Ancora una svolta nell’ormai lunga questione delle restituzioni dei beni culturali e dei reperti di provenienza dubbia oppure trafugati durante il periodo coloniale, oggi conservati nei musei occidentali. Il governo austriaco ha infatti annunciato l’intenzione di proporre una nuova legge che imponga alle istituzioni museali di restituire gli oggetti acquisiti in un contesto coloniale entro marzo 2024. Ad annunciare il provvedimento, il segretario alla cultura, Andrea Mayer, in una conferenza stampa. Le collezioni più ampie potenzialmente incriminate sono conservate al Naturhistorisches Museum di Vienna e al Weltmuseum, che fa anche parte del Benin Dialogue Group, istituito per discutere il futuro dei bronzi del Benin nelle collezioni occidentali.
Eppure, nonostante il glorioso appellativo di Impero – austriaco prima e austro-ungarico poi – l’Austria non è stata una potenza coloniale di primo piano, almeno non nel senso in cui lo furono Paesi come l’Olanda, la Gran Bretagna e il Belgio. Vero che fu istituita anche una Compagnia austriaca delle Indie Orientali, ma con risultati piuttosto modesti. Tuttavia, i notabili della monarchia asburgica erano appassionatissimi collezionisti di manufatti presi durante i conflitti coloniali.
Secondo Mayer, la proposta di legge intende stabilire un protocollo «Ordinato, coerente e completo» per le richieste di restituzione che, ormai provengono da molti Paesi ex colonie. «I governanti dei paesi europei hanno considerato a lungo vaste parti del mondo come luoghi di cui potersi servire. Hanno semplicemente preso artefatti e lo hanno visto come un loro diritto naturale», ha detto Mayer. «Riconoscere questa ingiustizia e farla seguire da un dibattito serio e da azioni concrete è anche responsabilità dell’Austria».
Già nel gennaio 2022, l’Austria aveva dichiarato la creazione di una commissione per valutare le richieste di restituzioni dei manufatti acquisiti in maniera illegale o poco chiara durante l’epoca coloniale. Jonathan Fine, direttore scientifico del Weltmuseum di Vienna, ha chiesto la nomina di un comitato di valutazione «Intellettualmente e culturalmente diversificato» dedicato alle richieste di restituzione. Il governo austriaco baserà le sue decisioni sui pareri del comitato, con rapporti stilati caso per caso.
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