Il circuito delle case museo di Milano si amplia con due spazi di grande suggestione: Casa Crespi e Collezione Bagutta e Casa Livio e Collezione Grandi, recentemente donate al FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano, apriranno al pubblico nel 2026. «Attraverso le Collezioni Bagutta e Grandi qui custodite, si accenderà una nuova luce anche sul mecenatismo delle famiglie di imprenditori milanesi e sui loro preziosi lasciti», ha dichiarato il sindaco di Milano, Giuseppe Sala.
A oggi, sono quattro le dimore aperte al pubblico: la casa museo Poldi Pezzoli, aperta nel 1881 e situata nella centrale via Manzoni a Milano, con una collezione di opere di artisti come Perugino, Piero della Francesca, Sandro Botticelli, Michelangelo Buonarroti, Andrea Mantegna e Luca Giordano; il Museo Bagatti Valsecchi, dimora storica ubicata nel quartiere Montenapoleone che esprime tutto il gusto ottocentesco dei fratelli Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi; Villa Necchi Campiglio, in via Mozart, donata al FAI nel 1995 e costruita tra il 1932 e il 1935 su progetto di Piero Portaluppi, uno dei più grandi architetti italiani di quel periodo; Casa Boschi Di Stefano, in via Giorgio Jan, che vanta una magnifica collezione di opere d’arte in quello che una volta era l’appartamento dei collezionisti Antonio Boschi e Marieda Di Stefano.
Le nuove donazioni segnano inoltre l’avvio di un’innovativa collaborazione tra il FAI e lo studio ACPV ARCHITECTS Antonio Citterio Patricia Viel: lo studio di architettura ha generosamente offerto al FAI la sua disponibilità per sviluppare una metodologia di lavoro all’avanguardia per il restauro e la conservazione del patrimonio storico, basata su strumenti di progettazione digitale attraverso modello BIM – Building Information Modelling.
Situata tra via Verga e via Giovio, di fronte alla Chiesa di San Francesco al Fopponino progettata da Gio Ponti, Casa Crespi è una palazzina borghese degli Anni Trenta rimasta intatta nell’architettura e negli arredi. Immersa in un contesto urbano ancora poco battuto dagli itinerari turistici e donata in comodato d’uso al FAI già dal 2014, tra le sue stanze si ritrova la suggestione degli anni Trenta. La casa venne infatti costruita alla fine degli anni Venti dall’ingegner Erminio Alberti per l’imprenditore Fausto Crespi, che vi venne ad abitare nel 1931 con la moglie e i cinque figli: Pietro, Giorgio, Ermellina, Gianpaolo e Alberto, nati tra il 1918 e il 1923. La famiglia produceva arredi di metallo per uffici, ospedali e navi e la Casa, sorta proprio nell’area del vecchio stabilimento, racconta la loro storia e la loro quotidianità.
Rimasta pressoché intatta, le poche modifiche nascono dalle grandi passioni di Alberto Crespi, celebre giurista – tra i suoi clienti Enrico Cuccia e Carlo De Benedetti – ma anche grande musicista. «Ho demolito un bagno di servizio al primo piano per far posto a un organo», racconta all’indomani della donazione. L’imponente strumento di 1500 canne è stato costruito dalla ditta Mascioni. Casa Crespi custodisce sculture del Quattrocento lombardo, quadri del Seicento romano e moltissimi preziosi libri antichi.
Casa Crespi ospiterà al primo piano, in maniera permanente, l’intera Collezione Bagutta, donata da Gianfelice Rocca e Martina Fiocchi Rocca. La collezione consiste nelle opere che hanno decorato, per 90 anni, la storica trattoria Bagutta, in Via Bagutta, chiusa nel 2016 e già sede, dal 1927, del prestigioso premio letterario. Si tratta di quadri, foto, pannelli, disegni, statue che, all’indomani della chiusura per fallimento, rischiavano di essere dispersi. Furono acquistati all’asta giudiziaria per 375mila euro e regalati alla giuria del Premio Bagutta. La collezione è stata donata da Gianfelice Rocca e Martina Fiocchi Rocca.
Il corpo più cospicuo di disegni consta delle cosiddette “liste” a firma dell’artista Mario Vellani Marchi: fogli disegnati per le serate d’onore del Premio che si tenevano in trattoria, con la caricatura del festeggiato e le firme degli intervenuti, tra cui figurano personaggi di spicco della cultura e del costume dell’Italia del Novecento, come Filippo de Pisis, Giorgio de Chirico, Eugenio Montale, Carlo Levi, Mario Soldati e Indro Montanelli, ma anche Walter Chiari e Fausto Coppi. Il FAI restaurerà la collezione e la valorizzerà anche con una proposta di attività e iniziative legate alla conoscenza della Milano letteraria e agli artisti che la animarono.
Casa Livio si trova invece in via degli Olivetani, tra San Vittore e il Museo della Scienza e della Tecnica. Acquisita da Riccardo Livio, industriale tessile, poco prima degli anni Venti, dal 2011 è passata in eredità alla famiglia Grandi, che oggi, grazie alla volontà dei tre fratelli Filippo, Laura ed Edoardo, la dona al Fai insieme alla Collezione. La casa è parte di un complesso costituito da quattro edifici, immersi in un giardino romantico e progettati con gusto eclettico: fine Ottocento – Tudor e stile neo-quattrocentesco.
Il piano terra di Casa Livio sarà dedicato al racconto della storia della famiglia Grandi, che si distinse per l’attività di antiquariato e collezionismo dal 1810, quando fu fondata la ditta Grandi con sede in corso Venezia. Negli anni ’50 del Novecento, Maria Matilde Grandi, detta Dilde, architetto, con Pier Fausto Bagatti Valsecchi fondò Adrasteia, una società e un marchio affermato nella produzione di mobili e oggetti per la casa. La società si avvalse della collaborazione di designer e architetti tra cui lo stesso Antonio Grandi, Virginia e Antonio Scoccimarro e Annig Sarian. La vicenda famigliare sarà ripercorsa anche in un video-racconto. Un secondo video-racconto sarà dedicato, invece, alla storia e alla consistenza della Collezione, che sarà conservata al primo piano, disponibile anche a essere consultata e studiata in loco.
La Collezione, raccolta dalla famiglia grazie alla Ditta Grandi e alla sua attività nel campo dell’antiquariato, spazia dal Cinquecento all’Ottocento e comprende incisioni di Andrea Mantegna, disegni di Paolo Veronese, incisioni di Gianbattista Tiepolo, disegni del grande architetto e decoratore Giocondo Albertolli, stampe, disegni e miniature di Richard Cosway, e libri antichi. Le opere saranno esposte a rotazione, secondo percorsi tematici e mostre temporanee ma Casa Livio sarà anche sede di laboratori per educare alla pratica del disegno come disciplina e attività da recuperare e diffondere.
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