Sono passati sei anni da quando Andrea Bruciati ha preso la guida dell’Istituto autonomo Villa Adriana e Villa d’Este a Tivoli, patrimoni Unesco, 104 dipendenti, stabilmente al sesto posto tra i musei più visitati in Italia: la media nel periodo pre-pandemia è stata di oltre 700.000 mila ospiti annui. Proprio l’investimento sulle attività culturali di questi eccezionali monumenti, che vengono visitati per oltre il 60% da ospiti stranieri (l’Istituto è l’unico ad avere un sito web in ben 9 lingue), durante la “gestione Bruciati” è stato notevolmente ampliato e si è fatto ancora più inclusivo nel 2022, entrando in dialettica con la politica territoriale. Oltre all’offerta sul territorio, si è avviata una fitta attività progettuale ed espositiva che ha aperto la strada a nuove collaborazioni con istituzioni museali e culturali italiane e straniere. Come l’attuale mostra agli Uffizi sul dialogo fra i Niobidi fiorentini e quelli conservati presso il Santuario di Ercole Vincitore, il partenariato con il Museo Nazionale Romano per la mostra Umano troppo Umano che ha previsto un percorso espanso presso la sede di Palazzo Massimo e, non da ultimo, la personale di Luca Vitone, Eu Villa Adriana presso il Museo d’Arte Contemporanea di San Paolo in Brasile. A meno di due anni dalla scadenza del suo incarico, la nostra intervista a tutto tondo ad Andrea Bruciati sulla sua “rivoluzione” nelle VILLAE.
Che tipo di processo culturale di recupero e di reinterpretazione del paesaggio hai messo in atto in questi anni nella natura, negli spazi aperti e nel giardino storico?
«Ritengo che sviluppo sostenibile e sviluppo culturale sono idee strettamente correlate. Villa Adriana costituisce un frammento dell’antico agro romano, tanto caro agli intellettuali del Grand Tour: una porzione naturalistica intatta incorniciata dai suggestivi ruderi della villa imperiale. Questa simbiosi unica nel suo genere ha affascinato architetti e paesaggisti anche grazie all’uliveto secolare che la caratterizza, fondendosi in un equilibrio inimitabile contraddistinto da cultivar unici e da patriarchi della flora mediterranea. Qui, vengono poste in essere strategie di preservazione e promozione di un ecosistema dalle radici uniche, grazie alle quali stimolare idee innovative per soluzioni di futuro sostenibili. Accanto alla produzione dell’oramai noto olio di Adriano (Olea Hadriani), vi è anche una ricchezza faunistica, infatti gli operatori sono abituati agli incontri con istrici, tassi, cinghiali e volpi».
Per il vostro Istituto la valorizzazione di un territorio passa imprescindibilmente attraverso valori etici condivisi?
«Sì. Le VILLAE sono intese quale catalizzatore della riflessione e motore dell’azione comune per il paesaggio, il patrimonio culturale e, non da ultimo, la qualità della vita della popolazione residente. La diversificazione dell’offerta di un territorio rientra in un sistema turistico integrato che completa l’essenza del viaggio di un visitatore e la percezione completa di un territorio. La costruzione delle identità sociali si fonda, in maniere e intensità diverse, sul patrimonio storico – territoriale ereditato – quello stesso che la forza della trasformazione sta cancellando inesorabilmente. La perdita di biodiversità lede gli equilibri degli ecosistemi, una situazione a cui si aggiunge la preoccupante perdita di impollinatori. Per sostenere il Parco Archeologico di Villa Adriana, nel cui habitat coabitano fitte formazioni vegetali di graminacee, abbiamo adottato misure di conservazione della biodiversità, della rete ecologica e di tutela del paesaggio rurale, attraversoregolamentazione e interventi di controllo ovvero gestione della vegetazione spontanea arborea, arbustiva ed erbacea, in modo che sia evitato taglio, sfalcio, trinciatura, incendio, diserbo chimico, lavorazioni superficiali del terreno, questo soprattutto durante il periodo riproduttivo dell’avifauna.Tutto ciò fa sì che si mantenga un equilibrio naturale dell’intero sito, inteso quale paesaggio preservato dalla speculazione e testimone del valore paesaggistico dell’intero territorio alle porte di Roma. Il Giardino storico di Villa d’Este necessita invece di un approccio globale che tenga conto, in una prospettiva diacronica, delle linee generali di elaborazione del progetto, dell’articolazione dei differenti elementi che lo compongono e della loro evoluzione nel tempo. Siamo dinanzi al meccanismo raffinatissimo di un orologio perfetto, che necessita di una lavorazione e cura mossa per interventi minuziosi, altamente specializzati, dove ogni dettaglio ha un valore imprescindibile nell’economia e nell’equilibrio del giardino».
Quali modalità di fruizione e rapporto con il bene culturale, basate sulla prossimità, il senso di appartenenza e la frequentazione assidua hai introdotto e con quali risultati?
«In un periodo storico come quello attuale, è nata una proposta promozionale che punta a soddisfare il desiderio diffuso di socialità e coinvolgimento. Dal 16 dicembre 2021 è stato infatti attivato VILLAE365, un abbonamento annuale, valido 12 mesi dal primo utilizzo, con ingressi illimitati ai siti del circuito Villa Adriana, Villa d’Este, Santuario di Ercole Vincitore, Mensa Ponderaria e Mausoleo dei Plautii. La proposta si inserisce nel contesto di un ripensamento globale dell’esperienza di visita, che punta a creare una comunità attiva e partecipe intorno all’Istituto Villa Adriana e Villa d’Este e alla sua offerta culturale. Vogliamo garantire una fruizione più diffusa e consapevole da godere in ogni momento dell’anno, perché il fascino delle VILLAE muta sensibilmente nell’ambito dei cicli stagionali.Una card volta anche al benessere psicofisico dei residenti, dei giovani, di tutti, nella consapevolezza del ruolo simbolico che le VILLAE rivestono rispetto al territorio quali attrattori culturali e promotori di bellezza. Inoltre, abbiamo fatto dell’attività espositiva e convegnistica il fondamento della nostra attività e intendiamo, in una logica di democrazia della cultura, facilitare l’accesso e la partecipazione. Si tratta per i nostri visitatori, effettivi e potenziali, di un dono che speriamo sia condiviso e disseminato per radicare l’esperienza delle VILLAE in un pubblico ancora più vasto».
Quali sono i progetti espositivi in corso?
«Villa Adriana a Tivoli ospita, fino al 5 novembre, la mostra Antinoo disparu: memorie di un desiderio, un’inedita esposizione suddivisa in due momenti per ordine cronologico e progettuale, che vuole rendere omaggio a 100 anni dalla sua morte a Marcel Proust. Il progetto è ispirato alla figura di Antinoo, di cui attualmente non esistono opere nel sito. Il palinsesto narrativo si snoda sull’accostamento di disegni di Filippo de Pisis (Ferrara 1896 – Milano 1956) che ritraggono giovani sopiti o dormienti, e si connota per il suo immanentismo, una sorta di inno al qui ed ora che guarda però ai grandi nudi della storia dell’arte, assecondato da una rappresentazione stilistica quasi stenografica. Affini sono le opere fotografiche di Wilhelm von Gloeden (Wismar 1856 – Taormina 1931) e Wilhelm von Plüschow (Wismar 1852 – Berlino 1930), due fotografi tedeschi che, attratti dalla vena esotica di un’Italia solare all’albumina, si specializzano nei ritratti arcadici dove i ruderi sono set cinematografici ante-litteram del mito. L’intento è di invitare a riflettere sulla falsariga della Yourcenar, sollecitando un confronto, una diversa condizione temporale, fatta di contaminazioni e stratificazioni, ma anche felice laboratorio di verifica della potenza rigeneratrice dell’arte contemporanea. La mostra poi è una sorta di progetto in cui il tempo diviene matrice progettuale perché si alterneranno opere diverse durante l’intero arco di durata, diventando essa stessa cangiante e testimone del tempo che scorre e delle diverse prospettive gnoseologiche che questo comporta. Apre al pubblico il 6 luglio presso Villa d’Este – con un’anticipazione già dal 22 giugno al Santuario di Ercole Vincitore e a Villa Adriana – l’esposizione Artificialia et Mirabilia, dialogo fra le collezioni dell’Istituto, stimolato dal Piano per l’Arte Contemporanea2021 (PAC2021). Nella prima giornata di apertura alle ore 11.00 a Villa d’Este i quattro artisti coinvolti nel progetto, Gianni Caravaggio (Rocca San Giovanni, 1968), Francesco De Grandi (Palermo, 1968), Andrea Mastrovito (Bergamo, 1978) e Luca Trevisani (Verona, 1979) incontrano il pubblico per raccontare l’evoluzione delle loro ricerche, contestualizzate nel rapporto con il patrimonio culturale delle VILLÆ. Il progetto prevede focus dedicati alle singole opere contemporanee, accanto a reperti delle collezioni permanenti dell’Istituto conservate nei Mouseia di Villa Adriana, nell’Antiquarium del Santuario di Ercole Vincitore e nei cospicui depositi presenti nei diversi siti, al centro di costanti iniziative di valorizzazione che trovano, al contempo, sintesi e stimolo nell’esposizione Artificialia et mirabilia. Compito primario delle recenti acquisizioni del PAC2021 è contribuire a rinnovare e vivificare la complessa stratificazione culturale dei luoghi storici e il rapporto osmotico di essi con il paesaggio. L’inserimento di opere dal linguaggio contemporaneo nelle collezioni storiche facilita il rapporto con le radici antropologiche che l’Istituto rappresenta, radici sincretiche che sono anche le fondamenta della cultura occidentale».
La costituzione di una collezione d’arte contemporanea è per le VILLÆ uno degli ambiti di intervento più significativi?
«È un’attività fondamentale per sostenere il costruttivo dialogo tra passato e presente e la proficua contaminazione tra siti antichi e pensiero contemporaneo, tratto identitario dell’Istituto. La nuova collezione sarà dal 2023 tra i protagonisti della programmazione delle VILLÆ».
Quali mostre del contemporaneo hai realizzato e con quale risposta del pubblico?
«I nostri progetti espositivi nascono sempre secondo una sensibilità contemporanea anche se il mondo degli addetti non è sempre così attento nel coglierli. Al contrario di quella che è oramai una moda, mi pongo metodologicamente in maniera antitetica rispetto a chi dall’antico compila una antologia iconografica sino ai nostri giorni: io parto da problematiche cogenti che possono interessare il nostro futuro prossimo e le applico dialetticamente con opere che ci possono offrire un tentativo di soluzione o semplicemente arricchirci di nuove testimonianze. Venendo al programma espositivo questo è stato avviato con la mostra E dimmi che non vuoi morire. Il mito di Niobe(Santuario di Ercole Vincitore, 6 luglio-24 settembre 2018) per conferire all’apertura della Villa di Mecenate quel ruolo protagonista di cerniera antropologica fra il territorio e l’Istituto. L’intento è pertanto stato quello di narrare la vicenda di Niobe, cantata dal poeta latino Ovidio nelle Metamorfosi, e le sue diverse declinazioni maturate nel tempo, fino alla stretta naturalità (Kiki Smith e Vanessa Beecroft fra le altre). Il racconto è partito da un gruppo scultoreo antico scoperto nel 2012 ed esposto per la prima volta al pubblico, dopo complesse operazioni di restauro. Il progetto ha tuttavia riunito opere che andavano dall’antichità all’età contemporanea, proponendo un viaggio visivo ed immaginifico attraverso il mito e i suoi significati, seguendo anzitutto il fil rouge della tracotanza di Niobe e dell’implacabile punizione che ne consegue, ma non tralasciando il tema universale del dolore materno. Le stanze di Ferenc (17 dicembre 2018-17 febbraio 2019), mostra che presenta 14 proposte artistiche finalizzate a valorizzare l’appartamento che ha ospitato presso Villa d’Este per lunghi periodi il musicista Ferenc Liszt (1811 – 1886), di cui si conserva uno studiolo, intimo e romantico, rivestito dell’originaria tappezzeria ottocentesca dal raffinato ramage floreale. Il progetto è in assoluto il primo in Italia a indagare le potenzialità espressive della carta da parati nel XXI secolo, un medium ingiustamente ritenuto privo di appeal e secondario secondo il pregiudizio dei più, ma che ora torna all’attenzione in un contesto, quale quello estense, assoluto nel rappresentare l’essenza della bellezza e il suo senso del meraviglioso. Con questa iniziativa, l’Istituto ha l’obiettivo di promuovere la ricerca e l’espressione artistica contemporanea, dialogando con la tradizione, innovandola dal suo interno e interrogandone le basi fondative. Le stanze di Ferenc ha presentato pertanto i progetti selezionati più significativi e rappresentativi tra le oltre 80 proposte di matrice artistica ideate per essere riprodotte su carta da parati, pervenute nell’ambito di un bando internazionale indetto nel mese di aprile 2018. Il bando, che ha avuto per sua stessa natura una inedita conformazione trasversale, ha richiamato l’interesse di un nutrito gruppo di professionisti – fra artisti, architetti, decoratori d’interni e gruppi creativi – che hanno effettuato un sopralluogo per meglio interrogare il contesto ambientale. Nel 2019, la mostra EVA vs EVA: la duplice valenza del femminile nell’immaginario occidentale strutturata per indagare e scandagliare la figura femminile, il ruolo della donna e il “senso del femmineo” nella cultura occidentale dall’antichità classica al contemporaneo. Si è inteso così fare ricerca su questioni di ordine antropologico e socio-culturale, come la visione della donna e la polarizzazione del ruolo e dell’immagine femminile nel corso del tempo, sino al contemporaneo. L’iniziativa è stata organizzata in sinergia tra l’Istituto Villa Adriana e Villa d’Este, il Parco archeologico di Pompei e il Museo Nazionale Romano».
Meraviglie contemporanee con un cuore antico, con la tua direzione hai fatto in modo che VILLÆ siano oramai intese come un grande museo diffuso…
«In quest’ottica, lo scorso anno i siti di Villa d’Este, Villa Adriana e Santuario di Ercole Vincitore hanno ospitato diverse esposizioni temporanee caratterizzate dal dialogo continuo, e oramai metodologicamente caratterizzante, fra le nostre radici classiche e le emergenze contemporanee, riscuotendo, anche in questo caso, un successo di pubblico inatteso: Vita nova: arte in Italia alla luce del nuovo millennio, articolato progetto espositivo ideato per celebrare i 700 anni dalla morte di Dante, apprezzato da oltre 220.000 visitatori dei due siti UNESCO; Le ossa della madre: Nicola Samorì, a Villa d’Este con quasi 60.000 ingressi; Umano troppo Umano: l’incontro fra il divino e l’umano per una diversa antropologia, nei tre siti principali con un numero di circa 270.000 ospiti e, infine, il format The CircularInstitute al Santuario di Ercole Vincitore con più di 47.000 fruitori. Anche quest’anno le mostre sono il volano della valorizzazione dell’Istituto. Inaugurata il 7 dicembre scorso, è proseguita fino al 4 giugno a Villa d’Este Theatra Mundi: Pino Pascali, innovatore multiforme e poliedrico interprete, che in meno di cinque anni ha lasciato un segno profondo nell’arte contemporanea occidentale. Insieme alla personale I vinti di Davide Serpetti al Santuario di Ercole Vincitore rimasta aperta fino al 10 aprile».
L’Istituto autonomo Villa Adriana e Villa d’Este ha inoltre presentato in programma una fitta serie di eventi…
«Sì. La programmazione ha riguardato tutte le sedi, ciascuna portatrice della sua specificità culturale e identitaria, coinvolgendo attivamente tutte le figure professionali presenti, in una prospettiva aperta e condivisa, che è uno dei tratti caratterizzanti il lavoro dell’Istituto. In quest’ottica si inserisce il ciclo di conferenze (svolte tra gennaio e febbraio 2019) tenute dall’artista Nicola Verlato che ha indagato temi e tematiche della storia dell’arte, attraverso un approccio “interno” declinato con la sensibilità propria dell’artista, offrendo così percorsi eccentrici e letture non convenzionali dell’arte. Un’altra iniziativa legata al progetto Level 0, offre agli artisti presenti in fiera ad ArtVerona un’occasione di supporto e visibilità da parte dei principali musei italiani. I direttori coinvolti si impegnano infatti a promuovere gli artisti selezionati all’interno della loro programmazione».
Tu dirigi un istituto dotato di “autonomia speciale”. Cosa manca, a tuo avviso, per rendere ancora più efficace la figura del direttore-manager?
«La premessa dalla quale iniziare è che Turismo, Arte e Cultura definiscono già l’icona dell’Italia: un dato di fatto dal quale partire, non un obiettivo da raggiungere. La necessità è quella di una nuova governance strategica e di uno sviluppo sostenibile per la valorizzazione turistica di un comparto molto complesso e frammentato, come quello culturale. Sviluppo e sostenibilità: sono termini inscindibili. Non si può dare sostenibilità nella decrescita: Sostantivo e attributo devono andare, per forza, insieme».
VILLAE ha aderito alla Destination Manager Organization (DMO). Di cosa si tratta esattamente e quali sono gli obiettivi di questa adesione?
«Per D.M.O. si intendono organismi di natura pubblica o pubblica-privata, come nel caso di Tivoli e Valle dell’Aniene, responsabili del management e del marketing mediante la gestione coordinata di tutti gli elementi che compongono una destinazione (attrattori, imprese, accesso, marketing, risorse umane, immagine e prezzi) che adotta un approccio strategico tra loro entità molto diverse per una sua migliore gestione, per promuovere, commercializzare e gestire flussi turistici, coinvolgendo tutti gli attori operanti sul territorio nonché per svolgere attività di marketing attraverso portali e siti web. Il nostro obiettivo è quello di avviare un processo per la formazione di un’idea organica della “destinazione turistica”, che contempli un’area vasta, composta da una molteplicità di territori e di peculiarità attrattive. Il vero punto di forza di questo progetto è stato il percorso condiviso con tutte le associazioni, gli operatori della filiera turistica e i portatori d’interesse».
Cosa vuol dire lavorare ogni giorno in un luogo tanto carico di bellezza e storia?
«Dal punto di vista psicologico, deve essere sopraggiunto anche un evidente richiamo dal subconscio che mi ha condotto in questi luoghi. Forse l’attrazione, la bramosia di impossessarmi idealmente della bellezza dell’Arte e della sua immortalità, per appagare così una mia naturale e sensibile predisposizione, sia estetica che concettuale, al bello. Credo che questi luoghi siano per me come una sorta di assuefazione e mi piace pensarmi come uno spacciatore di bellezza in un mondo che sta perdendo questa qualità».
A livello di staff e di budget quale è la situazione con la quale ti stai confrontando?
«L’Istituto dispone di 104 dipendenti tra funzionari (archeologi, storici dell’arte, architetti, archivisti, bibliotecari, amministrativi, restauratori, promozione e comunicazione), assistenti tecnici, assistenti amministrativi, assistenti alla fruizione, accoglienza e vigilanza. L’Istituto è un museo di livello dirigenziale non generale di rilevante interessenazionale. L’autonomia si esplica sul piano scientifico, finanziario, contabile e organizzativo».
Quanto ti manca alla scadenza del tuo incarico? Un sogno che vorresti realizzare prima della scadenza dell’incarico?
«Meno di due anni dalla scadenza: sogni ovviamente tanti anche perché riesco a realizzarne solo il 10%. Certo un dispositivo museografico che si traduce in un viale costeggiato di statue antiche (Passeggiata del Cardinale) in parallelo al deposito aperto delle Cento Camerelle di Villa Adriana e non da ultimo riportare l’acqua dove non esiste o funziona più: dalla Villa d’acqua di Adriano (Peschiera, wadi Cento Camerelle, cascata d’acqua al Serapeo), a Villa d’Este (Fontana di Proserpina, della Civetta, Scalinata dei Bollori), alle cascatelle della Villa di Mecenate fino alla vista dal Mausoleo dei Plautii sul paesaggio dell’Aniene. Tutte rimarranno solo utopie ma solo con l’immaginazione si possono costruire ipotesi di futuro».
La critica alla tua “rivoluzione” in VILLAE che ti ha fatto più male?
«Essere classificato secondo due coordinate spazio temporali quando ti muovi e agisci in diagonale, concependo l’Arte come frutto di un equilibrio ma sempre in tensione. Il mio dovere è quello di potenziare e aggiornare la bellezza straordinaria di questi luoghi, facendo respirare e vivere la cultura, parlando così anche alla nostra conoscenza emotiva: mentalità calcificate e retrive sono corpi estranei rispetto all’eccezionalità con cui ti confronti ogni giorno».
Qual è la tua giornata tipo?
«Lavoro h24 e mi dedico completamente alla cura di tanta bellezza: una sorta di missione quasi messianica ma non puoi che operare in maniera sovrannaturale in un contesto edenico».
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rappresento gli ARTIST for PEACE by UNESCO
quando nel 2005 proposi loro di esibirsi a Villa Adriana, mi risposero che non era abbastanza importante, con il Ministero degli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale offrii il TEATRO dell'OPERA di ROMA, 23 Maggio 2005
oggi mi complimento con il Direttore Andrea Bruciati
ritengo Villa Adriana il simbolo della BELLEZZA ed il territorio il migliore palcoscenico del mondo, personalmente ho presentato un documentario in Cina, entrato nella storia fra i siti ITALIA-CINA-UNESCO
Roma è gemellata con Pechino da oltre 20 anni, vogliamo gemellare VILLA ADRIANA con un sito UNESCO CINESE?
oggi il numero dei siti è paritario fra Cina ed Italia riconosciuti dall'UNESCO, ed il Presidente Xi Jinping responsabile dell'EDUCAZIONE UNESCO in CINA, già alle elementari in Cina ha introdotto il Rinascimento