Grande Brera – ha permesso di far confluire nella nuova sede le collezioni di fine Ottocento e Novecento, Jesi e Vitali, nelle sale del piano nobile, attraverso lavori di riqualificazione e riallestimento firmati da Mario Cucinella.
Oltre alla collezione permanente, però, si sono aperte nella nuova sede anche due mostre temporanee collegate al grande progetto di riapertura: da una parte La Grande Brera. Una comunità di arti e scienze, a cura di Luca Molinari, una narrazione inedita di Brera dal Duecento a oggi come laboratorio urbano e trasversale; dall’altra Mario Ceroli come protagonista di una retrospettiva, curata da Cesare Biasini Selvaggi, collocata negli spazi ipogei progettati alla fine degli anni ’80 da James Stirling.
Parigi capitale culturale
Il 2024 è stato senza dubbio l’anno di Parigi, consacrata o confermata come capitale culturale d’Europa. Simboli di questo prestigio non mancano, a cominciare dall’installazione dei cerchi olimpici sulla Tour Eiffel, emblema dello splendore internazionale della città.
Ma i segni sono ovunque: Art Basel Paris, che consolida la sua posizione come la fiera d’arte più influente al mondo nella maestosa cornice del Grand Palais rinnovato; i grandi cantieri per il restauro del Centre Pompidou, ormai alle porte; la tanto attesa riapertura di Notre Dame, simbolo universale di grandiosa bellezza. A tutto questo si aggiungono le centinaia di mostre di altissimo livello ospitate in musei e gallerie e il flusso costante di visitatori che le animano (qui un nostro report recente).
Parigi ha sempre avuto un pubblico d’arte ricettivo e un’allure estetica ricercata ma quest’anno si è percepita una voglia di partecipazione culturale pervasiva, totalizzante, coniugata a una capacità di intercettare i flussi economici post-Brexit e a un’attenta gestione delle risorse e dei lavori pubblici. Il risultato è stata un’offerta culturale di altissima qualità che, in un’epoca complessa come questa, risuona ancora più preziosa e vitale.