Categorie: Beni culturali

Another brick in the wall: nuove costruzioni che abbattono il muro di Berlino

di - 17 Aprile 2020

Un altro mattone, come suggerisce il titolo della canzone dei Pink Floyd, Another Brick in the Wall, stavolta non innalza il muro di Berlino, ma lo demolisce. Così, uno dei più grandi resti di quella barriera che ha diviso la Germania fino al 1989, è stato abbattuto per far spazio a nuove palazzine.

Un pezzo di storia dimenticato

La parete in questione si trovava nel quartiere nordorientale di Berlino, a Pankow, all’angolo tra Dolomitenstrasse e Maximilianstrasse. Era un rudere di quella frazione della muraglia della DDR che si estendeva lungo la linea ferroviaria, collegando Berlino a Stettino, città di confine polacca, comprendendo l’Hinterlandmauer, la parte interna installata negli anni ’70 come rinforzo della barriera eretta nel 1961.

Questa area del muro servì come protezione aggiuntiva per impedire che il confine principale venisse oltrepassato, una dimostrazione di quanto le decisioni del Governo intervenissero nella vita quotidiana della gente di Berlino Est. Nonostante l’importanza di questi 3,4 metri di altezza per 60 di lunghezza rimasti intatti, il muro non è stato classificato come monumento storico. Forse poiché nascosto in un’area verde dei sobborghi berlinesi lontani dal tumulto cittadino e spesso utilizzato come superficie dai writers grazie alla sua posizione protetta.

Le mura oltre la città stanno scomparendo

Una questione che fa riflettere è che dei circa 25 chilometri di muro ancora intatti, la parte più tutelata si trova nei siti turistici. Ma al di fuori di queste zone, a poco meno di un miglio, il muro prosegue, anche se queste aree sono meno visitate rispetto ad altre come la East Side Gallery o la Bernauerstrasse. Il muro demolito si trovava infatti in una di queste zone dimenticate ed era uno dei pezzi più grandi rimasti.

La sua distruzione non è un evento isolato, come sostiene Manfred Wichmann, curatore degli archivi della Fondazione del Muro di Berlino, secondo il quale molte delle aree poco visitate stanno scomparendo.

Trent’anni fa avveniva la riunificazione della Germania e di questo evento abbiamo tante testimonianze visive, tra queste anche le fotografie di Mario Laporta, di cui scrivevamo qualche mese fa, durante le celebrazioni per il trentennale della caduta. Ma è incredibile pensare che, dopo tutti questi anni, la reliquia di un evento che ha segnato la storia, sia trascurata in questo modo. In occasione dell’ anniversario della caduta del muro, la Fondazione del Muro di Berlino e il Museo della DDR hanno dimostrato forte interesse alla questione, cercando di garantire che questo resto di Pankow fosse preservato.

Il disaccordo degli storici contro la demolizione

Nonostante il vivo interesse contro la demolizione del muro da parte di Wichmann e Sören Marotz, storico del Museo della DDR, il muro è stato comunque abbattuto per costruire nuove palazzine. Il curatore della Fondazione del Muro di Berlino però non si arrende e continua la sua battaglia, con la collaborazione dell’Ufficio di Stato per la tutela dei monumenti. L’obiettivo è preservare le parti rimanenti del muro, richiedendone l’inserimento in un nuovo ordine di conservazione.  In questo modo si spera che i mattoni che compongono quella storia non vengano più dimenticati e distrutti.

Laureata in storia dell’arte con specializzazione in ambito contemporaneo all’Università La Sapienza di Roma. Durante la sua formazione ha studiato presso l’Universidad de Sevilla e Université Paris Sorbonne IV. I suoi studi si sono concentrati sull’arte andalusa contemporanea, sull’arte contemporanea femminile e gender studies. Ha svolto ricerche nell’archivio parigino AWARE, Archives of Women Artists, Research and Exhibitions, un'associazione co-fondata nel 2014 e diretta dalla celebre curatrice Camille Morineau. Tra il 2014 e il 2016 ha scritto per The Walkman Magazine e dal 2019 collabora con Exibart. In questi anni si è occupata di progetti di curatela come assistente di galleria e ha partecipato al Workshop Narrare per immagini al MAXXI e al progetto I had a dream, organizzato nel 2018 dalla Moleskine Foundation, insieme al curatore Simon Njami presso la Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma.

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