Se la cultura sembra essere scomparsa dai DPCM, con i musei che continueranno a rimanere chiusi almeno fino al 15 gennaio 2020, come da Decreto firmato dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte il 3 dicembre, non si può dire che nelle alte sfere europee la situazione sia tanto più rosea. Nell’ambito del programma Next Generation EU da circa 750 miliardi di euro, che dovrebbe essere approvato entro il primo gennaio 2021, verranno infatti stanziati circa 2,8 miliardi di euro dedicati specificamente alla ripresa del settore culturale, per il programma Europa Creativa. Si tratta di poca, pochissima cosa, rispetto all’intera manovra monstre che, nel complesso dei tanti programmi e bilanci, tra cui Recovery Fund e MES – Meccanismo Europeo di Stabilità, muoverà circa 1.800 miliardi di euro, nel periodo 2021-2027.
Per avere una idea, il budget a disposizione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo targato Dario Franceschini nel 2020 è stato di poco meno di 2 miliardi di euro. Cifra che, per di più, sarà destinata a diminuire nel 2021 e nel 2022, con un budget, rispettivamente, di 1.702.997.019 e 1.662.332.076 euro.
In Germania, invece, si seguirà una tendenza inversa, con il budget per il 2021 che vede un lieve ma significativo aumento, da poco meno di un miliardo di euro a 2,1 miliardi. «Investiamo nelle infrastrutture culturali tedesche e orientiamo il nostro sguardo verso il futuro», ha affermato il ministro della Cultura Monika Grüttters. «Questo forte impegno del parlamento nei confronti della cultura è un segnale importante in questi tempi difficili». Le cifre sono decisamente più alte in Francia, dove il budget a disposizione del Ministero guidato da Franck Riester ammonta a circa 3,4 miliardi di euro ai quali, secondo la peculiare governance francese – un modello al quale molti omologhi ministeri europei aspirano –, sono da aggiungere anche i contributi delle amministrazioni locali, delle Regions e dei Departements, per un totale “spurio” di più di 7 miliardi di euro.
Insomma, nel bilancio del piano di ripresa sul quale Parlamento e Consiglio europeo stanno trovando l’accordo, nonostante le opposizioni dei sovranisti di Polonia e Ungheria, non si può certo dire che la cultura occupi un posto di rilievo. D’altra parte, non è che prima dell’emergenza Covid le cose andassero tanto meglio. Il budget stanziato da Europa Creativa, il programma dell’Unione europea dedicato alla cultura e all’audiovisivo, per gli anni 2014-2020, ammontava a 1,46 miliardi di euro, tra i programmi di spesa più piccoli dell’UE, precisamente lo 0,08% della spesa totale. Per il 2021-2027, i fondi messi in campo da Ursula von der Leyen sarebbero cresciuti di poco, arrivando a 1,52 miliardi. La mossa non era andata giù ai vari Ministri e nemmeno a Franceschini che, insieme a Grütters, già alcuni mesi fa, aveva espressamente richiesto «Un’azione comune per aumentare le risorse a favore della cultura nel bilancio europeo e arrivare almeno al raddoppio dei fondi per il programma Europa Creativa».
E, a quanto pare, le richieste sono state esaudite, con uno stanziamento arrivato a 2,8 miliardi di euro. Risorse che dovrebbero far respirare i circa 12 milioni di cittadini europei impiegati nel settore della cultura. «È proprio in questi tempi difficili che abbiamo bisogno di incoraggiamento e di fiducia per la cultura in Europa», ha dichiarato Grütters. Soddisfazione anche per Sabine Verheyen, presidente della commissione cultura e istruzione al Parlamento europeo. Intendiamoci, questa cifra, pur raddoppiata, tradotta in percentuale significa lo 0,2% circa delle risorse complessive di Next Generation EU. Dunque, siamo di fronte alla più classica delle vittorie di Pirro? Non possiamo ancora dirlo.
Bisogna considerare che i circa 750 miliardi di euro miliardi di euro in prestiti e sovvenzioni di Next Generation EU, andranno non solo a risanare i bilanci dei Paesi devastati dal Covid-19 ma anche a incrementarne lo sviluppo, favorendo in particolare la transizione al digitale e alla green economy. Secondo i calcoli, intervenendo in questi settori, la manovra potrebbe incrementare del 2% il prodotto interno lordo e creare 2 milioni di posti di lavoro. Creando un effetto domino che dovrebbe avere ripercussioni positive anche sul settore della cultura.
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