Categorie: Beni culturali

Stonehenge era un simbolo di alleanza tra comunità: la nuova scoperta

di - 6 Gennaio 2025

Se è vero che i grandi classici dell’arte e della letteratura si adattano sempre ai tempi che attraversano, lo stesso vale anche per una delle “architetture” più misteriose al mondo, meta prediletta del turismo di massa. Il cromlech di Stonehenge, il sito neolitico dello Wiltshire, Inghilterra, eretto tra il 3100 a.C. e il 1600 a.C., è stato oggetto di svariate interpretazioni, alcune delle quali coinvolgono anche civiltà aliene. Associato alla leggenda di Re Artù e all’attività dei druidi, il monumento composto da un insieme circolare di megaliti, tradizionalmente, viene considerato come un antico osservatorio astronomico ma oggi, dopo secoli di studi e ricerche, un gruppo di studiosi della UCL – University College London e dell’Università di Aberystwyth potrebbe aver individuato la verità. Secondo i ricercatori, il sito potrebbe essere stato costruito come simbolo di «Un’unificazione politica e un’identità condivisa in gran parte o addirittura in tutta la Gran Bretagna», spiegano gli autori dello studio, pubblicato su Archaeology International. Un tema decisamente attuale, dunque.

Le rocce di Stonehenge, la cui conformazione oggi visibile è molto diversa da quella che doveva apparire in origine, simboleggerebbero l’unione di comunità ditanti e diversificate. «Il fatto che tutte le sue pietre provengano da regioni lontane, rendendolo unico tra gli oltre 900 circoli di pietre della Gran Bretagna, suggerisce che il cerchio di pietre potrebbe aver avuto uno scopo politico oltre che religioso», ha dichiarato il professor Mike Parker Pearson dell’Institute of Archaeology dell’UCL. Ovviamente, 5mila anni fa, Inghilterra, Scozia e Galles non erano i Paesi che conosciamo oggi, ma gli studiosi ipotizzano che Stonehenge dovesse rappresentare un simbolo di coesione tra questi territori.

Le pietre che compongono il celebre cerchio non provengono tutte dalla stessa area: le “pietre blu” arrivano dal sud-ovest del Galles, le sarsen dalla contea di Wiltshire e la celebre “Pietra dell’Altare” dalla Scozia nord-orientale. Il trasporto di questi massi monumentali richiedeva un’enorme coordinazione logistica e grande impegno: i massi venivano probabilmente trascinati sul terreno utilizzando tronchi come rulli o trasportati via acqua con imbarcazioni, in viaggi che duravano mesi o anni.

The Altar Stone, seen here underneath two bigger Sarsen stones. Credit: Professor Nick Pearce, Aberystwyth University

Una scoperta del 2024 ha svelato ulteriori dettagli sulla Pietra dell’Altare, il masso azzurro più grande al centro del sito. Analisi geochimiche hanno confermato che la pietra proviene con un 95% di precisione dalla Scozia nord-orientale, indicando che le popolazioni neolitiche scozzesi trasportarono il masso come dono alle tribù del sud. Questo gesto potrebbe essere stato parte di un’alleanza o di una straordinaria collaborazione interregionale che la costruzione di Stonehenge incarnava. «Forse per consolidare un’alleanza o per prendere parte alla straordinaria collaborazione a distanza che la costruzione di Stonehenge ha rappresentato e incarnato», hanno commentato gli studiosi.

Stonehenge, agli inizi della sua storia, serviva anche come cimitero per la cremazione. Le analisi rivelano che quasi metà delle persone sepolte lì provenivano da altre regioni, confermando la natura cosmopolita e rituale del sito. La nuova scoperta è stata resa pubblica a ridosso del solstizio d’inverno, il giorno più corto dell’anno, quando migliaia di persone si riuniscono ancora oggi a Stonehenge per celebrare il fascino eterno di questo luogo di connessione e mistero.

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