«Una grandissima giornata per tutta l’Italia», non nasconde il suo entusiasmo il Sottosegretario alla Cultura con delega all’UNESCO, Gianmarco Mazzi, commentando la notizia dello “scampato pericolo”. Venezia e la sua Laguna non sono state inserite nella Lista del Patrimonio Mondiale Unesco in pericolo. Ad agosto 2023, il World Heritage Centre, l’organo dell’Agenzia che si occupa delle designazioni dei Siti del Patrimonio, aveva annunciato infatti la concreta possibilità di inserire il sito italiano, che già fa parte della Lista del Patrimonio dell’Umanità dal 1987, nel suo libro nero, a causa dell’esposizione agli effetti negativi del cambiamento climatico, del turismo di massa e dello sviluppo urbano.
In quella sede, il dito veniva puntato espressamente contro il governo italiano, colpevole, negli anni, di non aver compiuto progressi sufficienti nell’attuazione di misure di protezione per l’ecosistema antropico e naturale della città antica. Già nel 2021 l’UNESCO aveva invitato il governo a profondere ulteriori sforzi per salvaguardare la città e prima ancora, nel 2019, l’Agenzia aveva lanciato l’allarme sui problemi associati al passaggio delle navi da crociera nella Laguna, che minacciava la stabilità delle infrastrutture sottomarine.
Il maggior numero di siti a rischio si trova nei Paesi arabi, con 21 siti, di cui 6 in Siria e 5 in Libia. Seguono Africa, con 15, di cui 5 nella Repubblica Democratica del Congo, America latina e Caraibi, Asia e Pacifico ed Europa e Nordamerica. Il paventato inserimento di Venezia aveva creato scalpore ma l’eventualità, all’indomani della votazione, in occasione di un vertice a Riyadh, in Arabia Saudita, è stata scongiurata. Nella città era presente una delegazione guidata dal direttore generale del Comune di Venezia, Morris Ceron, assieme al vicesindaco Andrea Tomaello e all’assessore all’ambiente Massimiliano De Martin. A orientare la votazione, oltre al funzionamento del Mose per contrastare gli effetti del cambiamento climatico, sarebbe stata anche l’approvazione in sede di Giunta – peraltro contestatissima, con tanto di rissa sfiorata – del regolamento definitivo per il contributo d’accesso di cinque euro, che entrerà in vigore dalla prossima primavera per gestire l’afflusso non programmato di visitatori giornalieri. «Venezia è Patrimonio dell’Umanità, lo è da sempre, e tutti insieme cercheremo di preservare e salvaguardare il futuro della Serenissima», ha aggiunto il sindaco Luigi Brugnaro.
L’elenco dei siti in pericolo ha lo scopo di diffondere la consapevolezza in merito alle minacce al patrimonio culturale e di incoraggiare adeguate contromisure conservative. I siti inclusi possono essere sia già sotto minaccia ma anche essere considerati potenzialmente a rischio in futuro. E di certo non è l’inserimento o meno in una lista a salvaguardare un sito. Anzi, a fari spenti, con l’attenzione che cala e l’emergenza che diventa una situazione quotidiana – o almeno fatta passare per tale – il rischio può essere ancora più grande.
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