L’artista e illustratrice Anastasia Bengoechea sta suscitando grande scalpore in Spagna, a causa di una sua performance femminista al Museo Del Prado. Bengoechea ha condiviso sul suo profilo Instagram una serie di fotografie che la ritraggono al fianco di alcuni famosissimi soggetti femminili, dipinti dai grandi Maestri della storia dell’arte, come la Cleopatra di Guido Reni e la Marianna d’Asburgo di Juan Carreño de Miranda. A ognuno dei due capolavori, l’artista spagnola ha associato un manifesto che riporta, rispettivamente, le scritte Ni putas e Ni santas, in riferimento al modo di dire che continua con Solo mujer, diventato uno slogan molto usato dai movimenti femministi ispanici.
In pochi giorni, le fotografie di Anastasia Bengoechea al Prado hanno ottenuto decine di migliaia di condivisioni e commenti, le immagini sono diventate dei meme e #cleopatra è entrato nella top ten degli argomenti di tendenza in Spagna. Potenza della rete. «Sono un po’ sorpresa della viralità delle immagini. Essere dichiaratamente e fortemente critica è l’essenza del mio lavoro», ha dichiarato ad Artnet Anastasia Bengoechea che, con il brand Desigual, partecipò anche a una campagna di sensibilizzazione sul tema dell’identità femminile, con l’hashtag #ShareThePower.
Guido Reni dipinse diverse versioni del suicidio di Cleopatra, una si trova a Palazzo Pitti e quella del Prado risale al 1640. La composizione è tipicamente barocca e la manipolazione della luce rivela la conoscenza delle tecniche di chiaroscuro introdotte da Caravaggio e dai caravaggisti. La regina d’Egitto è colta nel momento più tragico, con il seno nudo attaccato dal morso dell’aspide, in una drammatica presentazione della sofferenza e del lutto. Nel suo trattato del 1678 sulla pittura della scuola di Bologna, Carlo Cesare Malvasia racconta che per Lucrezia, Cleopatra e altri soggetti simili, Reni usò come modelle le Contesse Bianchi e Barbacci.
Molto diversa è l’impostazione del ritratto della Regina Marianna d’Austria che, dopo la morte del marito Filippo IV, nel 1665, assunse la reggenza. Juan Carreño de Miranda, ritrattista ufficiale della famiglia reale spagnola e della corte, la raffigurò in una posa austera, ipostasi delle responsabilità governative, severamente seduta nella Sala degli Specchi dell’Alcazar di Madrid.
La manifestazione di Anastasia Bengoechea si riferisce alle modalità stereotipate con le quali le donne sono state oggetto di rappresentazione nel corso della storia. Alcuni hanno criticato la scelta delle opere, sostenendo che Cleopatra non era una putas, come Mariana non era una santas ma per Bengoechea non è questo il punto. «Quello che mi fa davvero piacere è l’attenzione che queste immagini stanno riscuotendo e che ognuno ne sta avendo un’interpretazione diversa. Alcuni dicono che sto chiamando Cleopatra una puttana, altri fanno teorie sul perché ho scelto quei dipinti, altri ancora mi chiedono come ho fatto a scattare le foto. Ed è esattamente questo che mantiene viva la conversazione», ha spiegato l’artista.
La storia delle performance e delle manifestazioni dedicate al gender nei musei è lunga e, spesso, svestita. Proprio al Prado, l’anno scorso, Adrián Pino Olivera e Jet Brühl si spogliarono davanti al dittico di Albrecht Dürer, Adamo ed Eva. Fu poi la volta di Deborah De Robertis, che destò scandalo anche a Lourdes e che si denudò davanti all’Olympia di Manet, ancora al d’Orsay.
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