85 arresti e il recupero di 6400 beni culturali: sono questi alcuni dei numeri di Pandora VIII, operazione congiunta tra le autorità doganali e di polizia di 25 Paesi contro il traffico internazionale di opere d’arte. A guidare le indagini, la Guardia Civil spagnola, con il supporto di Europol e Interpol, mentre in rappresentanza dell’Italia è intervenuto il Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale. Lanciata nel 2016, l’operazione rientra nell’ambito del filone Organised Property Crime di EMPACT – European Multidisciplinary Platform Against Criminal Threats, l’iniziativa di sicurezza promossa dagli Stati membri dell’Unione Europea per contrastare la criminalità organizzata su scala internazionale.
Migliaia i controlli effettuati in aeroporti, porti e valichi di frontiera ma anche presso case d’asta, musei e residenze private. Sono stati inoltre condotti 6mila controlli online, che hanno portato al recupero di 580 beni culturali rubati. Sono ancora in corso 113 casi penali e 137 amministrativi, con ulteriori arresti e sequestri previsti.
In uno dei casi più rilevanti, una collaborazione tra Spagna e Ucraina ha portato al recupero di 11 oggetti d’oro per un valore di oltre 65 milioni di dollari, collegati al riciclaggio di denaro e al traffico illecito di manufatti culturali sciti. La Guardia Civil spagnola di Cordova ha anche sequestrato una collezione privata di 350 oggetti, tra cui pezzi litici, ceramici e metallici di vari periodi. Inoltre, la polizia rumena ha recuperato un’iconostasi in legno del XIX secolo rubata da una chiesa e venduta online. L’agenzia doganale bulgara ha sequestrato 432 monete antiche durante il tragitto dalla Turchia alla Francia. La polizia nazionale greca ha sequestrato 43 anfore antiche, arrestando due individui, mentre quella polacca ha recuperato 229 oggetti, alcuni in avorio, per un valore totale di oltre 152mila dollari.
Nel corso dell’attività di monitoraggio, è stato fondamentale il sostegno offerto dalla Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti gestita dai Carabinieri TPC. Le attività hanno permesso di effettuare un esteso controllo del web – tra siti di esercizi commerciali antiquariali e di case d’asta, pagine web di commercio elettronico specialistico e generico, piattaforme socia media – finalizzato all’individuazione di beni culturali di sospetta provenienza.
Nella fase successiva, il Comando Carabinieri TPC, con il supporto dei Comandi territoriali dell’Arma dei Carabinieri, ha effettuato 269 controlli su aree d’interesse archeologico, monumentale e sottomarine. 91 sono gli esercizi antiquariali, le case d’asta, le gallerie d’arte, i restauratori e trasportatori verificati. 16 le persone denunciate in stato di libertà e 2536 i beni culturali sequestrati, per un valore complessivo di 308.700 euro. Tra i manufatti sequestrati, anche un’opera polimaterica falsamente attribuita ad Alberto Burri e cinque monete in argento di epoca romana repubblicana.
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