Leggero, reversibile, high tech e green: queste sono le caratteristiche che avrà il nuovo pavimento dell’arena del Colosseo progettato dallo studio Milan Ingegneria, che si è aggiudicato il bando di gara di Invitalia finanziato con 18,5 milioni di euro. Alla base del progetto, si è posta la necessità di unire le ragioni di tutela del monumento con il recupero dell’immagine originaria dell’arena e del suo funzionamento scenico.
Il nuovo piano di calpestio sarà costituito da pannelli retrattili in fibra di carbonio, rivestiti in legno di Accoya, materiale ottenuto attraverso un processo di acetilazione delle fibre del legno volto ad aumentarne la resistenza e la durata. Questa soluzione ecocompatibile eviterà l’abbattimento di essenze lignee pregiate, permettendo così il riciclo delle acque piovane raccolte, da riutilizzare nei servizi igienici.
Grazie a un sofisticato meccanismo di rotazione e traslazione dei pannelli che comporranno la piattaforma, si potrà garantire sia la visuale dei sotterranei sia la loro areazione e illuminazione alla luce naturale. La piattaforma, inoltre, sarà collocata alla stessa altezza che aveva in origine e ne riprenderà sia la forma che le funzioni, in modo che essa risulti poco invasiva, ma soprattutto reversibile in caso di ripristino in futuro dell’assetto attuale.
Introdotto dall’imperatore Domiziano, l’ipogeo in origine si trovava al di sotto di un pavimento che si deteriorò dopo che il Colosseo cadde in disuso dal VI secolo. Nel XIX secolo è stato effettuato uno scavo che ha riportato alla luce la struttura sotterranea e solo nel 2000 è stato realizzato un palcoscenico di 650 mq a un’estremità dell’arena.
Il progetto era stato fortemente appoggiato dal Ministro della Cultura Dario Franceschini già nel novembre del 2014, rilanciando l’idea dell’archeologo Daniele Manacorda in barba a tutte le polemiche che ne erano nate. Oggi il Ministro definisce il piano di Milan Ingegneri come «Un progetto ambizioso che aiuterà la conservazione e la tutela delle strutture archeologiche recuperando l’immagine originale del Colosseo e restituendogli anche la sua natura di complessa macchina scenica».
Tra le voci più critiche verso il progetto, troviamo quella della ex direttrice del Colosseo, Rossella Rea, che in un’intervista a Il Fatto Quotidiano ha espresso le sue perplessità, sostenendo che la somma stanziata per la realizzazione del progetto sarebbe stata meglio impiegata per il implementare l’accessibilità ai sotterranei, che una volta ospitavano i gladiatori prima dei loro combattimenti, e per il restauro della facciata del sito.
Risuona, inoltre, a gran voce il disaccordo dello storico dell’arte nonché membro del comitato scientifico del MIC, Tommaso Montanari, secondo cui «L’Italia investe ingenti somme in attrazioni turistiche ma non può permettersi di restaurare chiese fatiscenti e affreschi sbiaditi», parere che esprime un consumismo discutibile su cui investire ingenti fondi economici.
In buona sostanza, le ragioni degli oppositori si fondano sulla preoccupazione della ricostruzione dell’arena a danno del processo storico che l’ha resa tale ai nostri occhi, sul rischio che possa tramutarsi in uno spazio destinato agli eventi e sull’ingente spesa a discapito di interventi di cui necessiterebbero molti dei beni culturali italiani.
Il ministro Franceschini, dal canto suo, si è dimostrato entusiasta del progetto che porterà alla fruibilità del monumento nella sua maestosità, ma allo stesso tempo aperto al confronto: «So che non mancherà la polemica», ha affermato. «Il Colosseo è il nostro monumento nazionale ed è giusto discuterne. Ma è una grande sfida per l’Italia».
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