Un’opportunità imperdibile per i giovani neolaureati. La Fondazione Adolfo Pini mette a disposizione cinque borse di studio, per sostenere, promuovere e valorizzare studenti e ricercatori nei settori dell’arte e della creatività. Le cinque borse di studio sono destinate a studenti e ricercatori, under 35, per l’effettuazione di un periodo di formazione o di ricerca da realizzarsi presso centri internazionali specializzati, che permetterà di approfondire l’analisi dei modelli delle attività artistiche e di crescita dei centri culturali.
L’iniziativa è giunta alla sua quinta edizione: già 75.000 euro sono stati assegnati negli ultimi quattro anni a 21 studenti che, grazie alla Fondazione, hanno potuto realizzare un progetto presso istituzioni culturali in tutto il mondo, riportando poi la loro esperienza in Italia. Si può partecipare fino al 28 febbraio; il bando di concorso è consultabile a questo link. Noi abbiamo fatto alcune domande alla professoressa Dalia Gallico, membro del CdA della Fondazione Adolfo Pini, per conoscere più da vicino lo spirito che anima l’iniziativa.
Com’è nato il progetto? Quali sono i suoi obiettivi?
«Il progetto delle Borse di studio Fondazione Adolfo Pini si inserisce nell’ambito delle attività che vedono la Fondazione impegnata nella missione di sostegno e di valorizzazione dei giovani talenti nelle diverse discipline culturali. Per statuto la Fondazione sostiene le nuove generazioni attive in tutte le arti tramite borse di studio, offerte formative e altre iniziative. Il Bando propone di sostenere l’apertura del “Sistema Milanese” alle competenze e alle professionalità internazionali nel settore delle arti.
In un mondo sempre più complesso e competitivo, la Fondazione Adolfo Pini ritiene importante offrire ai giovani meritevoli l’opportunità di confrontarsi con “il sistema del progetto” a livello internazionale. L’obiettivo è quello di favorire uno scambio di idee e best practice con altre Istituzioni attive nei settori dell’arte e della creatività. Il tutto a partire da Milano, oggi sempre più città di riferimento per la ricerca e l’innovazione culturale.
Il CdA della Fondazione ritiene fondamentale che i giovani progettino il proprio futuro quotidianamente, anche attraverso un confronto con chi si stima (artisti, galleristi, professori…) in Italia o nel mondo. Non fermarsi mai, aggiornarsi di continuo e favorire una contaminazione tra settori differenti o aree geografiche diverse. Quindi prendere la valigia, partire e poi tornare! Saper cogliere le opportunità e crearne di nuove, unendo le forze».
Spesso i giovani neolaureati – soprattutto nelle discipline umanistiche, creative e culturali – si ritrovano spaesati, sospesi in un limbo tra l’università che hanno appena congedato e il mondo del lavoro che ancora non li accoglie. Quale dev’essere il ruolo delle Fondazioni in questo contesto?
«È molto importante che le Fondazioni, quali promotori culturali, sostengano e valorizzino i giovani neolaureati. Se si riuscisse a ripartire da quello che tutto il mondo ci riconosce, e ammira, probabilmente sarebbe già sufficiente per rimettere in moto il nostro Paese. C’è un mondo interessante e ricco di opportunità in cui la nostra tradizione “artigiana”, unendosi alle nuove tecnologie e alle nuove professioni, può davvero far ripartire l’Italia dalla bellezza».
Con quali realtà straniere siete entrati in contatto? Com’è nata questa rete di relazioni internazionali?
«Dal 2014 al 2019 sono stati i vincitori delle borse di studio che hanno proposto il progetto e il relativo centro di ricerca. Tra le istituzioni culturali più prestigiose con cui in siamo entrati in contatto citiamo: l’Harvard University di Boston, il ZKM Zentrum für Kunst und Medien – Centro per l’arte e la tecnologia dei media di Karlsruhe, la Music Academy of the West di Santa Barbara, il Node Center for Curatoriel Studies di Berlino, il London Coliseum di Londra, il FAD – Fostering Arts and Desig di Barcellona, il Susan Batson Studio di New York e molte altre nei 5 continenti.
Credo che la cultura si trovi oggi di fronte a un importante interrogativo bivio: scegliere se riproporre i fasti del passato (ma i tempi e i contesti sono ormai mutati) o assumere una nuova identità, più creativa ma autorevole, per fare “sistema” ed elaborare nuove regole e nuovi ambiti di intervento. È il momento di cercare la migliore integrazione di idee, aprendo un dibattito, in un circuito virtuoso di relazioni internazionali che deve diventare sempre di più un momento di integrazione tra progetto, ricerca e tessuto artistico».
Quali sono i progetti che più vi hanno impressionato?
«Sono stati tutti unici e interessanti, alcuni, con un’indole trasversale, hanno portato l’innovazione da un settore all’altro, molti hanno lavorato sulle metodologie e sui processi di cultura del progetto mettendo a confronto aree geografiche distanti.
Le Borse di studio Fondazione Adolfo Pini hanno dato in questi anni, e continueranno a dare, la possibilità di approfondire l’analisi dei modelli delle attività artistiche e di crescita dei centri culturali, di raccogliere utili esperienze e best practice e di verificare cosa fanno, a questo proposito, gli altri paesi».
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