La distanza imposta dalle misure di sicurezza del lockdown non impedisce le scintille che, in questi giorni, stanno volando tra Francesco Italia, sindaco di Siracusa, e Vittorio Sgarbi, che in Sicilia è un volto molto noto, avendo ricoperto le cariche di sindaco di Salemi e di assessore ai Beni Culturali della Regione. Oggetto della contesa, il Seppellimento di santa Lucia, dipinto di Caravaggio databile al 1608, probabilmente il più antico realizzato dal grande artista nell’Isola e anche il più rovinato. Il sindaco e diverse associazione del territorio, infatti, si oppongono al trasferimento dell’opera al MART di Rovereto, fortemente voluto da Sgarbi, contestato presidente del museo trentino, dove verrà esposta in seguito a un importante restauro.
L’opera sarà infatti il pezzo forte della mostra “Caravaggio, Burri”, in apertura dopo l’estate e in dialogo, appunto, con le opere di Alberto Burri, oltre che con le immagini cinematografiche di Pier Paolo Pasolini. Insomma, un sogno di grandeur per Sgarbi che, per questa occasione, evidentemente, vuole ricalcare le orme della storica mostra del 1978 al Museo di Capodimonte, curata da Raffaello Causa e Lucio Amelio, in cui le opere di Caravaggio furono esposte al fianco del Grande Cretto Nero. Ma Italia, supportato dall’assessore alla cultura di Siracusa, Benedetto Fabio Granata, non è affatto d’accordo, anche se, sul piatto, il MART ha messo 350mila euro per effettuare i lavoro di restauro, dei quali il capolavoro ha obiettivamente bisogno.
Fuggito dal carcere di Malta e con un condanna capitale sulle spalle, Caravaggio realizzò il quadro come pala d’altare per la Basilica di Santa Lucia al Sepolcro, nel quartiere Borgata, nel sito dove, secondo la tradizione, la santa patrona di Siracusa fu martirizzata e sepolta. Secondo diversi studiosi, la scena potrebbe essere ambientata negli spazi sotterranei e bui delle catacombe sottostanti la chiesa di Santa Lucia al Sepolcro ed è caratterizzata dalla presenza dei due becchini in primo piano, mentre la santa, drammaticamente illuminata, è sdraiata al centro, già morta, con una ferita da taglio sul collo. Dal 2009, l’opera è stata trasferita nella chiesa di Santa Lucia alla Badia, nel quartiere Ortigia dove peraltro, secondo Sgarbi, non avrebbe la giusta visibilità.
«Il Seppellimento di Santa Lucia rappresenta uno dei tasselli fondamentali del nostro patrimonio artistico e una delle attrazioni più importanti della nostra città per viaggiatori e turisti. Non possiamo che esprimere la nostra contrarietà allo spostamento della preziosissima e fragile tela», hanno dichiarato Italia e Granata. «Se qualcuno vuole trovare sponsor per un eventuale restauro saremo felici di questa opportunità ma non crediamo sia pensabile e neanche proponibile un prestito solo per la promessa di una teca e di un restauro non meglio specificato. L’identità culturale della Sicilia si difende non con i proclami ma attraendo viaggiatori e non certo prestando le nostre opere più preziose e delicate», continuano sindaco e assessore.
Contrari al trasferimento, anche diverse associazioni attive sul territorio, come BCsicilia e Archeclub. «Considerato che l’opera versava in così grave stato di conservazione e da diverso tempo, perché non si trovavano i fondi da parte del FEC – Fondo Edifici di Culto, proprietario dell’opera o da parte della Regione? Quando finirà questa stagione in cui dobbiamo vedere in “viaggio” i nostri capolavori, parte straordinaria della nostra identità collettiva, per essere restaurati con l’immancabile esposizione in altre parti? Quanti capolavori assoluti dell’arte italiana del Seicento il FEC ha spostato per essere restaurati in altre regioni? Questa situazione è diventata intollerabile», si legge in una nota diffusa da BCsicilia.
Più che dubbioso anche lo storico dell’arte e docente dell’Università di Catania, Paolo Giansiracusa: «C’è preoccupazione per la fragilissima tela. Analizzando i dati statistici riguardanti i trasferimenti, per mostre e fiere, dei dipinti del Merisi, risulta che le grandi tele maltesi non sono mai state esposte fuori dalla Valletta, le opere romane di San Luigi dei Francesi non sono mai state staccate dalle loro pareti e così quelle di Santa Maria del Popolo e di Sant’Agostino, se non per questioni di manutenzione e restauro. Lo stesso dicasi per molte altre tele conservate nei musei presso istituzioni statali o private. Per farla breve, le opere del Caravaggio che vengono concesse con maggiore facilità sono quelle siciliane, nonostante la loro inamovibilità».
Da parte sua, Sgarbi non le ha mandate a dire e ha calorosamente risposto in un video pubblicato sulla sua pagina Facebook, ripreso direttamente dal MART, dove pochi giorni fa ha presentato il programma della nuova stagione: «Sicilia irredimibile. A Siracusa si espone un Caravaggio falso e si rinuncia a 350mila euro per restaurarne uno autentico». Il riferimento è alla copia della Crocifissione di S. Andrea, opera attribuita a Caravaggio e conservata al Museo di Cleveland in Ohio, esposta per una mostra del 2019, curata dalla Soprintendenza di Siracusa e dall’assessorato regionale ai Beni Culturali. «L’intervento presuppone che l’opera abbia una manutenzione in un altro luogo», continua Sgarbi. «Se sei in grado di trovare il finanziamento di 350mila euro, allora siamo tutti tranquilli», incalza il presidente del MART, rivolgendosi direttamente al sindaco Italia.
Ma sulla questione sembra si stia rivoltando tutta la Regione. A schierarsi anche Giovanni Cafeo, deputato regionale di Italia Viva: «Con tutta probabilità il delicatissimo Seppellimento di Santa Lucia di Caravaggio non si allontanerà neppure di un centimetro dalla sua Siracusa». Di certo, per avere un panorama più preciso della situazione mancano alcuni particolari importanti, per esempio il progetto preciso dei restauri da 350mila euro ventilati da Sgarbi. Vedremo chi la spunterà, sperando che non si trasformi nell’ennesima e sconfortante battaglia tra nord e sud.
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Il solito penoso Sgarbi
Al solito Sgarbi cerca visibilità:la sua arroganza non mi è mai piaciuta,non mi piace;cultura è anche e soprattutto equilibrio,misura e ... Bene la scelta a non spostare l’opera del Caravaggio;il dialogo tra opere può aversi anche a distanza.Le opere vanno fruite la’ dove sono conservate.