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Suggestivi, iconici, pieni di storia, stratificati di eventi e anche perfettamente funzionali per ripararsi dalle intemperie. Insomma, passeggiando per Bologna, in molte occasioni abbiamo benedetto i portici e chi ebbe la sacrosanta idea di costruirli e, adesso, potrebbero prendersi una bel premio visto che il consiglio direttivo della Commissione nazionale italiana Unesco, presieduta da Franco Bernabè, ha ben pensato di candidarli alla Lista del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Una candidatura che parte sotto i migliori auspici, visto che avviene proprio in questi affollatissimi giorni di Art Week, durante i quali sicuramente beneficeremo in molte occasioni della loro amorevole protezione.
«Veramente una bella notizia per Bologna e per l’Italia. I portici sono straordinari e unici e sono sicuro che con la loro bellezza conquisteranno il mondo. Questa candidatura è motivo di orgoglio anche perché è nata grazie a una forte sinergia tra le istituzioni e la società civile ed è sentita e sostenuta da tutta la comunità bolognese», ha commentato il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini. Ma per adesso si tratta solo di una candidatura, il responso dell’Unesco si saprà nel 2021, durante la conferenza di Parigi.
«Un grande e meritato traguardo per Bologna, un risultato di tutta la città. Bologna, ancora una volta, ha saputo esprimere il suo carattere più profondo: la capacità di collaborare assieme e uniti per la nostra città. Ringrazio l’Amministrazione comunale, gli assessori impegnati in questo imponente lavoro e tutti gli uffici il cui apporto è stato e sarà determinante», ha dichiarato il sindaco, Virginio Merola.
Bologna, città di dotti, torri e portici, dal 1041
Il dossier presentato in sede di candidatura all’Unesco, ha messo in evidenza i portici di Bologna maggiore rilevanza culturale, in particolare, il portico di Santa Caterina, via Santo Stefano e la sua piazza, il Baraccano, via Galliera e via Manzoni, i portici del Pavaglione e di piazza Maggiore, via Zamboni, il portico della Certosa, piazza Cavour e via Farini, il quartiere Barca, l’edificio porticato del Mambo, strada Maggiore e il portico di San Luca, che è il portico più lungo al mondo, con 3.796 metri di lunghezza per 666 arcate.
Ma i portici rappresentano una delle immagini più conosciute e riconoscibili di Bologna, insieme alle torri. Nel centro storico, i portici percorrono più di 38 chilometri, che arrivano a 53, contando quelli fuoriporta. E dire che sorsero in maniera abusiva o se preferite spontanea, già nell’alto medioevo, almeno dal 1041, anno in cui risalgono le prime testimonianze scritte, per ampliare gli spazi abitativi privati sul suolo pubblico. La situazione cambiò nel 1288, quando il Comune, resosi evidentemente conto della bontà e dell’utilità della struttura – non solo per questioni meteorologiche ma anche per far fronte all’aumento di popolazione – ordinò espressamente la costruzione dei portici per tutte le case. Ma fu solo nel 1568, che i portici, prima principalmente in legno, furono convertiti in laterizio o pietra, assumendo l’aspetto che hanno oggi.
«La presentazione della candidatura dei portici di Bologna alla lista del patrimonio mondiale per il ciclo 2020-2021, approvata dal Consiglio direttivo della commissione, rappresenta la conclusione di un lavoro corale tra società civile e amministratori locali. La candidatura mette in evidenza il valore universale del portico come elemento architettonico, culturale e identitario», ha commentato Bernabè.