Categorie: biennale 2003

Bla bla Biennale

di - 8 Settembre 2003

nicola nuti
Credo che sia la Biennale più provinciale e asservita al mercato che si sia vista negli ultimi vent’anni. Tranne la mostra sulla pittura della Biennale dal 1964 a oggi, male allestita ma con opere di livello, il resto è solo ciarpame riciclato, tranne il padiglione britannico, snob e provocatorio, e il padiglione svedese con dipinti (sic) interessanti, il resto è il solito accademismo concettuale e trito che non sorprende e non sconvolge, ma annoia profondamente. Probabilmente Bonami ha voluto indicare così il grado massimo di declino della Biennale (oltretutto pessima anche dal punto di vista dell’organizzazione) per dirci: ora che avete visto a cosa porta l’abbrutimento e il servilismo intellettuale di critici e operatori, il futuro non p otrà che essere migliore.

enzo cannaviello
E’ difficile dare un giudizio sulla Biennale perchè mi occupo di arte e non di eventi o di spettacolo. E comunque non basta una carente mostra sulla pittura al Museo Correr (sembra quasi un “bidone” rifilato ai sostenitori di quel mezzo di espressione, che ancora impera, malgrado gli sforzi di una certa critica d’arte) per cambiare parere. Il concetto di globalità, infine, applicato all’arte è sbagliato. Non si può rappresentare l’arte a livello territoriale ma soltanto a livello qualitativo. E infine: dopo l’11 settembre stupire è veramente difficile!

sabrina vedovotto
Biennnale non entusiasmante. Per quanto riguarda i padiglioni, direi che gli unici degni di nota sono stati quello tedesco, l’olandese, l’israeliano, e lo svizzero. Poche, pochissime le novità, anche nell’arsenale, che rispetto alle potenzialità, non ha reso nel risultato. Una grande confusione, difficile da capire a volte anche i nomi degli artisti che esponevano. Un’ultima piccola curiosità: come mai c’erano più di settemila giornalisti, tra i quali mamme con prole al seguito? Il gran caldo ha forse causato problemi all’organizzazione che, presa dal panico iniziale, non ha controllato gli accrediti?

roberto maggiori
Ho trovato interessanti la gran parte dei padiglioni nazionali, per lo più caotica e inutilmente fastidiosa invece l’esposizione all’Arsenale. Ho notato poi pochissimi lavori fotografici presenti. Che la fotografia stia entrando nel cono d’ombra che ospita gli strumenti non più sufficientemente trendy e del resto non ancora considerati “classici” con i quali fare, bene o male, i conti?

pier luigi tazzi
Ricca, complessa, sfaccettata, non autoritaria, a volta eccessiva nelle proprie articolazioni.difficile da definire il quadro generale poiché tutto alla fine è disposto sullo stesso piano orizzontale senza rilievi e landmark. non so ancora se questo costituisca un limite o un merito. meglio l’arsenale dei giardini comunque. più deboli del solito i padiglioni nazionali, nonostante alcuni di grande suggestione quali quello francese (jean marc bustamante), quello danese (olafur eliasson) e inglese (chris ofili). e il padiglione creato dagli A12. fra le sezioni assolutamente accattivanti quella curata da hou hanru e quella curata da gabriel orozco.

andrea chiesi
Con il caldo di quei giorni Venezia era insopportabile. di riflesso non sempre si era ben disposti. le sale per i video senza aria condizionata erano forni impossibili.
bellissimo il padiglione israeliano di Michal Rovner. segnalo anche Dana Schutz, Emmanuelle Antille, Jonas Dahl Berg, Berlinde de Bruyckere, Zarina Bhimji, Avner Bengal, Flavio Favelli.
e anche un incredibile concerto della formazione finlandese di musica elettronica Pan Sonic nella chiesa di S. Margherita. La Biennale è sempre bella perchè ogni due anni se ne fa una nuova.

gianluca marziani
Alcuni padiglioni nazionali offrono visioni catartiche, dense, sorprendenti per la fusione tra spirito del tempo ed interpretazione estetica del mondo. Il meglio? Australia, Stati Uniti, Israele, Danimarca e Lussemburgo. La Spagna, poi, tocca la radicalità che serve al pensiero etico. Di contro, bisogna cercare le altre chicche con attitudine molto zigzagante: soprattutto nella zona Arsenale/Corderie i curatori hanno scelto di raccontare il caos con le leggi del caos.
Sarebbe stato più efficace sintetizzare il caos con equilibri di carica iconografica, energia impattante e maggior concentrazione morale.

antonio arévalo
Ho visto la Biennale! La volevo vedere da visitatore invece mi e toccato addirittura realizzare l’opera di un artista. Ho visto il catalogo e letto i testi e visto le foto: mi è piacuto di più il catalogo della mostra. Il catalogo è bello e chiaro. I testi mi serviranno in futuro. Ma… non è che nel futuro faremo solo cataloghi?

giorgio chiesi
Oggi a cosa serve la biennale se non mangiar tasse ai cittadini? Avete mai piu sentito parlare di un artista invitato alle ultime edizioni della biennale? Si è inaugurata la biennale? ma va… forse lo sapeva solo chi l’ha organizzata… perché… perché alla Biennale non vengono più invitati artisti ma la peggior merda che possa produrre il mercato… perché?… perché organizzata seguita e allestita da personaggi critici che pensano che arte sia… leggere il proprio nome sul giornalino di turno… chiedete ha questa gente se conosce Giorgio Chiesi…che sarei io… presentato conosciuto da tutta la critica galleristi e addetti hai lavori…non mi conosceranno di certo come non conoscono molti altri come me…sapete perché?…perché dovrebbero interessarsi d’Arte allora… loro… che conoscono solo merda non saprebbero cosa fare e dire…viva la cultura Italiana!

gigiotto del vecchio
Bella Utopia Station (la sezione che ho vissuto di più e che più mi ha coinvolto), bella la mostra curata da Orozco. Bello il clima in Z.O.U. di Hou Hanru. Ottima idea condividere con altri curatori il progetto allargandone così la visuale ed il raggio d ‘azione.
Agli arsenali belli i lavori di Jan Toomik, Piotr Uklanski, Doron Solomon, Monika Sosnowska, Bojan Sarcevic, Paolina Olowska. Bello (lo conoscevamo già) ma installato male il lavoro di Simon Starling. Ormai inutile (e noiosa senza validi motivi) Luisa Lambri, le propongo la cessione dell’attività.
Indubbiamente belli tanti lavori ai giardini: Tacita Dean (super), Cady Noland, Ceal Floyer, Dan Graham, Urs Fischer, Helen Mirra, Diego Perrone, Micol Assael (forse???). Brutto il lavoro di Gabellone, imbarazzante Lucy Mc Kenzie.
Comunque il mio giudizio su questa Biennale non è positivo.
E’ il progetto curatoriale che non mi ha coinvolto ed una Biennale di Venezia non la si analizza solo in base alle opere ed alle singole presenze di qualità.
Come una macchina di gran lusso che non si mette in moto (in pubblico).
Se succede (soprattutto se hai creato aspettative) può anche essere una grande figura di merda. E’ successo. Ed io non ne sono contento.

giuditta bonfiglioli
Organizzazione pessima, poche opere d’arte degne di questo nome… Ma perché in due anni non si riesce a preparare un evento come si deve???

pasquale leccese
Un giudizio a caldo per una biennale torrida…
un grande evento, forse ancora il più atteso tra quelli internazionali; curato finalmente da una giovane generazione di critici e curatori, non distruggiamo tutto come sempre, con il solito “mancava quello, io avrei messo quell’altro…” rimandiamola a settembre. E vediamocela al fresco e con molta calma.

marco cestari
Parole per la biennale… spazio che ricalca il mito dell’irreale, nella piena tradizione di quella città.
Richiamo ermetico… attrae gente d’arte e visitatori da tutto il mondo.
Vengono con tutti i loro bagagli di considerazioni impegnate… sensi di centrale marginalità insaziata del tempo che vivono.
Si avvicinano per aprire nuovi occhi… e così ricalcano i passi di un percorso pellegrino che rafforza una comune percezione: essere sempre al di qua del confine di una terra ignota.
Una soglia, niente più che una soglia!

anonimo
La Biennale di Venezia è arrivata al palo. Se l’arte contemporanea è la consacrazione di un’anarchia intellettuale, imprescindibile linea di demarcazione e di contrapposizione alla rediviva e sonnambula scolastica reazionaria, Venezia deve essere ad ogni costo boicottata.
Costruire (ancora nel 2003) un contenitore dove uomini del potere si arrogano il diritto di scegliere, di sponsorizzare propri i adepti, è francamente l’antitesi di quella libertà espressiva tanto ostentata dagli artisti stessi. E poi basta artisti venduti, mercanti del nulla. Basta con Cattelan! Ma che continui a lavorare per Mccann, che Murakami continui a disegnare borse per Gucci. Siamo solo a Giugno ma i saldi sono già iniziati. Ps, Hammonds, che cosa fai lì? Scappa, ti prego.

arnaldo romani brizzi
Si può forse essere d’accordo sulla concezione dei molti linguaggi, della mancanza di linea teorica, della caduta delle ideologie e via proseguendo, con un’analisi in tal senso anche un po’ ovvia, scontata. Il guaio è che mai viene approfondita oltre il concetto di vetrina. Ci si poteva attendere la messa in risalto di quanto sopra, ma almeno con un sistema di coordinamento dell’insieme che facesse dire: “Ho visto una mostra” e non “Era una Fiera?”.

franco melis
Dei tre luoghi che, con gran fatica, come tutti, ho visitato, salvo solo i Giardini, padiglioni certamente non tutti allo stesso livello ma professionali. Agli estremi opposti da una parte L’Arsenale, una brodaglia insipida, caotica, senza capo nè coda (forse volutamente?) e con pochissime opere interessanti (quasi tutto aveva un sapore di déjà vu), dall’altra l’esposizione al Correr, furbescamente laccata in patina vuittonesca ma con alcuni buchi vistosi. Il mio modesto consiglio, opinabile, è quello di ridurre la quantità e focalizzare sulla qualità e sulle (vere) novità. Imperativo invece migliorare l’accoglienza di base ripassando le opere di carità cristiana fra le quali dar da bere agli assetati e permetter loro di fare la pipì: sono cose tanto banali quanto difficilissime nel “Luna Park Venezia” dei nostri giorni.

maurizio bortolotti
La Biennale di quest’anno si presente disomogenea e con livelli di qualità assai diversi. Tuttavia, si affermano modelli curatoriali nuovi e questo è l’aspetto più interessante. Essa si presenta come un laboratorio in cui le singola opere d’arte sembrano perdere di centralità a favore della collaborazione artista-curatore nella produzione di modelli espositivi.

tommy brambilla
Discutibile la proposta di una Biennale a 360 gradi. Troppi artisti e troppe sezioni rendono difficile evidenziare un percorso qualitativo che lo spettatore dovrebbe seguire. Tuttavia nell’ottica scelta dai curatori lo scopo è stato raggiunto con un discreto risultato. Difficile capire perché così pochi italiani…

chiara longari
Arsenale voto 2 per aver depredato barbaramente le Corderie del Sansovino; per aver autorizzato un progetto come la Stazione Utopia; per la sporcizia che comprometteva il paesaggio ed il passaggio…Per aver permesso a Philip Stark di attraccare in costume da bagno alle Gaggiandre col suo Riva solo perché si chiama Philip Stark; per aver disposto cartellini di carta calpestabile e calpestata al posto di didascalie nella caotica sezione curata da Orozco. Giardini voto 7: padiglioni meglio curati ed in alcuni casi capaci di riaccendere un entusiasmo che temevo perduto.

christina ghisolfi
I padiglioni nazionali sempre interessanti, alcuni straordinari (Israele, Inghilterra, USA e Russia per esempio), il padiglione Italia confuso, con alcune opere interessantissime e alcune bellissime.
L’Arsenale un vero putiferio!!…non voglio pensare che lo stato dell’arte sia così…e poi faceva troppo caldo, tornerò a Venezia con i primi freschi a rivedere quello che mi sono persa.

paolo cardazzo
Meritano una visita i meravigliosi spazi dell’Arsenale, prescindendo dalla paccottiglia ivi esposta. Sul resto poco da osservate poche idee e tante trovate. Molto meglio Praga e soprattutto Basilea!

vera vita gioia
Biennale usuale. Si fa sempre un gran parlare di questo curatore, del precedente, del prossimo, cercando di compararli, di carpirne la vera trama intrinseca, ma la biennale non cambia mai. Le giornate inaugurali sono molto adatte agli incontri, alle pubbliche relazioni. Le mostre vanno viste con velocità e fatica, tentando di mettere a fuoco qualche dettaglio per poi spararlo alla conversazione che verrà.
I giardini con qualche sorpresa e le corderie con tanta confusione, le mostre esterne poco seguite, a meno che non si tratti di Absolut: vero evento mondano.

[exibart]



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  • Carissima Vedovotto, una piccola precisazione: "le mamme con prole al seguito" hanno regolarmente pagato il biglietto...tanto è vero he si parla chiaramente, nell'articolo, di formula Family.

  • condividiamo le idee di sabrina vedovotto e antonio arevalo. in parte anche paolo cardazzo, perchè apre un 'bel dibattito'. mettendo in parallelo basilea, la fiera per antonomasia, e la/le biennale/i.
    in ogni caso abbiamo trovato i giardini molto divertenti:
    il padiglione cecoslovacco, puro delirio!
    il tagliente e 'polemico' padiglione della yugoslavia!
    il padiglione della polonia, pura leggerezza! anche se quello di tarasewicz del 2001 era difficile da superare!
    al solito molto spassoso l'olandese.
    in linea la germania.
    solita iper-produzione per l'australia e con qualche riserva quello svizzero. ma quando si deciderà la antille a girare in pellicola?

    quindi, vedendo che il nostro commento di qualche tempo fa non è stato pubblicato
    ribadiamo, fuori dal coro: la biennale? bella, bella, bella!!!!

  • WOW!!!! gerusalemma!!!
    grazie davvero per 'l'inutilità', per il 'nulla' che hai trovato, per noi è un complimento! davvero un privilegio.
    forza, che ci sei davvero vicino!
    ma che c'entrano i ns vi>Deo con la biennale?

    ps. ci sembra di capire che li hai visti in successione, i vi

  • Io invece ho avuto modo di vedere diversi lavori video di Interno3 e li ho trovati inutili.

    Ci sono riferimenti con la pala e tutte le cose che dichiarano di averci messo dentro tu non ce le ritrovi.
    Al terzo di fila gia ti penti di essere venuto al mondo, ma se poi parte anche il dibattito...

  • la biennale in Molise deve ancora av-venire. Diamo un'occhiata a cose "fatte". 12 nov.9 dic.

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