Una storia lunga e complessa, quella della Collezione Terrae Motus, attraverso la quale leggere non solo la grande arte contemporanea ma anche la cronaca di quei drammatici momenti del 23 novembre 1980, quando in Campania la terra tremò. Furono proprio quegli eventi a fare da sfondo, anzi, da contesto, alla grande operazione avviata da Lucio Amelio, storico gallerista napoletano, che chiamò a raccolta alcuni tra i più influenti e impegnati artisti dell’epoca. Così nacque la Collezione Terrae Motus, un unicum anche in un’altra prestigiosa storia, quella del collezionismo italiano. 72 opere per reinterpretare il lutto e la distruzione tramite l’arte, vincolate a uno dei monumenti più rappresentativi della cultura e della bellezza mondiali: la Reggia di Caserta.
Nel corso degli anni, le vicende intrecciate della Collezione d’Arte Contemporanea – che farebbe invidia a molti musei di settore – e della Reggia vanvitelliana sono state spesso oggetto di discussione. Impresa difficile, quella di valorizzare una collezione del genere, imponente e unitaria, indivisibile, in una cornice così impegnativa. Tra le varie ipotesi, anche quella, mai portata a compimento, di spostare la collezione in un’altra sede. Ma a quarant’anni esatti dal disastro del 23 novembre 1980, che provocò circa 3mila morti e una scia di devastazione di cui ancora oggi rimangono visibili le cicatrici, la Reggia di Caserta riapre il dialogo con l’arte contemporanea e annuncia il riallestimento della Collezione Terrae Motus, lungo il percorso museale tradizionale degli Appartamenti Reali.
Il progetto, avviato dalla direttrice Tiziana Maffei con la collaborazione di Angela Tecce, storico dell’arte già dirigente MiBACT, curatore di progetti e mostre d’arte contemporanea di rilievo internazionale, parte da una rilettura della raccolta che Amelio volle lasciare alla Reggia di Caserta. Il riallestimento si svolgerà in diverse fasi. In un primo momento, saranno 21 le opere, scelte tra le più iconiche della collezione, protagoniste del nuovo percorso, che coinvolgerà il Piano Nobile, destinato alla famiglia reale, diviso da Vanvitelli in quattro parti e nel quale sono visibili gli interventi delle personalità che vi abitarono. Tra gli ambienti nei quali verranno esposte le opere, anche l’Appartamento Nuovo, conosciuto come Ottocentesco a causa delle trasformazioni di mano napoleonica, e l’Appartamento dei Principi Ereditari, dove è evidente lo stile rocaille di Carolina e Ferdinando IV. In una fase successiva, saranno collocate anche le altre opere.
«Terrae Motus è il sogno visionario di un grande uomo che coltivava l’amore, che ispirava, sosteneva e dava vita all’arte. C’è una stretta analogia tra lui e Carlo di Borbone, il re che riuscì a guardare lontano per la nascita della capitale di un regno. La collocazione delle opere di questa preziosa collezione negli Appartamenti Reali, lungo il percorso museale del Palazzo Reale, è l’inizio di un processo di valorizzazione che ci porterà entro l’anno a restituire con forza il messaggio di Lucio Amelio. Un dialogo costante tra passato, presente e futuro per ricostruire una relazione imperitura con l’arte internazionale», ha dichiarato Maffei.
Il nuovo allestimento sarà inaugurato da Terremoto in Palazzo, opera Joseph Beuys, manifesto dell’intera Collezione Terrae Motus, assemblata con mobili e altri elementi recuperati dai luoghi colpiti dal terremoto. L’installazione troverà posto nella Sala degli Alabardieri. Il percorso proseguirà con il Vesuvius Circle di Richard Long nella Sala del Trono e con le opere, tra gli altri, di Luigi Ontani e Giovanni Pisani negli ambienti dei corridoi solo di recente riscoperti, di Giulio Paolini nelle stanze decorate del Settecento, di Julian Opie nella Biblioteca Palatina, di Mimmo Paladino nella Sala delle Battaglie della collezione Farnese, di Nino Longobardi nella sala Filippo V, di Robert Rauschenberg nella Sala delle Allegorie. La conclusione di questo percorso in cui le epoche, gli eventi, gli stili e le voci si sovrappongono, si concluderà con il Fate Presto di Andy Warhol, una delle opere più forti della Collezione, che il Maestro della Pop Art realizzò riprendendo il titolo del giornalista Roberto Ciuni, riportato in prima pagina sul Mattino del 26 novembre 1980. Un messaggio che, ancora oggi, non ha smesso di parlare.
In attesa di poter riaprire le sue porte al pubblico e di fruire di Terrae Motus dal vivo, la Reggia di Caserta dedicherà il prossimo week end e l’intera settimana successiva alla mostra per svelarne, giorno dopo giorno, i dettagli. Le opere, la loro collocazione e alcune personalità del mondo dell’arte e della cultura che hanno negli anni contribuito alla lettura, alla conoscenza e alla storia di questo patrimonio, saranno protagonisti di una serie di attività sui canali social e sul sito internet istituzionale. Sabato, alle 10:50, Tiziana Maffei, Angela Tecce e Tomas Arana, attore e artista americano formatosi nella galleria di Amelio, saranno ospiti nella trasmissione A3 Il formato dell’Arte, su Rai Radio 3.
Il 23 novembre, alle 13, la Reggia di Caserta presenterà gli scatti dell’Archivio Fotografico del Museo Archeologico Nazionale di Napoli che, per la ricorrenza, presenta on line la mostra “19.34/ Quaranta anni dopo/La storia in presa diretta”. Il MANN proporrà sui suoi canali social alcune immagini del nuovo allestimento di Terrae Motus.
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