Categorie: biennale 2003

Italiens de Venise

di - 17 Giugno 2003

Una mostra di 400 artisti necessita di percorsi alternativi, laterali e trasversali. Una delle letture che vogliamo offrire della cinquantesima Biennale d’Arte di Venezia passa attraverso la presenza degli artisti italiani.
Pochi, forse troppo pochi, in rapporto alla qualità che la ricerca artistica che il nostro Paese sta palesando. Forse troppo, troppo pochi rispetto alla scarsa qualità media di tutto l’Arsenale che ricorda più le mostre amatoriali dei centri sociali (quindici o venticinque anni fa, però) che una seria esposizione internazionale d’arte presente. Gli italiani, una truppa esigua come si diceva, fanno quasi tutti una figura dignitosa con punte di eccellenza.
Eccellente è senza dubbio il lavoro svolto dal giovane curatore Massimiliano Gioni che, fattosi le ossa al di là dell’Oceano, è tornato in Europa inanellando incarichi prestigiosi come la direzione della Fondazione Trussardi, la co-curatela della prossima Manifesta e -ma questo è ancora un gossip e niente di più, beninteso- la direzione della prossima Documenta del 2007. A Venezia Gioni ha effettuato una selezione discutibile per il padiglione Zona (neonata versione del padiglione Italia) all’interno di una affascinante e funzionale struttura ideata dai bravissimi archiartisti genovesi del gruppo A12. La selezione discutibile ha, alla prova dei fatti, avuto ragione. Perché la giovanissima romana Micol Assael ha realizzato un’installazione che (a proposito di Zone d’Urgenza) sarebbe stata la migliore di tutto l’Arsenale qualora fosse stata allestita nella mostra di Hou Hanrou. Perché i quadri di Alessandra Ariatti hanno un’atmosfera in cui si può annusare il fascino fragrante della provincia italiana e di un dilettantismo lentissimo, perfetto e minuzioso. Slow Painting . Perché i lavori di Diego Perrone e di Anna de Manincor sono gli emblemi di come la videoarte dovrebbe essere realizzata e perché Patrick Tuttofuoco ci ha azzeccato ancora una volta. Giocherellando tra il serio e il faceto e aggiungendo un livello di interattività. Le grosse biglie di plastica colorata  aspettavano solo di essere spinte dai visitatori, che diventavano birilli in mezzo ai palloni.
Continuando tra le eccellenze non si può dimenticare l’ennesima prova di superiorità da parte di Maurizio Cattelan che trasforma i Giardini in quello che sono effettivamente, uno spazio di verde pubblico per scorazzare in triciclo. Il bambinetto con la “faccia da schiaffi” (quella dell’artista stesso) era lì per ricordare che forse le cose non sono così serie come vorrebbero farci credere. O che forse dovrebbero, finalmente, esserlo! 
Nel Padiglione Italia inizia Ritardi e Rivoluzioni, la prima tappa della Mostra internazionale concepita da Francesco Bonami come un infinito mosaico. Qui addirittura una stanza è dedicata ad uno dei pupilli del curatore fiorentino, il pugliese Giuseppe Gabellone propone delle nuove sculture a parete che esprimono ancora una volta l’attitudine dell’artista ad intervenire sullo spazio con la scusa di scimmiottare certa estetica orientale. Non del tutto convincente. Al Leone d’Oro Carol Rama una stanzetta che sa più di location improvvisata e di passaggio che di tributo ufficiale alla carriera.
Entrando nell’Arsenale troviamo nella mostra Clandestini una presenza tutt’altro che incisiva di Flavio Favelli. La mostra successiva (che ci è parsa anche la meglio costruita di tutta la Biennale) è Sistemi Individuali, curata da Igor Zabel. Qui troviamo la presenza italiana forse più eccezionale e perfetta di tutta la kermesse lagunare. Un ciclo di scatti della fotografa varesotta Luisa Lambri sono un concentrato di intimo gelo individuale rappresentato da un paesaggio mattutino che si materializza dietro ad una veneziana socchiusa. Sono foto ma paiono pitture e, anche, pezzi di design. Ammiccano con intelligenza a Piero Manzoni ed ai minimal americani, sono dei capolavori compositivi e formali.

Per trovare altri italiani è necessario fermarsi nell’ affollata Stazione Utopia (il capostazione è lo svizzero-parigino Hans-Ulrich Obrist) si riuscirà con difficoltà a distinguere Paola di Bello , Carla Accardi, Michelangelo Pistoletto, Armin Linke
Sulla facciata di un palazzo nei dintorni dell’Arsenale, spiccava in tutta la sua armonia,  l’enorme billboard di Paola Pivi , protagonista di uno dei tanti Interludes sparsi per la città lagunare. Il suo asinello in piedi sulla barca, con la sua atmosfera metafisica e surreale, riconferma la capacità della giovane artista milanese (ormai trasferitasi nell’isoletta di Alicudi) di costruire immagini di grande impatto visivo.
Tra le mostre a latere gli italiani si sono visti in Italian Factory dove Alessandro Riva proponeva, per conto del Ministero degli Esteri, una selezione che faceva riferimento alla ormai trita Nuova Figurazione e che risultava non da buttare grazie alla buona qualità ed alla monumentale dimensione di alcune opere. Segnaliamo Luca Pignatelli e Chiara. Alla Giudecca ecco la mostra di giovani artisti internazionali Radar dove abbiamo notato con piacere un’installazione ben realizzata dai partenopei Pennacchio Argentato coadiuvati dal punto di vista sonoro dall’artista sonoro e.g.0. Nella stessa mostra anche un intervento di Lorenzo Scotto di Luzio. Per gli assatanati di arte nostrana in trasferta a Venezia non mancano poi i vecchi maestri. Molto fuori mano (ma a detta dei pochi sono sono andati a vederla ne valeva la pena) la mostra di Jannis Kounellis all’isola di San Lazzaro, più raggiungibile, alla Giudecca, la mostra di Fabio Mauri negli spazi della Galleria Nuova Icona. Altri italiani, e con questo chiudiamo, nella trendymostra organizzata dall’azienda Absolut per presentare la propria collezione d’arte contemporanea ispirata alle famose bottiglione di vodka. Nelle bellissime sale di Palazzo Zenobio troverete le reinterpretazioni sul tema Absolut di Andrea Salvino, Maurizio Cattelan ed Enzo Cucchi

massimiliano tonelli

[exibart]

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  • Grazie della correzione relativa all'isoletta. Abbiamo provveduto a cambiarla

  • Jonas... che avrà 26 anni a Documenta..

    l'isola della pivi è Alicudi, non Filicudi.

  • Bella questa ultima opera di Cattelan...veramente sfiziosetta...leggera...leggiadra...
    Ma insomma che palle questo Cattelan che cerca sempre la prima pagina con le sue stronzatine!

  • uè bowie da milan.
    Ma se ti piace una biennale con gli artisti che hai detto tu punto, perchè non fai come politi e ti organizzi in men che non si dica la biennale di tirana a praga a olomuc?

    Poi ti metti d'accordo con uno che ti affitta un bell'autobus granturismo e il gioco è fatto: Ti fai la biennale che ti piace, ci guadagni i tuoi bei 370 euro (mance escluse) e soprattutto vai a rompere i coglioni da qualche altra parte.

  • concordo con tigermoon.
    gli italiani più interessanti e soprattutto testimoni del nostro tempo mancano.
    Sfido chiunque a considerare Favelli un artista che esprime il suo tempo!!!!! Vecchiume.
    ci vorrebbe una biennale disinteressata, nel senso di opere belle prima di tutto, spettacolari, emozionanti, comunicative, attuali soprattutto.
    Ci volevano artisti come Campanini ,Caravaggio,
    Ceolin, Zanni, Gilberti, Zuffi, Calligaro, Calignano, Maloberti, Spampinato, Pessoli........
    punto

  • non ho trovato cosi' esaltante il padiglione italia come lei lo descrive, una grossa delusione l'opera di tuttofuoco artista che stimo molto ma che inserito in una stanza cosi' piccola non è riuscito a rendere al massimo,non mi esprimo sulla scelta della ariatti(povera italia come siamo finiti in basso), i video risultano essere sempre la stessa menata.
    saluti

  • Primo: Happy nonso che non sei educato..non si fa così..
    ognuno ha le sue opinioni e qui è ancora possibile esprimerle
    Secondo: La selezione di Bowie non è male, a parte alcuni che...da dove saltano fuori.?..

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