Se durante la pandemia e immediatamente dopo, il mercato delle vendite d’arte online faceva registrare un vero boom, arrivando a un giro di circa 9,9 miliardi di euro nel 2022, negli ultimi mesi sembra che si stia verificando un rallentamento. Secondo un rapporto recentemente pubblicato da Hiscox, società di assicurazioni specializzata nel mercato dell’arte, un terzo dei collezionisti effettuerà meno acquisiti online nei prossimi mesi. Sarà un assestamento fisiologico? Chi vuole ancora scommettere sul settore è il francese Maurice Lévy, magnate della pubblicità, che nei giorni scorsi ha presentato al Palais de Tokyo di Parigi una nuova piattaforma digitale chiamata YourArt, un social network per artisti e gallerie che ha l’ambizione di diventare la «Youtube dell’arte».
Dietro questa affermazione un po’ naif, che sembra ricordare la nostrana “Netflix della cultura” – così l’ex Ministro Dario Franceschini definiva la piattaforma ItsArt, poi tristemente naufragata – si nasconde però un progetto di spessore. Lévy, 81 anni, nato in Marocco, ha diretto per molti anni Publicis, una delle agenzie pubblicitarie più importanti al mondo, sempre all’avanguardia. Definito come una delle eminenze grigie, è membro del consiglio della fondazione del Forum Economico Mondiale. Ed è anche un appassionato d’arte, da circa 50 anni, e un collezionista di livello, con opere di Jean Dubuffet, Pierre Soulages e Victor Brauner. E ha avuto modo di familiarizzare anche con l’arte contemporanea, presiedendo il consiglio di amministrazione del Palais de Tokyo dal 2003 al 2007.
L’offerta di servizi è già abbondante: sono più di 60 le piattaforme online dedicate al mercato dell’arte. Ma YourArt può contare su una marcia in più. Per realizzare il suo progetto, Lévy ha raccolto un tesoretto di 9 milioni di euro da una ventina di potenti amici, come il finanziere americano Henry Kravis, che ha reso popolare il deprecato modello dell’acquisizione del debito, Patrick Drahi, boss della multinazionale delle comunicazioni Altice, e Jean-Paul Agon, l’ex amministratore delegato di L’Oréal. E a oggi circa 300 artisti, tra professionisti e molti dilettanti, si sono già iscritti alla piattaforma. Ognuno potrà sottoscrivere un abbonamento, da 10 a 30 euro al mese, per presentare le proprie opere in uno spazio virtuale personalizzato, che va da un semplice portfolio a una galleria virtuale in 3D.
«Volevamo un luogo aperto a tutti gli artisti senza discriminazioni, professionisti famosi o meno, dilettanti, principianti, coloro che sono alla ricerca del loro stile, della loro espressione o del loro pubblico. I grandi, gli emergenti e anche e forse soprattutto gli sconosciuti, gli invisibili», ha spiegato Lévy. Non c’è dubbio che gli artisti meno affermati e le gallerie in cerca di occasioni potrebbero trovare allettante la proposta. Ma la cosa più difficile sarà convincere le gallerie blue chip, abituate a ragionare sulla base di milioni di dollari e che non gradirebbero la prossimità con altre gallerie meno conosciute.
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