La metafora dell’archivio, la pratica della ricerca, lo strumento delle storie. Sono queste le tre direttrici, tanto di metodo quanto di pensiero, lungo le quali si sviluppa la call di In-ruins 2021, il progetto di residenza promosso dall’omonima piattaforma di ricerca artistica, che si svolgerà tra luglio e agosto. Alla call possono partecipare artisti al di sotto dei 35 anni e per inviare la propria candidatura, scrivendo a inruinsproject@gmail.com, c’è tempo fino al 25 aprile.
Le residenze dureranno dieci giorni, In-ruins fornirà studi e spazi abitativi in prossimità di siti archeologici selezionati e coprirà i costi di trasporto locale. La presentazione finale dei progetti svolti durante la residenza avverrà al Castello di Squillace o al Parco Internazionale della Scultura di Catanzaro, compatibilmente alle misure di sicurezza per il Covid-19.
Fondata nel 2008 da Azzurra Pitruzzella, Maria Luigia Gioffre ed Elisa Costantini, In-ruins promuove residenze d’arte, conferenze e progetti di ricerca, per ripensare e mappare le rovine archeologiche all’interno di nuovi paesaggi, tanto reali che speculativi. Negli scorsi anni, le residenze e i progetti In-ruins si sono svolti principalmente nel Parco Archeologico di Scolacium, l’antica Skylletion, città della Magna Grecia poi diventata una prospera colonia romana, presidio strategico del Golfo di Squillace.
Oggi è possibile visitare il Foro, la Curia, il Cesareum, il Capitolium e un teatro da 3500 posti, adagiato, alla maniera greca, su una collina naturale. Ma il Parco conserva resti architettonici che testimoniano la frequentazione del sito fino al XII secolo, come l’imponente basilica normanna. Dal 2005 al 2011 il sito ha ospitato una serie di mostre di artisti come Daniel Buren, Stephan Balkenhol, Tony Cragg, Wim Delvoye, Jan Fabre, Antony Gormley, Mimmo Paladino, Marc Quinn, Dennis Oppenheim, Michelangelo Pistoletto e Mauro Staccioli.
«Il progetto di residenza si propone di creare spazi di incontro tra i paesaggi archeologici e le pratiche d’arte contemporanea, generando un’archeologia della cultura mediterranea avente il Parco di Scolacium come epicentro di nuove cartografie ed esplorazioni», spiegano gli organizzatori di In-Ruins che, per l’edizione 2021, è curato da Maria Luigia Gioffre, Nicola Guastamacchia, Dobroslawa Nowak, Nicola Nitido.
«Per la residenza 2021, proponiamo tre possibili approcci per esplorare cosa significa essere “in rovina” e le idee di prossimità, futuro e distanza che ciò potrebbe implicare», continuano. «L’archivio come pratica metaforica, in grado di mantenere l’archeologia un campo d’azione dinamico, dove la produzione di narrazioni individuali e collettive dipende dall’assemblaggio e dalla composizione originaria di unità e frammenti. La ricerca archeologica come pratica politica, dove approcci originali allo spazio, al tempo e al linguaggio consentono di allungare, espandere ed erodere riferimenti storici, coordinate e linee temporali. E, infine, «Storie individuali come strumento per riscrivere le mitologie mediterranee contemporanee come strategia per produrre forme alternative di identità comunitaria».
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