Sono passati 24 anni da quell’11 aprile del 1997: quel venerdì sera, un incendiò divampò nella Cappella del Guarini, tra le opere architettoniche più iconiche del barocco, compresa tra il Duomo di Torino e Palazzo Reale, conosciuta anche come la Cappella della Sacra Sindone. Le fiamme furono provocate da un corto circuito nel cantiere di restauro e si propagarono rapidamente ma fu grazie al pronto intervento di un Vigile del Fuoco che la reliquia, conservata in una teca antiproiettile e comunque non nella zona immediatamente interessata dall’incendio, fu salvata. Ma per la Cappella, purtroppo, i danni furono invece ingenti. Oggi, però, si celebra la conclusione dell’ultima fase dei restauri, che hanno interessato l’altare di Antonio Bertola che, quindi, ritornerà nel percorso di visita dei Musei Reali.
Commissionata dal duca Carlo Emanuele II di Savoia per ospitare la Sacra Sindone, reliquia acquistata dalla famiglia sabauda nel 1453, la Cappella aveva riaperto al pubblico già nel settembre del 2018 e la restituzione del monumento alla comunità viene completata con l’altare. Una notizia di una riapertura ancora più gradita, considerando l’attuale momento storico. A causa delle restrizioni dovuto alla pandemia, la Cappella non potrà comunque essere visitata ma, dal 31 marzo al 7 aprile, sarà possibile rifarsi almeno gli occhi. Infatti, in via straordinaria, il grande finestrone della Cappella verrà aperto, per consentire uno scorcio prospettico sull’altare e sul monumento nel suo insieme dalla navata del Duomo.
L’altare della Cappella della Sindone fu invece commissionato dal duca di Savoia Vittorio Amedeo II e progettato dall’ingegnere e matematico Antonio Bertola, tra il 1688 e il 1694, proprio per accogliere la Santa Sindone, conservata nell’urna centrale dal 1694 al 1993. Il suo impianto si adatta alla forma circolare della Cappella e presenta due fronti, uno rivolto verso il Palazzo Reale e l’altro verso la Cattedrale. Simile a un gigantesco reliquiario, l’altare è in marmo nero di Frabosa, arricchito da decorazioni e sculture in legno dorato che risplendono nella penombra dell’aula centrale. Benché non si conoscano i disegni di questo progetto, è molto probabile che la struttura rifletta il pensiero scenografico di Guarino Guarini, il prete-architetto che, dopo varie vicissitudini, realizzò il progetto definitivo della Cappella, apprezzatissima anche dai suoi contemporanei per i mirabili effetti ottici e luministici.
Cofinanziati dal Ministero della cultura con il progetto Art Bonus 2018, dalla Fondazione Compagnia di San Paolo e dalla raccolta della Fondazione La Stampa-Specchio dei Tempi, i lavori hanno permesso di restaurare l’opera che era stata profondamente danneggiata dalle fiamme. L’intervento di restauro, affidato al Consorzio San Luca di Torino, progettato e diretto dall’architetto Marina Feroggio con la restauratrice Tiziana Sandri e gli storici dell’arte Franco Gualano e Lorenza Santa dei Musei Reali, restituisce all’altare la sua immagine architettonica.
Sono state restaurate e integrate le parti lapidee e quelle lignee, e ricollocati nella loro posizione originaria gli apparati decorativi scultorei, scampati all’incendio in quanto ricoverati nell’attigua Sacrestia. In ultimo, sono stati ricollocati gli arredi sacri. A completamento, si sono ricostruite anche le balaustre in legno dorato dei tre coretti della Cappella, anch’esse completamente distrutte dall’incendio.
Nel 2017, utilizzando gli elementi architettonici originali recuperati dall’incendio, Giulio Paolini realizzò Pietre Preziose, installazione installata nell’ambito dell’intervento di riqualificazione del Boschetto dei Giardini Reali, altro simbolo di Torino.
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