Categorie: biennale 2005

biennale di venezia | Biennale versus Basel

di - 27 Giugno 2005

Non è solo una questione di tempistica, negli ultimi anni la distanza tra l’evento veneziano e la kermesse svizzera si sta assottigliando. Da un lato c’è la prima biennale della storia, 110 anni alle spalle, dall’altro la prima fiera della modernità, 37, entrambi modelli nel processo di diffusione globale dell’arte contemporanea.
Eppure proprio questo processo ha indotto, negli stessi modelli, trasformazioni e cambiamenti, nel segno di un progressivo adeguamento al mutare dei tempi.
Curiosamente si potrebbe dire che quanto più la Biennale converge sul modello fieristico, tanto più Basilea sviluppa le sue connotazioni e potenzialità culturali. Il mercato non c’entra o, per meglio dire, c’è sempre entrato, nell’uno come nell’altro caso. Ma i ruoli sono sovvertiti. Un tempo la Biennale rappresentava il luogo della sperimentazione, il resoconto della ricerca nel campo delle arti visive dei due anni precedenti, Art Basel consacrava il meglio al mercato. Oggi, sempre più spesso, a Basilea emergono i talenti che saranno traghettati nelle Biennali.
Che nei tempi odierni il periodo cronologico fisiologico nel quale si attribuisce valore storico ad un’opera si sia ristretto è risaputo, basta confrontare le quotazioni raggiunte da certi artisti quarantenni a quelle di celebrati maestri dell’antichità per avere chiaro lo stato delle cose.
L’offerta è abnorme, è vero, ed emergere è sempre più difficile in uno scenario di concorrenza spietata. Ma pure abnorme è la domanda. E per questo basterebbe scorrere quotazioni e risultati d’asta recenti.
L’effetto è innanzitutto l’annullamento della memoria o tempo storico dell’arte. Federico Ferrari (cfr. “Lo spazio critico”, 2004), dichiarando la coincidenza tra arte e mercato, sottolinea la perfetta superfluità della dimensione critica nella contemporaneità, con la critica al bivio tra impotenza solipsistica o asservimento al sistema.

E, d’altro canto, definisce il ruolo delle tante istituzioni museali e collezioni pubbliche che si alimentano del nuovo mercato contemporaneo in qualità di committenti: non più luoghi di conservazion,e ma produttori essi stessi di un’inedita memoria senza storia.
In questo contesto, l’ideologia narcisistica del curatore gioca un ruolo chiave nella mediazione culturale tra mercato e memoria. Il processo di trasformazione di un valore culturale in valore economico è praticamente annullato. Anzi, si potrebbe addirittura dire che la tendenza pare essere una totale inversione dei fattori, con il riconoscimento culturale che, preceduto dall’investitura del valore economico, acquista così il senso di una giustificazione teorica coatta a posteriori. E la logica schizofrenica dell’informazione contemporanea, tanto abbondante quanto superficiale ed inconsistente, è insieme concausa ed effetto reiterato dello stesso processo di spettacolarizzazione dell’arte contemporanea.
Ora, in questo scenario, Biennale e Art Basel, come esempi trainanti per il sistema globale, convergono progressivamente in una sorta di modello ibrido e omologante che si adatta e, nel contempo, concorre alla progressiva riconfigurazione di quella memoria contemporanea senza storia.
Marìa de Corral considera la mostra internazionale L’esperienza dell’arte come un laboratorio di sperimentazione, a-storico e non lineare, Rosa Martinez invita a spingersi Sempre un po’ più lontano alla ricerca di nuove forme di vicinanza tra artisti, discipline e pubblico, partendo dal trito e ritrito immaginario del viaggio.

Da qualsivoglia lato le si prenda, le due esposizioni sono del tutto prive di teoria. Visioni assolutamente arbitrarie e soggettive, senza alcuna costruzione concettuale, luoghi dell’incertezza e del nichilismo. Dalla dittatura bonamiana all’anarchia spagnola, siamo sulla via di un completo disimpegno che, perseguendo l’utopia della libertà intellettuale e capacità critica dell’individuo, porta dritto dritto all’egemonia dei poteri forti del sistema dell’arte internazionale, legittimato nella più ampia capacità di manovra.
L’edizione di quest’anno, al di là di ogni polemica nel merito di opere ed artisti selezionati, è portatrice di un errore di fondo: volendosi allineare al trendy internazionale del minimalismo concettuale, ha generato una Biennale che somiglia ad una fiera, in alcuni casi diventando addirittura vetrina di lusso. Consiglio per gli acquisti. Non si contano le opere esposte a Venezia comparse negli stand svizzeri dei mercanti di riferimento: da Ruff a Whiteread, da Kentridge a Guston, da Wallinger a Uslé, da Orozco a Meireles, da Erlich a Pijuan, tanto per citarne alcuni.
Nel gioco del dare/avere l’abdicazione critica del curatore è il prezzo da pagare per la riconoscibilità internazionale. Anche per questo, la debolezza del sistema italiano, tra gallerie asservite ai colleghi anglosassoni e collezionismo esterofilo, ostacola l’imposizione di un’identità autenticamente nazionale e sottrae autorevolezza ai curatori, di fatto impedendo loro l’investitura di quella credibilità internazionale, necessaria per giocare un ruolo forte in manifestazioni come la Biennale.
Un ritorno all’esercizio critico indipendente, trasversale rispetto al sistema italico ed internazionale, forse insinuerebbe un elemento destabilizzante, un virus che potrebbe riscattare di certo l’identità della Biennale veneziana ma prima di tutto le ragioni dell’arte.

alfredo sigolo


51. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia. Periodo di apertura: 12 giugno – 6 novembre 2005
Siti espositivi: Giardini (chiuso il lunedì, escluso lunedì 13 giugno 2005) – Arsenale (chiuso il martedì, escluso martedì 14 giugno 2005)
Orario d’apertura: ore 10.00 – 18.00
Biglietti: € 15 (intero) – € 12 (ridotto) – € 40 (Permanent Pass) – € 34 (Formula Family: 2 adulti + 2 ragazzi under 14) – € 8 (under 26 e studenti) – ingresso gratuito: fino ai 6 anni e accompagnatori di persone disabili – Prenotazioni Gruppi / Itinerari Tematici / Percorsi Didattici e Informazioni: Call center 041 5218828 – Ufficio Promozione Pubblico: Fax 041 5218825 – www.labiennale.org


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Visualizza commenti

  • la cosa straordinaria e´ che allínterno delle corderie ci sia una galleria tedesca che continua a vendere edizioni di artisti presenti in biennale... e tutti stanno a guardare...altro che firme x il padiglione italia...chi da il permesso al signor shellmann di avere il suo stand in biennale....

  • ...l'assurdità è che l'arte, al di là dei singoli linguaggi, nel sistema comunicativo globale, si ritrova sempre e comunque mummificata in rassegne e fiere varie da veri imbalsamatori curatoriali e museali, lontana dalla vita e dalla società. Definitivamente emarginata nei salotti ricchi d'élite, isolata dalla vita quotidiana, sociale e cultrale del singolo e della stragrande maggioranza del pubblico, che percepisce l'arte contemporanea quale voluttuosa merce di consumo destinata a essere fruita tra pochi super-ricchi, spesso non all'altezza di decifrare valori e messaggi, che possono permettersi di spendere qualsiasi cifra pur di possedere un qualcosa degno del loro rango. Dovè la memoria storica? dove sono i valori universali? quale progetto culturale alternativo si propone alla nostra società che è sempre più lontana dalla vita umana, dalla bellezza, dalla natura?

  • concordo pienamente con l'articolo;
    e vorrei che i molti altri che concordano
    la smettano di stare zitti
    non é possibile lasciare il campo ai
    faccendieri della critica
    questi discorsi circolano (finalmente) da tempo

  • la prima fiera della modernità è colonia, 4 anni più anziana di basel. attenzione alle imprecisioni clamorose di questo genere!!

  • Biennale di Venezia deriva, come si può facilmente comprendere, dalla cadenza biennale in cui si svolge e più precisamente ad ogni anno dispari. La Biennale organizza esposizioni d'arte varia, musica, cinema (principalmente la Mostra internazionale d'arte cinematografica, che però si tiene annualmente), teatro, danza e architettura.

    Nel 1948 la mostra aprì le sue porte all'arte contemporanea e a movimenti avanguardisti.

    Certo....

  • E' proprio vero quello che dice Marseglia. Oggi l'arte si presenta come un alieno in un mondo che non l'appartiene.

  • l'arte ha perso irrimediabilmente ogni purezza, non più follia, non più anarchia, non più ribellione
    si identifica con il mercato punto
    ciò che non fa mercato, che non fa sistema non è arte
    arte e denaro, l'arte è il denaro
    la bellezza ridotta ad escort
    restiuiteci l'arte vera non questa puttana (salvando le puttane, quelle vere)

  • Clarissa di Venezia, "un mondo che non l'appartiene": cos'é, italiano maccheronico? certo lei avrà avuto dei cattivi maestri (elementari..).

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