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A Milano un gesso della Nike di Samotracia è stato restaurato con un approccio innovativo
Beni culturali
Per arricchire il museo e concepirlo come luogo vivo, attivo, al passo con lo sviluppo incessante della nostra epoca, è necessario che le istituzioni si mettano costantemente in discussione: il futuro si apre alle nuove idee, che prevedono un’osservazione attenta e metodica del passato. Barbara Soresina, Deputy Director del Museo Nazionale della Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano, ha definito quanto il fulcro dell’attività del museo sia improntato a una pratica museografica che vede la contaminazione di esperienze e saperi come prassi fondamentale.
Il 30 gennaio 2024 è stato presentato, negli spazi del Museo, l’esito del restauro del calco in gesso della Nike di Samotracia, che appartiene alle collezioni museali dal 1964, frutto di una donazione. Il processo segna l’inizio della collaborazione tra il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia e la Scuola di Botticino, sostenuta da Fondazione Cariplo, che interverranno su altri oggetti delle collezioni museali. L’incontro è stato introdotto da Tommaso Sacchi, Assessore alla cultura del Comune di Milano, e Barbara Soresina, Deputy Director del Museo.
Il restauro appare come il campo di sfida fondamentale per riuscire ad agire valorizzando e tutelando le collezioni. Il museo ha arricchito il proprio organico con Marianna Cappellina, Responsabile conservazione e restauro, per monitorare e agire sullo stato della qualità degli oggetti conservati. Questa operazione si inserisce negli obiettivi che Laura Ronzon, Direttrice delle collezioni del Museo, ha sottolineato: una profonda ricerca critica, volta ad approfondire la natura dell’oggetto conservato in ogni suo aspetto, una spinta verso l’internazionalismo, attraverso partnership, prestiti e scambi culturali con grandi istituzioni estere, e una ricerca radicata sullo sviluppo tecnoscientifico della contemporaneità, per marcare una genealogia precisa e accurata.
Salvatore Amura, Amministratore Delegato di Valore Italia – Scuola di Botticino, ha evidenziato come questo approccio tripartitico del museo sia in sinergia con il piano di crescita e sviluppo del tessuto culturale lombardo. Un percorso di ricerca e confronto tra discipline differenti che il contesto stesso impone per una riflessione sul ruolo delle arti e delle scienze.
Il processo di restauro, che ha coinvolto quattro studenti della Scuola Botticino sotto la supervisione della Docente Cinzia Parnigoni, ha visto una ricerca preventiva – e parallela – di stampo filologico, necessaria per ricostruire la storia di un oggetto. Claudio Giorgione, Curatore Leonardo Arte e Scienza del Museo, ha mostrato il corposo lavoro di indagine, constatando quanto l’oggetto in sé del calco, nato come strumento didattico, abbia assunto nel corso dell’ultimo secolo un alto valore museografico. Permettendo di interpretare quelli che sono i passaggi storici e collezionistici, questi oggetti restano intermediari che aiutano a far conoscere le opere ben oltre la loro storica collocazione.
Dunque, il lavoro di ricerca che ha portato all’operazione finale del restauro, svolto tra settembre e novembre 2023, è stato affrontato nell’ottica di garantire la conservazione, che appare fondamentale per disseminare i saperi: il lavoro archivistico, che impone quindi l’organizzazione e l’accessibilità degli archivi, una riflessione sulla natura stessa della scultura, per cui gli studenti hanno dovuto calibrare delle soluzioni adatte per rispettare il materiale e la sua struttura con l’intervento diretto sull’oggetto grazie alle più moderne tecnologie. Il calco è diventato il centro di un preciso quadro di metodo, sfociato nell’interpretazione di Andrea Crespi, che ha elaborato un’opera traendo ispirazione della Nike di Samotracia.
La poetica dell’artista è improntata alla rilettura dell’antico in chiave contemporanea, che di per sé appare come qualcosa di già affrontato da tanti – forse troppi – esempi. L’originalità della ricerca di Crespi sta nella sinergia che si crea tra le linee essenziali in bianco e nero, basate sugli insegnamenti di Bruno Munari, e le leggere sfumature all’interno, che riproducono delle figurazioni appena delineate. Nell’opera, che crea un’illusione ottica per cui la distanza incide sulla fruizione stessa dello spettatore, passato e presente coesistono senza mai toccarsi – come le linee che caratterizzano il lavoro di Crespi – mostrando la stretta connessione tra epoche così distanti.