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La Biennale dei piccoli
biennale 2003
I bambini alla Biennale? Perché no! Abbiamo spedito alla kermesse lagunare una nostra redattrice con prole. Per vedere l’effetto che fa. Cosa ne è uscito fuori? Nella noia più o meno generale degli adulti, i piccoli trovano di che divertirsi. A confronto con i nuovi linguaggi dell'arte contemporanea. Tra scherzo, ignoto, fantastico, iperreale e pauroso…
La Formula Family, vantaggiosa per chi ha bambini/ragazzi e consorte a carico, offre l’opportunità di risparmiare un po’ sul prezzo del biglietto d’ingresso e soprattutto invita a farsi piacevolmente accompagnare dai figli nell’articolata visita. A parte la faticaccia, uno stimolo a guardare l’esposizione come qualcosa di interattivo, ludico e didattico.
Iniziamo. Entrare e sedersi subito nel cinema-baracca di Respect di Erik Van Lieshhout; proietta i piccoli nella dimensione di violenza e realismo della vita da bronx, bombardati dalla disco nera e dagli odori forti. Poi, i diversi spunti del Padiglione Italia possono trasformarsi in insolito divertimento.
Lo scontato cilindro di lampadine intermittenti di Carsten Holler diviene percorso accidentato da fare a velocità supersonica per i piccoli; attraggono i raffinati tavoli di Matthew Barney come il continuo rimando di se stessi che rimbalza dagli specchi ai televisori della storica installazione di Dan Grahm. Incuriosiscono i più piccoli sia la colorita esposizione di pillole razionalista del londinese Damien Hirst -“…prendiamo qualche pillola per il nonno…“- che la delicatissima giostra di luci sospese del tedesco Tobias Rehberger che, come per i pannelli e i graffiti intrisi di ricordi e appunti del connazionale Rudolf Stingel, sono una tentazione a “toccare” l’opera, perché tanto artificiale la prima, quanto “vera” la seconda.
Il surreale, l’iperreale, il fantastico, l’orrido: Gironcoli (al padiglione Austriaco) e le sue enormi macchine assurde, la Piccinini (padiglione Australiano) e la sua prole semiumana il romantico scheletro di Urs Fischer che alita sullo specchio di un vecchio comò e, nel Padiglione Egitto, la vastissima e opprimente installazione di Nawar. Esorcizzano la paura per l’ignoto e il diverso.
Peccato che La zona sia chiusa per problemi tecnici (forse le sfere di Tuttofuoco rappresentano ciò che, in grande, i bambini sognano di avere tuttopersè…) e peccato non aver incontrato Charlie / Maurizio Cattelan in triciclo…
I bambini sono particolarmente attratti dall’universo scientifico: decine di minuti spesi a tirar fuori i pannelli visivi e sonori delle acque minacciate di Rùrì(padiglione Islanda) e altrettanti a percorrere l’opera di Olafur Eliasson (dentro e fuori, colore e rifrazione, specchi e neon, ambienti visivi freddi e caldi al padiglione danese) e quella multimediale di Kyriakakos e Rotsios (al padiglione Grecia): un gioco di proiezioni su superfici asimmetriche e irregolari, voci e testimonianze da tutto il mondo.
Se il mouse, che spesso è a disposizione dell’utente, diviene per i ragazzi una tentazione, la pittura gioca un ruolo meno importante nella visita dei bambini: curiosità per la ricercata opera di Ofili e la storia dello sterco d’elefante e per gli africani e la schiavitù -per fare un po’ di cultura scolastica- nell’opera decontestualizzante e kitch di Fred Wilson e triste attualità nelle carte d’identità giganti di Sandi Hilal e Alessandro Petti.
Dopo diverse ore di cammino, relax e panini accanto alla Zona (poco invitanti i cuscini per terra: ma a nessuno è venuto in mente che potevano diventare così lerci?), molta acqua a caro prezzo (lo sapete, onesti gestori dei punti ristoro, che i bambini bevono tantissimo? forse è per questo che vendete una semisconosciuta acqua minerale estera a tre euro!), bisogna scegliere la nuova meta: l’Arsenale è certamente troppo complesso e accidentato se si vuole visitare in giornata con piccoli sotto i dieci anni (percorso indicato per i ragazzi più grandicelli, grazie alla impostazione multimediale). Meglio la scialba mostra al Correr, dove il video di Murakami per la Luis Vuitton è il loro giusto premio: tra musica da videogames, dinamismo e colori scintillanti ritroveranno finalmente il loro linguaggio di tutti i giorni!
giusy caroppo
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Informazioni. Call Center 199.199.100. Informazioni Didattica/Gruppi/Arte&dal vivo: Ufficio Gruppi, tel. 041-2728397, fax 041- 5218825, infogruppi@labiennale.org www.labiennale.org
Biglietti. Sedi espositive Giardini/Arsenale/Museo Correr: intero, tre sedi ¤ 18, due sedi ¤ 13, una sede ¤ 10; ridotto tre sedi ¤ 15, due sedi ¤ 11, una sede ¤ 9; ridotto giovani,tre sedi ¤ 12, due sedi ¤ 9, una sede ¤ 8; gratuito fino a 6 anni e accompagnatori invalidi. Biglietterie (orario) sedi esposizione: ingresso Giardini, Arsenale, Museo Correr (fino a 45 min. prima della chiusura). Permanent Pass (personale) ¤ 50, dà diritto, oltre ad un numero illimitato di accessi alle tre sedi dell’Esposizione, al biglietto ridotto per gli spettacoli dei Festival di Danza, Musica, Teatro. Formula “family”(2 adulti e 2 ragazzi under 14) tre sedi ¤ 46, due sedi ¤ 34, una sede ¤ 22. Gruppi: gruppi adulti tre sedi ¤ 15, due sedi ¤ 11, una sede ¤ 7; gruppi studenti, tre sedi ¤ 11, due sedi ¤ 8, una sede ¤ 5 minimo 10 persone / prenotazione obbligatoria.
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[exibart]
Grazie, per la’rticolo, ma soprattutto grazie ai più piccoli che spesso ci ricordano e risvegliano quel sano sentimento di stupore, meraviglia e curiosità che dovrebbe, sempre, essere proprio di chi si occupa e vive l’arte
esperienza da rifare in altre occasioni
brava giusy! bell’articolo.
Rientro oggi da Venezia, dopo un tour de force assurdo per poter vedere tutta la Biennale, accompagnata dalla mia sorellina di 16 anni, molto colpita dal multimediale, da tutto l’aspetto ludico della faccenda e accanita divoratrice di bottigliette d’acqua sconosciute e costose.
Articolo molto vero!!