A Firenze, riaprirà le porte al pubblico il 19 gennaio 2024 il Complesso di Orsanmichele, presentandosi in una veste totalmente rinnovata, dopo 400 giorni totali di chiusura: il museo era chiuso dal 12 dicembre 2022, la chiesa dal 16 gennaio 2023. I lavori di restauro, messa in sicurezza, riallestimento del museo e miglioria degli accessi, hanno previsto un investimento complessivo di1.135.026,43 euro. Promosso dal MIC – Ministero della Cultura, il progetto rientra nell’ambito dei Grandi Progetti Beni Culturali ed è stato firmato dagli studi Map Architetti e Natalini Architetti. Ritorna quindi fruibile, dopo poco più di un anno, lo storico complesso che è parte integrante del gruppo statale dei Musei del Bargello, diretto fino a oggi da Paola D’Agostino.
La storia di Orsanmichele è lunghissima e attraversa molti ambiti. Nel IX secolo, in quell’area si trovava un oratorio dedicato a San Michele circondato da un giardino, quindi, nel 1284, Arnolfo di Cambio vi costruì una grande loggia adibita al commercio, dove, nel 1290, fu affrescata un’immagine della Madonna. La cosiddetta “Vergine del Grano” doveva rivelarsi foriera di miracoli e presto si costituì una confraternita che ne diffondeva il culto. Da quel momento inizia la doppia vita di Orsanmichele: luogo di commercio e di preghiera. Dopo un incendio nel 1330, nel 1337 si avviò un nuovo cantiere in cui prendeva forma la struttura che ancora oggi possiamo ammirare.
Una delle caratteristiche che ha reso immortale la bellezza di Orsanmichele è la presenza delle 14 nicchie sulle sue facciate, ciascuna “abitata” dalla statua di uno o più santi. Le nicchie, volute dalle Arti fiorentine si popolano negli anni di capolavori firmati da più importanti artisti del Quattrocento fiorentino. All’interno della chiesa, un altro grande artista, Andrea di Cione detto l’Orcagna, dà vita ad un maestoso tabernacolo. Un’architettura imponente che, come uno scrigno prezioso, racchiude la Madonna delle Grazie dipinta da Bernardo Daddi.
Dalla Signoria al Granducato, fino alla Repubblica italiana, passando per gli anni duri del fascismo e della guerra: un momento, quest’ultimo, molto delicato. Si temono i bombardamenti e le statue vengono spostate dalle nicchie in un luogo sicuro, per poi tornare ai loro posti una volta terminato il conflitto. Nel frattempo, il salone al primo piano diventa la sede dove dare pubblica lettura della Divina Commedia, a cura della Società Dantesca Italiana. E negli anni ’60, in occasione del settimo centenario dalla nascita del Sommo Poeta, arriva il momento di nuovi e strutturali lavori che prevedono, tra le altre cose, la costruzione di una moderna scala di collegamento tra il primo e il secondo piano progettata dallo studio Archizoom.
Negli anni ‘80, per i rischi derivanti dall’inquinamento, le grandi statue vengono tolte dalle nicchie, restaurate, sostituite da copie e trasferite al primo piano del palazzo nella grande sala espositiva che, allestita secondo il progetto di Paola Grifoni, diviene il museo delle sculture di Orsanmichele, aperto al pubblico per la prima volta nel 1996.
Il Museo Nazionale del Bargello ha sede nell’antico Palazzo del Podestà di Firenze che, con regio decreto del 22 giugno 1865, diveniva il primo Museo Nazionale italiano dedicato alle arti del Medioevo e del Rinascimento. Nel 2005 la chiesa e il museo di Orsanmichele vengono affidati per decreto ministeriale alla gestione della Soprintendenza per il Polo Museale Fiorentino. Nel 2015, Con la riforma voluta dall’allora Ministro della Cultura Dario Franceschini, il Museo del Bargello venne dotato di autonomia e individuato come capofila di altri istituti museali fiorentini afferenti: Museo delle Cappelle Medicee, Museo di Palazzo Davanzati – Museo dell’Antica Casa fiorentina, Museo di Casa Martelli e, appunto, Museo di Orsanmichele.
La presentazione dei lavori alla stampa è stata anche l’occasione per tirare un bilancio. «Sono particolarmente felice di chiudere i miei otto anni di mandato con la restituzione alla città di Firenze del complesso monumentale di Orsanmichele, che rappresenta il fulcro della vita civile e religiosa di Firenze, la sua storia e l’orgoglio delle corporazioni», ha dichiarato il direttore uscente dei Musei del Bargello, Paola D’Agostino, che ha rimarcato l’intenso dialogo intessuto la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della città Firenze e delle province di Prato e Pistoia, il costante rapporto con la Regione Toscana, con il Comune di Firenze, con la Curia.
«Sono fiera che il Ministero della Cultura abbia investito dei fondi straordinari e che abbia compreso il senso e l’importanza di un complesso statale che è non solo la memoria storica delle eccellenze artistiche fiorentine, ma anche della nostra identità nazionale perché è proprio qui che alla fine dell’Ottocento si scelse di tenere le Lecturae Dantis della Società Dantesca. Desidero ringraziare tutti coloro che in questi otto anni hanno dialogato con me e soprattutto il personale che presta servizio ai Musei del Bargello, che non si è mai risparmiato per chiudere anche questo cantiere in tempi così brevi».
Il sindaco di Firenze, Dario Nardella, ha anticipato anche la notizia del prolungamento degli orari di apertura, mentre la Soprintendente Antonella Ranaldi ha fatto riferimento alla missione «Civica» di questa «Chiesa particolare» che, nella sua lunga vita, «Ha ospitato funzioni miste, chiesa, granaio, archivio, museo».
Nel nuovo allestimento, le 13 statue originali esposte nel Museo, opera dei più grandi scultori del Rinascimento fiorentino ovvero Lorenzo Ghiberti (San Giovanni Battista, Santo Stefano e San Matteo), Donatello (San Marco e San Pietro), Nanni di Banco (Sant’Eligio, San Filippo, Quattro Santi Coronati), Andrea del Verrocchio (Incredulità di San Tommaso), Baccio da Montelupo (San Giovanni Evangelista), Giambologna (San Luca), accanto a quelle trecentesche Piero di Giovanni Tedesco (Madonna della Rosa) e Niccolò di Pietro Lamberti (San Giacomo Maggiore) tornano a interagire con il pubblico, come quando si trovavano nelle nicchie esterne e incrociavano lo sguardo dei passanti per le strade circostanti Orsanmichele.
Il progetto degli studi Map Architetti (arch. Tommaso Barni, arch. Giovanni Santini, arch. Anna Pescarolo) e Natalini Architetti (arch. Fabrizio Natalini) valorizza i tesori unici in chiesa e dà nuova vita alla fruibilità delle statue del primo piano da parte del pubblico. In chiesa gli architetti hanno lavorato sulle grandi bussole di accesso che incorniciano i portali in legno e sull’impianto di illuminazione, mentre nel museo sono state realizzate delle strutture che sollevano le sculture come se si trovassero su di un podio, incorniciandole con un fondale che ripropone la collocazione originaria nei tabernacoli esterni.
«In occasione della riapertura – ha spiegato Benedetta Matucci, curatrice del Museo di Orsanmichele – il pubblico potrà ammirare anche gli esiti di numerosi interventi conservativi e allestitivi, su dipinti murali, statue e paramenti lapidei, che restauratori e tecnici hanno condotto durante i mesi di chiusura, in un clima di fattiva collaborazione, idealmente paragonabile a quella che un tempo dovette animare le molte maestranze coinvolte nei lavori di edificazione del cantiere trecentesco, e con un comune sentimento di rispetto verso i capolavori di Orsanmichele».
Sono stati inoltre predisposti nuovi apparati didattici e una nuova brochure, a cura di Benedetta Matucci e Irene Parentini, dotati anche di collegamenti multimediali tramite qrcode, che rimandano a brevi video documentari sul Complesso di Orsanmichele.
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