Jaime Botín, miliardario spagnolo, banchiere, ex vicepresidente della Banca Santander – banca fondata dalla sua famiglia – e presidente di Bankinter, è stato condannato a 18 mesi di prigione per aver tentato di contrabbandare una celebre opera di Pablo Picasso al di fuori della Spagna. Botín dovrà pagare anche una maxi multa di 52,4 milioni di euro. Una bella cifra, anche considerando che il suo patrimonio personale, secondo Forbes, ammonta a un miliardo e mezzo di euro. Il dipinto è stato posto sotto sequestro e la sua proprietà è stata trasferita allo Stato.
L’opera di Picasso che Botín aveva tentato di portare illegalmente al di fuori della giurisdizione spagnola, è un Ritratto di giovane donna del 1906, valutato intorno ai 26 milioni di euro. Venne acquistata dal miliardario nel 1977 e fa parte del Periodo Rosa, quando Picasso, prima di approdare definitivamente al Cubismo, smise di usare il blu, considerandolo troppo freddo, e iniziò a schiarire la sua tavolozza, per dipingere soggetti meno tormentati e decadenti, come ballerine, acrobati e, appunto, bambini. Nel 2018, un’altra opera del Periodo Rosa di Picasso è stata venduta all’asta per la cifra record di 115 milioni di dollari.
Insomma, quando si dice che le leggi spagnole sulla protezione del patrimonio culturale siano tra le più severe in Europa non ci si discosta molto dalla verità. Praticamente qualunque opera che abbia più di 100 anni viene considerata di interesse nazionale e, quindi, per l’esportazione, è necessario ottenere prima tutti i necessari permessi. Le autorità spagnole avevano sotto controllo già da tempo l’attività di Botin, avendone intuito l’intenzione di vendere l’opera.
Il Tribunale di Madrid, infatti, ha spiegato nella sentenza che Botín era stato informato già nel 2012, del fatto che ci sarebbe stato bisogno di un permesso ufficiale per vendere il dipinto, on occasione di un’asta da Christie’s, a Londra. Nelle mail interne della casa d’asta, inoltre, il dipinto era stato classificato come uno dei pezzi più interessanti da mettere nell’asta del febbraio 2013. Ma non se ne fece nulla, visto che il permesso di esportazione venne negato. Eppure, nonostante l’avvertimento, secondo la corte, Botín ha dapprima portò il dipinto a Valencia, quindi ordinò al capitano del suo yacht, una goletta a tre alberi, di nasconderlo alle autorità. L’opera venne ritrovata nel 2015, dai funzionari doganali della Corsica, dove la nave era ormeggiata. Colto con le mani nel sacco – anzi, con l’opera nello yacht –, Botín aveva dichiarato di star portando l’opera in Svizzera per motivi di sicurezza.
Ora Botín ha dieci giorni per impugnare la decisione ma, comunque, è altamente improbabile che vada in prigione, sia a causa della sua età, visto che ha 83 anni, sia perché non ha precedenti.
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