Categorie: Attualità Musei

Uninvited Guests: al Prado, la mostra post lockdown che fa discutere

di - 24 Ottobre 2020

Al Museo del Prado di Madrid è stato rimosso uno dei dipinti della mostra “Uninvited Guests”, dopo aver scoperto che l’opera, presentata con il titolo Scena di famiglia e attribuita all’artista andalusa Concepcion Mejía de Salvador, non era in realtà stata realizzata da lei ma da un artista uomo, Adolfo Sanchez Megías.

La tela, il cui titolo originale si è scoperto essere La partenza del soldato, ritrae tre donne impegnate in lavori domestici mentre un uomo anziano dice addio a un ragazzo, il futuro soldato. Il quadro era stato inizialmente esposto per mettere in luce la marginalizzazione del lavoro delle artiste donne nel corso dei secoli passati, significato che è decaduto dopo la scoperta del vero autore, avvenuta grazie alla storica d’arte Concha Díaz Pascual.

Sanchez Mejia Adolfo, La marcha del soldado

Dopo essersi scusato per l’errore, il museo ha dichiarato che la clamorosa gaffe è servita a far prendere ulteriore coscienza riguardo alla necessità di fare ricerca sul ruolo dell’artista donna nella storia dell’arte moderna.

Chi sono le Uninvited Guests? Le motivazioni della mostra al Prado

La mostra, il cui titolo completo è “Uninvited Guests. Episodes on Women, Ideology and the Visual Arts in Spain (1833-1931)”, è stata pensata per far riflettere su come lo stato spagnolo e le classi medie abbiano diffuso – tra il regno di Isabella II a quello di Alfonso XIII – certe immagini, prototipi e cliché che hanno contribuito a creare un immaginario collettivo nel quale le donne sono sempre state rappresentate “in un certo modo”, di sicuro non emancipato, come ha spiegato il curatore dell’esibizione, Carlos G Navarro.

Durante quel periodo storico il Museo del Prado era diventato un’istituzione di riferimento per l’acquisizione ed esibizione di arte contemporanea, arrivando a giocare un ruolo fondamentale nella formazione della scuola artistica moderna spagnola e, quindi, anche nella considerazione, perlopiù inesistente, delle artiste donne che ne facevano parte.

Il fallimento del Prado: la lettera al ministero della cultura spagnolo

L’esibizione ha però prontamente ricevuto forti critiche da alcune artiste e accademiche spagnole, che hanno accusato il museo di ripetere lo stesso errore di misoginia che ha cercato di criticare attraverso la mostra, concentrandosi su numerosi lavori di artisti uomini piuttosto che celebrare quelli creati da donne. «Questa era per il Prado la prima occasione buona per prendere in considerazione la questione delle artiste donne nel diciannovesimo secolo, ma è stato fatto da un punto di vista misogino e quindi continua ad esprimere la misoginia di quel secolo», ha detto al Guardian la critica e storica dell’arte Rocío de la Villa.

In una lettera al ministero della cultura spagnolo, De la Villa e sette altre esperte del settore hanno dichiarato che il Prado ha fallito «nel suo ruolo fondamentale di baluardo dei valori simbolici che contraddistinguono una società democratica e paritaria». In risposta alle pesanti accuse, Navarro ha evidenziato che la stessa mostra è stata pensata come atto di autocritica del Prado riguardo alla complicità dimostrata nell’ignorare così tante artiste del diciannovesimo secolo, aggiungendo anche che “Uninvited Guests” ha l’obbiettivo di mostrare differenti contesti sociali, storici e artistici, e non ha mai espresso la volontà di volere solo esibire artiste donne.

Riguardo alla critica rivolta al fatto che dei 130 lavori esposti, 60 sono firmati da donne e 70 da uomini, il curatore si è espresso così: «Non è una questione di numeri, si tratta di discussione e ragionamento. I visitatori non si metteranno a contare le opere. È importante invece che si rendano conto loro stessi di cosa è successo, che vadano a casa pensando a quello che hanno visto». Ha poi concluso: «vorrei che si sviluppasse un dibattito riguardo a come noi del museo rappresentiamo le artiste donne nel diciannovesimo secolo. Abbiamo bisogno però di un dibattito che sia costruttivo: quali fra le immagini presenti nell’esibizione dovrebbero entrare a far parte dell’esibizione permanente? Questo è ciò su cui vorrei che le persone discutessero, perché è il tipo di feedback di cui il museo avrebbe bisogno».

Nata a Modena nel 1998, sta concludendo la laurea triennale in Economia e gestione dei beni culturali e dello spettacolo all’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Milano. Parallelamente ha lavorato come intern alla Collezione Maramotti a Reggio Emilia, e successivamente presso il Center for Italian Modern Art (CIMA) a New York.

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