Secondo quanto riportato da funzionari del governo dell’Ucraina, sarebbero circa 250 le istituzioni culturali danneggiate o distrutte e migliaia i manufatti saccheggiati, da quando la Russia ha lanciato l’invasione del Paese, il 24 febbraio 2022. Tra gli oggetti trafugati, anche antichi reperti d’oro della cultura scitica, una popolazione nomade indoeuropea di ceppo iranico attestata nella steppa eurasiatica dal XIX secolo a.C. al IV secolo dell’Era cristiana. I reperti provengono da una delle collezioni più grandi e preziose dell’Ucraina, conservata al Museo delle tradizioni locali di Melitopol, città sulla quale ormai sventola la bandiera della Federazione Russa.
A lanciare l’accusa, Ivan Fedorov, sindaco deposto della città: «Oggi non sappiamo dove abbiano portato la collezione, se è stata nascosta o rubata. Non sappiamo quale sia il suo destino ma questo tesoro è stato rubato alla nostra comunità e spero che saremo in grado di riprendercelo». Secondo quanto riportato dal New York Times, che cita la direttrice del Museo di storia locale di Melitopol, Leila Ibrahimova, il museo espone circa 50mila reperti storici, da antiche asce di battaglia a medaglie di epoca sovietica.
Ma la collezione più prestigiosa è quella degli ori dell’impero scitico, risalente al IV secolo aC, sulla quale peraltro era in atto una contesa tra Ucraina e Russia già dal 2014: in quell’anno, quando la Crimea fu annessa alla Federazione, alcuni reperti si trovavano in prestito in Olanda e il governo ucraino fece pressioni affinché non venissero restituiti ai russi. Tali reperti, che hanno un alto valore simbolico dall’una e dall’altra parte, si trovano infatti ancora nei Paesi Bassi.
I funzionari del consiglio comunale di Mariupol hanno annunciato tramite Telegram che le forze russe hanno rubato «Più di 2mila reperti unici» anche da altri musei della città portuale, comprese medaglie, un rotolo unico della Torah scritto a mano e il Vangelo del 1811 realizzato da una storica tipografia veneziana.
Nel frattempo, la guerra continua senza esclusione di colpi e con tutti i mezzi. I funzionari del Comune di Kiev hanno smantellato una scultura in bronzo ritraente due lavoratori che reggono una medaglia, donata all’Ucraina dal governo russo come simbolo di amicizia tra i due Paesi e visibile nella piazza centrale della città. Sulla statua si apre un enorme arco in titanio a forma di arcobaleno, soprannominato l’Arco dell’amicizia popolare, anche questo donato dall’URSS nel 1982 che, invece, rimarrà al suo posto ma sarà rinominato e dipinto con i colori nazionali dell’Ucraina, il giallo e il blu. La scorsa settimana era stato il sindaco di Kiev, Vitaly Klitschko, ad annunciare il destino di entrambi i monumenti. Anche diversi nomi di strade, come Moscow Street o Amur Square, verranno cambiati.
Ma in tanta distruzione, c’è anche chi pensa alla prossima fase, quando toccherà ricostruire tutto. L’archistar britannico Norman Foster, titolare del più grande studio di architettura del Regno Unito, Foster + Partners, nei giorni scorsi ha incontrato a Ginevra il sindaco di Kharkiv, Ihor Terekhov, per discutere della riabilitazione della città dell’Ucraina orientale, a 40 chilometri dal confine russo. Foster ha preparato una bozza di manifesto per la ricostruzione di Kharkiv, città che oggi è praticamente rasa al suolo, e ha spiegato che il primo passo verso la ricostruzione sarà la preparazione di un masterplan. «Il primo passo sarebbe un piano regolatore della città legato alla Regione, con l’ambizione di combinare il patrimonio più amato e venerato del passato con gli elementi ecologici delle infrastrutture e degli edifici più moderni», ha affermato Foster, che coinvolgerà importanti architetti e designer internazionali e ucraini per contribuire alla ricostruzione.
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