14 marzo 2020

Un video di Ai Weiwei sul Coronavirus fa infuriare gli italiani. Ancora

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Dopo l’infelice uscita sul Coronavirus diffuso come la pasta, Ai Weiwei torna a parlare. Ma gli animi degli italiani sono rimasti scottati e abbondano le critiche

Dopo la sparata del Coronavirus creato dai cinesi e diffuso nel mondo dagli italiani, «come la pasta», magari un periodo di di ritiro spirituale avrebbe fatto bene ad Ai Weiwei. Ecco, approfittare di questa situazione per prendersi un attimo di riflessione. E magari starsene a casa a pensare, senza bisogno di continuare a presenziare via web, lanciando messaggi che, più che accorati o pungenti, hanno il sapore di un minestrone di buoni sentimenti lanciato così, un po’ a caso, in un clima a dir poco teso.

Nel video pubblicato dal profilo Instagram di Palazzo Strozzi con l’hashtag #inAscolto, infatti, Ai Weiwei invita gli italiani a «stare a casa», ma «stando uniti». Aggiungendo che la vita è piena di cose inaspettate e che non è ancora chiaro come questo virus e questa situazione potranno evolvere. Insomma, niente di nuovo sotto il sole. E, ovviamente, in pochissimi minuti sono fioccati commenti a dir poco piccati sulle parole dell’artista. A dimostrazione che la storia della pasta ha scottato in molti.

A prescindere dalle parole di Ai Weiwei, di queste ore e giorni complicati tutto si potrà dire tranne che – a parte qualche caso sporadico – l’Italia non stia facendo la propria parte, stando in quarantena e rispettando le regole per evitare la diffusione del Coronavirus. Eludendo la sventura nel modo che le è più congeniale, inventando veri e propri happening collettivi, dai flash mob nei palazzi delle periferie romane, dove ieri è risuonato Antonello Venditti con Grazie Roma a tutto volume, agli applausi ai medici dai balconi, oggi a mezzogiorno, che hanno scaldato interi quartieri di città desertificate come Milano. In quanto a resilienza e a reimmaginare la capacità catartica del teatro nella vita quotidiana, l’Italia e gli italiani non saranno mai secondi a nessuno. E stavolta dei “saggi consigli” di Ai Weiwei possiamo farne proprio a meno.

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