Con l’arrivo dell’archivio di Carla Lonzi alla Fondazione Lelio e Lisli Basso di Roma, si apre un nuovo capitolo per la storia della critica d’arte e del femminismo in Italia. Autrice di testi fondamentali come Autoritratto, Sputiamo su Hegel e Taci anzi parla, Carla Lonzi è stata una figura rivoluzionaria nel panorama culturale italiano del Novecento, incrociando in modo unico arte e attivismo. Per anni, il suo archivio è stato affidato alla GNAM – Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, che lo aveva acquisito in affido temporaneo nel 2017 e dove è stato catalogato, digitalizzato e reso fruibile. Tornato al legittimo proprietario, Battista Lena, il figlio di Carla Lonzi, il fondo ha trovato quindi una nuova casa presso la Fondazione Basso.
Il trasferimento dell’archivio non è soltanto un evento di rilievo documentario, ma rappresenta anche la continuità di un legame famigliare e ideale: la sorella di Carla, Lidia Lonzi, era sposata con Carlo Basso, figlio di Lelio. Questo intreccio famigliare sottolinea la rilevanza della presenza di Carla Lonzi nella Fondazione, luogo che da decenni conserva memorie di figure che hanno contribuito a trasformare le culture politiche e dove il femminismo, come ha sottolineato il presidente della Fondazione, Franco Ippolito, «Costituisce il più originale e innovativo movimento che, a partire dagli anni Settanta, ha sfidato tutte le culture politiche».
Il fondo Carla Lonzi è composta da circa cinque metri lineari e comprende un vasto materiale: lettere, fotografie, diapositive, audiocassette, video e numerosi appunti e dattiloscritti, compresi quelli che testimoniano l’intenso impegno dell’autrice nel movimento femminista. L’ordinamento e l’inventariazione dell’Archivio Carla Lonzi presso la GNAM aveva preso avvio nel gennaio 2018 per volontà della Direttrice Collu e di Battista Lena. Una prima verifica fu condotta dalla filosofa Annarosa Buttarelli in collaborazione con la responsabile dell’Archivio Bioiconografico della Galleria Nazionale, Claudia Palma. Quindi, il lavoro di ordinamento e inventariazione, svolto da Marta Cardillo. Grazie al lavoro di digitalizzazione avviato dalla GNAM e alla collaborazione con Google Arts and Culture, l’archivio è stato reso accessibile, valorizzando una parte essenziale del pensiero lonziano.
La decisione della GNAM di restituire l’archivio Lonzi originariamente concesso in comodato, così come il fondo del regista e studioso Anton Giulio Bragaglia, aveva suscitato molte polemiche negli scorsi mesi. A lanciare una petizione per revocare tale decisione fu Ilaria Schiaffini, professoressa di Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Università Sapienza, mettendo in evidenza i rischi di «Smembramento di archivi cruciali» per la storia culturale italiana. Al centro del dibattito, il ruolo dei musei pubblici come “custodi” o semplici “contenitori” di archivi e opere. La GNAM, infatti, nella volontà della sua neodirettrice Renata Cristina Mazzantini, ha ribadito la necessità di ridurre il carico sui magazzini per ragioni economiche e di sicurezza, affermando che i musei pubblici «Non devono fungere da depositi di materiali privati».
Al di là delle polemiche, l’arrivo dell’Archivio Lonzi alla Fondazione Basso offre nuove prospettive di ricerca e di studio per chi vorrà addentrarsi nel pensiero di una delle figure più carismatiche della critica d’arte italiana e del movimento femminista. Nata a Firenze nel 1931 e scomparsa nel 1982, Carla Lonzi ha fatto della critica una missione personale, distanziandosi dalle istituzioni e proponendo un modello radicale di rapporto tra l’artista e il suo pubblico. Il suo saggio più iconico, Autoritratto, rappresenta un’esplorazione rivoluzionaria dell’identità artistica, una narrazione polifonica costruita direttamente dalle parole degli artisti con cui Lonzi instaurava una relazione empatica e autentica.
Ora, l’Archivio di Lonzi si inserisce in una collezione archivistica che, tra fondi di intellettuali, politici e attivisti, racconta le grandi trasformazioni della cultura italiana e internazionale. Situata in via della Dogana Vecchia, nel cuore storico di Roma, la Fondazione Basso vuole proporsi come un laboratorio attivo, per stimolare il dialogo e la riflessione su democrazia, diritti e movimenti sociali. L’archivio Lonzi vi si inserisce come una risorsa preziosa, disponibile per studiosi e studiose e come un simbolo delle battaglie la studiosa ha combattuto per dare voce alle donne e rompere gli schemi patriarcali e accademici della cultura italiana.
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