È innegabile, è sotto gli occhi di tutti. A causa della pandemia, le lavoratrici e i lavoratori dell’arte e del settore creativo hanno sofferto e stanno soffrendo più di altre categorie. È necessario prendere una posizione e agire in modo attivo. Passi, questi, intrapresi dall’associazione AWI – Art Workers Italia, nata il primo maggio 2020.
Con l’obiettivo di riformare il settore culturale, AWI opera per il riconoscimento del lavoro e la sua regolamentazione, per una più equa distribuzione delle risorse e per favorire l’accessibilità a fondi e opportunità. Non solo, l’associazione agisce in virtù di rendere il settore culturale più inclusivo, sostenibile e trasparente, combattendo le diverse forme di precariato e sfruttamento.
Nel dicembre 2020, è stato depositato lo “Statuto sociale dei lavoratori nel settore creativo, dello spettacolo e delle arti performative”, che aveva visto come primi firmatari il senatore Francesco Verducci e il deputato Matteo Orfini. Dopodiché, su iniziativa dei senatori Nencini, Cangini, De Lucia, Saponara, Laniece e Sbrollini il 10 marzo 2021 è stato presentato il Disegno di legge n.2127 chiamato “Disposizioni sul riconoscimento della figura professionale dell’artista e sul settore creativo”. Entrambe le proposte hanno provato ad avanzare una definizione dell’artista e dei lavoratori del settore cultura per valorizzarne il lavoro. Tuttavia, in nessuna delle proposte vi era un cenno della figura dell’artista visivo.
Un forte rumore, un fumo blu e il silenzio delle bandiere.
Ecco il richiamo di AWI. Prestate attenzione, grazie.
Venerdì 30 aprile AWI – Art Workers Italia ha presentato “Il lavoro dei sogni / Il sogno del lavoro” al Piccolo Teatro Aperto di Milano, un programma di incontri e discussioni riguardanti il lavoro nell’arte contemporanea. L’obiettivo? Fare luce sul settore e sui bisogni di lavoratrici e lavoratori dopo un anno di chiusura di musei e luoghi della cultura. Una necessità, questa, che fa luce sulla vulnerabilità e la fragilità di un comparto già caratterizzato dall’assenza strutturale di regolamentazione, riconoscimento e tutele.
A un anno dalla presentazione del suo manifesto, scandito da diversi momenti di partecipazione e mobilitazione online e offline, AWI ha organizzato un momento di dialogo aperto dedicato al riconoscimento del lavoro nell’arte contemporanea.
In mattinata, si è tenuto un incontro di sensibilizzazione sulle professioni culturali moderato dalla giornalista e conduttrice del quotidiano culturale di Radio Popolare Ira Rubini. Con lei, un gruppo di artiste e artisti, curatrici e curatori, allestitrici e allestitori, art writer, dipendenti di musei e istituzioni di base a Milano hanno raccontato il loro lavoro evidenziando la costante difficoltà nel ricevere riconoscimento civile, giuridico e fiscale.
Dalle 12 alle 14 si è tenuta l’Assemblea nazionale indetta da AWI per dibattere sulle rivendicazioni che l’associazione ha presentato al Ministero della Cultura e al ministro Dario Franceschini in merito ai mancati ristori per il settore, all’utilizzo delle risorse del Recovery Fund e al riconoscimento professionale di lavoratrici e lavoratori.
Durante l’assemblea, vi è stata la divulgazione di un’importante lettera spedita al MiC, nella quale AWI ha chiesto la definizione di agevolazioni, incentivi e strumenti di sostentamento congrui con la gravità della situazione emergenziale per i lavoratori e le lavoratrici dell’arte contemporanea. Inoltre, l’associazione ha chiesto di potenziare le risorse pubbliche dedicate all’arte contemporanea, anche mediante l’utilizzo del Recovery Fund. Ultimo ma non per importanza, AWI ha chiesto che si lavori ad un sistema di sgravi fiscali e incentivi che possano incoraggiare il mecenatismo privato e il collezionismo, innanzitutto mediante l’Art Bonus.
Dopo la lettura, sono stati enunciati una serie di desolanti dati ricavati dall’indagine di settore realizzata dall’associazione in collaborazione con ACTA in Rete e presentate le proposte di modifica del DDL S.2127 – Disposizioni sul riconoscimento della figura professionale dell’artista e sul settore creativo. Le proposte di modifica sono state orientate all’inclusione dell’artista visivo e delle professioni ad esso correlate. Ad esempio, all’Art.2 è stato aggiunto a fianco alla parola “artista” la specifica “di professione” per sottolineare lo status professionale.
Alle 15, infine, vi è stata la consegna della proposta di Riforma del Welfare e Lavoro dello Spettacolo, redatta dal Coordinamento Spettacolo Lombardia.
All’assemblea hanno preso parte, inoltre, anche il senatore Roberto Rampi, il dottor commercialista Franco Broccardi, l’esperta di diritto dell’arte Alessandra Donati e il direttore Cultura del Comune di Milano Marco Minoja.
Gli obiettivi di AWI si riassumono in “quattro R”: riconoscimento delle specificità delle professioni che operano nell’arte contemporanea; la regolamentazione dei rapporti di lavoro; la redistribuzione delle risorse e, infine, la riforma delle logiche del settore.
Come AWI vuole raggiungere tutto questo? Mediante tre sfere di intervento: la pressione politica, l’elaborazione di proposte legislative e la sensibilizzazione.
Il lavoro di AWI rappresenta una grande rinascita, unita alla capacità di lavorare in modo inclusivo e propositivo. Un atto politico studiato, un segnale importante di cui abbiamo bisogno.
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