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Le vetrate di Notre Dame di Parigi in asta da Sotheby’s: le autorità indagano
Beni culturali
di redazione
Il cantiere per la ricostruzione e la messa in sicurezza di Notre Dame, a Parigi, colpita dall’incendio del 15 aprile 2019, prosegue secondo i tempo stabiliti. La nuova guglia potrebbe essere visibile già a fine 2023, mentre la riapertura è in programma per il dicembre 2024. Ma in questi ultimi giorni, la cattedrale è finita al centro di un’altra questione. O meglio, due delle sue preziose vetrate che, nel 2015, furono messi in vendita da Sotheby’s a Parigi e battuti rispettivamente a 123mila euro e a 111mila euro, partendo da una stima di 60mila euro. Ma adesso le autorità francesi stanno indagando sulla legittimità dell’asta: l’ipotesi è che le vetrate potrebbero essere state trafugate dalla cattedrale nel 1862. La denuncia è stata presentata nelle prime settimane di settembre dall’associazione Lumiere sur le Patrimoine istituita a luglio proprio per fare luce su questa vicenda.
Le note del catalogo riconoscevano che i pezzi, tondi in vetro policromo, realizzati intorno al 1250 e di circa 40 centimetri di diametro, un tempo facevano parte del monumentale rosone del transetto nord della cattedrale, uno rappresentava un angelo ceroferario, l’altro un angelo portante un turibolo. I due pezzi furono smontati e sostituiti dall’architetto Eugène Viollet-le-Duc quando l’edificio fu restaurato, tra il 1845 e il 1864. A seguito della Rivoluzione, la cattedrale fu infatti abbandonata e depredata, al punto che si pensò addirittura di abbatterla. Fu grazie all’intervento del grande architetto, una delle figure più influenti dell’ambiente culturale dell’epoca, che si evitò il peggio. Viollet le Duc fece ripristinare l’intera struttura, compreso il suo famoso apparato scultoreo, facendo innalzare anche la guglia posta tra la navata principale e il transetto.
Secondo quanto emerso dalle ricerche di Lumiere sur le Patrimoine, i tondi delle vetrate furono rimossi ed è qui che inizia il mistero. Chi fu a decidere la rimozione e la sostituzione? A occuparsi delle vetrate, nel cantiere di Viollet-le-Duc a Notre-Dame, era Alfred Gérente. Secondo Sotheby’s, fu però Viollet-le-Duc a decidere di rimuovere i pezzi che, successivamente, furono venduti dal restauratore Edouard Didron tra il 1877 e il 1905, per riemergere solo 150 anni dopo, occultati in una vendita di dipinti, sculture e disegni. «In quel periodo, la cattedrale apparteneva allo Stato e lo era fin dalla Rivoluzione», ha detto il presidente di Lumiere sur le Patrimoine, Philippe Machicote, a Le Figaro. «Tutto ciò che ne venne prelevato nel XIX secolo era di fatto imprescrittibile e inalienabile».
Sotheby’s ha affermato di non essere stata contattata dall’associazione prima della presentazione della denuncia e ha negato qualsiasi responsabilità, sottolineando che una coppia di tondi simili si trova attualmente al Museo d’Arte e di Storia di Ginevra. Questi pezzi facevano parte della collezione di Gustave Revilliod. Un’altra vetrata, proveniente dal lato sud, lungo Senna, e rappresentante un’Annunciazione, si trova nel museo Mayer van den Bergh di Anversa. Secondo Machicote, però, questi casi rappresenterebbero una prova che, in quella fase, anche altre vetrate subirono un destino simile.
In una nota, Sotheby’s ha inoltre specificato di aver ottenuto tutte le autorizzazioni e i certificati di esportazione richiesti dalle autorità competenti, oltre ad aver informato gli esperti e i curatori dei musei. Secondo la legge francese di prelazione, lo Stato e i musei nazionali hanno il diritto di acquistare qualsiasi bene culturale prima che venga venduto al pubblico tramite asta o vendita privata.