Dopo cinque anni di approfondite analisi scientifiche, La Ronda di Notte di Rembrandt van Rijn è pronta per un restauro epocale. Il progetto pluriennale dall’intrigante titolo Operation Night Watch – Operazione Ronda di Notte, ha catturato l’attenzione del pubblico non solo specializzato grazie alle curiose scoperte ottenute attraverso avanzatissime tecnologie di screening.
Realizzata nel 1642, “La Ronda di Notte” è uno dei capolavori più significativi del Secolo d’Oro olandese e uno dei dipinti più amati di Rembrandt. Sebbene concepita come un ritratto di gruppo commissionato da una milizia civica, l’opera è celebre per la sua intensa impostazione drammatico. Nel 1715, per adattarla alle dimensioni del Municipio di Amsterdam, una parte della tela fu tagliata. Dal 1885, il dipinto è il fiore all’occhiello della prestigiosa collezione del Rijksmuseum.
Nel corso dei secoli, La Ronda di Notte, il cui titolo originale è La milizia del secondo distretto sotto il comando del Capitano Frans Banninck Cocq, ha dovuto affrontare numerose minacce. Nel 1911, un aggressore tentò di danneggiarla con un coltello, mentre nel 1975, un insegnante, infuriato per il rifiuto d’ingresso al museo la sera precedente, riuscì a infliggere diversi tagli alla tela. Nel 1990, un tedesco arrivò a spruzzare dell’acido sul dipinto ma, fortunatamente, corrodendo solo lo strato di vernice, prima di essere rimosso.
A partire dal 2019, il team di ricercatori del Rijksmuseum ha impiegato tecniche avanzate, tra cui l’imaging digitale e l’intelligenza artificiale, per approfondire la conoscenza del dipinto. Nel 2021, utilizzando l’intelligenza artificiale, gli studiosi hanno “ricostruito” le parti mancanti tagliate nel 1715, basandosi su una copia dell’opera realizzata da Gerrit Lundens prima della riduzione. Un algoritmo ha convertito lo stile di Lundens in quello di Rembrandt, permettendo di visualizzare la composizione originale completa, dopo oltre 300 anni.
Tra le scoperte più intriganti degli ultimi cinque anni, la presenza di tracce di tuorlo d’uovo e l’uso dell’arsenico per ottenere una particolare lucentezza. Analisi approfondite hanno rivelato schizzi preparatori nascosti sotto gli strati di pittura. Inoltre, un’analisi a raggi X ha evidenziato che Rembrandt lavorò su uno strato di base al piombo, informazione cruciale per le future operazioni di conservazione.
Nella seconda fase del vasto progetto di restauro, i conservatori del museo hanno iniziato a rimuovere la vernice dal dipinto, mantenendolo esposto al pubblico. Il processo prevede l’uso di panni in microfibra imbevuti di solvente per assorbire la vernice, seguiti da una pulizia con batuffoli di cotone al microscopio per eliminare eventuali residui. Il lavoro sarà condotto con precisione microscopica e sotto gli occhi del pubblico, nella speciale camera di vetro che gli spettatori del Rijksmuseum hanno imparato a conoscere in questi anni.
Nel frattempo, sul sito del Rijksmuseum si può ammirare anche una fotografia in altissima definizione, a 717 gigapixel, la più dettagliata mai scattata a un’opera d’arte. Il team ha utilizzato una fotocamera Hasselblad H6D 400 MS da 100 megapixel per realizzare 8439 foto singole di 5,5 cm x 4,1 cm. L’intelligenza artificiale ha poi unito insieme queste immagini più piccole per formare quella finale, con una dimensione totale del file di 5,6 terabyte.
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