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L’affresco ritrovato: a Palazzo Carli, gli studenti dell’Accademia portano alla luce un capolavoro
Beni culturali
di redazione
Chissà perché, ma quella Abbondanza che scialacquava denaro frenata dalla Prudenza, mentre avvedute figure femminili si affrettavano a raccogliere le monete d’oro sperperate, a un certo punto dovette apparire la rappresentazione di un messaggio vetusto e fuori luogo. Forse era cambiata la morale, forse era cambiata la società, o forse il gusto, fatto sta che il nuovo proprietario del veronese palazzo Carli fece cancellare verso la fine del ‘700 o all’inizio del ‘800 un affresco che era stato dipinto appena cinquant’anni prima. Una mano di intonaco, a cui poi ne sarebbero seguite altre, per ammodernare le sale che avrebbero visto di lì a poco il generale Radetzky siglare la cessione del Veneto all’Italia da parte dell’Austria.
La riscoperta dell’affresco a Palazzo Carli
Ma i militari del Comando delle Forze di Terra dell’Esercito Italiano, che qui hanno la loro sede, e gli studenti della Scuola di Restauro dell’Accademia di Belle Arti di Verona, con i loro docenti, le tracce di quell’affresco le hanno ritrovate e, nel giro di un anno, hanno restituito alla città, con il supporto della Fondazione Cariverona, un’opera d’arte riconducibile a maestranze locali, le stesse che operavano poco distanti nella sede dell’Accademia Filarmonica.
L’ipotesi è che a dipingere l’Allegoria dell’Abbondanza o della Liberalità siano stati i pittori veronesi Matteo Brida e Gianbattista Buratto, mentre le cornici siano a opera dei quadraturisti Pietro Antonio Perotti, Giovanni Mattioli e Filippo Maccari. Un affresco di grande finitura formale, quasi fosse un dipinto da cavalletto, inserito in una raffinata cornice a finto stucco con volute e foglie d’acanto, a cui fu affidato il monito a sfondo morale che rientrava nella cultura figurativa di committenza privata e laica dell’epoca.
I lavori di pulitura e restauro
Quattro le classi di studenti, seguite dai docenti Cristina Todaro, Adele Trazzi con Elena Astolfi, Francesca Mariotto e Laura Lucioli, che si sono alternate nelle varie fasi del recupero, nell’ambito di una rete di convenzioni che la Scuola di Restauro dell’Accademia di Belle Arti di Verona sigla con vari enti cittadini per offrire le occasioni di pratica ai suoi iscritti la cui abilitazione alla professione è riconosciuta dal Miur e dal Mibact.
Al “descialbo”, ovvero la rimozione con acqua, bisturi, spazzolino e vaporetto dell’ultimo strato di intonaco, è seguito il consolidamento avvenuto sia con la stesura di una resina acrilica che con iniezione di una miscela di alcoli negli strati leggermente rigonfiati. La pulitura, con impacchi di carbonato di ammonio e spazzolino, ha consentito di eliminare i residui delle ridipinture. Dopo un ulteriore consolidamento, le ultime fasi hanno visto il rifacimento delle stuccature e il ritocco pittorico, a velatura o a selezione cromatica, per garantire la completa leggibilità dell’opera.