Una targa commemorativa per Antonio Gramsci: a rilanciare l’idea è il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. «Antonio Gramsci è una della più grandi personalità intellettuali e politiche dell’Italia del Novecento, ingiustamente perseguitato dal fascismo per le sue idee», ha dichiarato Sangiuliano. «Ho più volte annunciato che dedicheremo alla sua personalità e opera una mostra, ma ritengo doveroso accogliere l’appello di studiosi e cittadini ad apporre una targa commemorativa nel luogo dove si spense», ha continuato il ministro.
Considerato tra gli intellettuali più influenti, lucidi e liberi del Novecento, sensibilissimo interprete della filosofia marxista, tra i fondatori del Partito Comunista d’Italia, Gramsci lavorò sulle varie declinazioni del concetto dell’egemonia e del potere e fu uno strenuo antifascista. Nato ad Ales, il 22 gennaio 1891, Gramsci fu arrestato dal regime nel novembre del 1926 e condannato a 20 anni. Nonostante varie richieste di scarcerazione da parte del governo dell’URSS e le condizioni di salute sempre più critiche, aggravate anche dal trattamento particolarmente duro cui fu sottoposto dalla polizia fascista, sarebbe rimasto in prigionia, sostanzialmente, fino alla morte, avvenuta a Roma, il 27 aprile 1937, nella casa di cura Quisisana, in via Gian Giacomo Porro, ai Parioli, dove era stato internato dal 24 agosto 1935, sotto «Sorveglianza poliziesca severissima con tre poliziotti giorno e notte». Solo nel 1929 gli era stato concesso di scrivere: dai suoi appunti sarebbero nati i Quaderni del carcere, recuperati post mortem, portati in salvo a Mosca e pubblicati solo più di dieci anni dopo, tra il 1948 e il 1951, da Giulio Einaudi.
Non è nuova l’idea di apporre una targa nell’ultimo luogo di Gramsci: nel 2017, in occasione dell’80mo anniversario della morte, la fu avanzata dal Municipio II di Roma. Tra settembre e ottobre 2023, si è fatta avanti la stessa Fondazione Gramsci, con il coinvolgimento diretto del Comune di Roma, nella persona dell’Assessore alla Cultura Miguel Gotor. Ma la casa di cura, diventata struttura privata negli anni ’80 e attualmente di proprietà della famiglia Ciarrapico – l’imprenditore Giuseppe Ciarrapico, morto nel 2019 proprio nella clinica, è stato anche senatore del Pdl – ha sempre negato i permessi. A sostenere la richiesta, anche un appello, lanciato dal quotidiano il Manifesto e firmato da 2500 persone.
E adesso arriva l’endorsement che non ci si aspetterebbe, se non fosse che le la memoria è un processo in continua trasformazione, con tutte le opportunità e i rischi che questo comporta, e la storia, se non può essere riscritta, può sempre essere reinterpretata e fatta oggetto di appropriazioni (o requisizioni). Sangiuliano ha inviato una lettera ai vertici amministrativi della casa di cura Quisisana per chiedere che venga apposta la targa commemorativa, «Deceduto in questa struttura dopo un ricovero doloroso e in regime di libertà condizionata», si legge in un comunicato diffuso alla stampa. Il Ministero ha anche dato disponibilità a farsi carico degli oneri economici riguardanti la richiesta.
Oneri che sicuramente sono meno impegnativi rispetto ad altri. Per esempio, proprio in questi stessi giorni, sempre nella Capitale, il Museo storico della Liberazione, che raccoglie documenti e materiali iconografici relativi all’occupazione nazifascista di Roma e alla sua liberazione, rischia di chiudere le porte. Il museo è un ente di diritto pubblico controllato dal Ministero della Cultura che, però, non ha provveduto a rinnovare le procedure per l’affidamento dell’incarico, scaduto già a metà dicembre 2023, al presidente e ai componenti del consiglio direttivo, composto da 13 persone, di cui cinque nominati dal Ministero, due rappresentanti del Ministero della Difesa, uno di Roma Capitale e uno ciascuno per Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, Federazione Italiana Volontari della Libertà, Federazione Italiana Associazioni Partigiane, Associazione Nazionale ex Internati e Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti.
Ma anche senza un rappresentante legale, «Il museo storico della Liberazione sarà regolarmente aperto dal lunedì ore 9:30 alla domenica ore 18:30», scrivono dal Museo sui propri canali social. «Il presidente uscente (Antonio Parisella, ndr) sotto la sua personale responsabilità, ha deciso di non consegnare le chiavi ma di aprire comunque».
Aggiornamento del 5/01/2024, ore 16:30
In merito alla nomina degli incarichi del Museo della Liberazione di Roma, pubblichiamo una nota ricevuta dal Ministero, successivamente alla pubblicazione dell’articolo. «Il Cda e il presidente del Museo Storico della Liberazione sono scaduti da poche settimane. Stiamo predisponendo gli atti e, fra qualche giorno, avremo il presidente e il Consiglio di Amministrazione scelti tra autorevoli accademici e studiosi della Resistenza e dell’antifascismo», ha dichiarato Sangiuliano. «Meraviglia che, quando in anni passati si determinò una vacatio durata molti mesi, nessuno fiatò. Risulta, inoltre, che il Comune di Roma non abbia mai nominato il rappresentante di sua competenza. In ogni caso la prossima settimana avremo la governance del Museo».
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