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biennale di venezia Padiglione Singapore – Lim Tzay Chuen
biennale 2005
In un piccolo cortile in calle della Tana, Lim confessa al suo pubblico: “I wanted to bring Mike over”. E i giochi si aprono. I disegni, l’acqua, i bagni. Un' installazione site-specific molto igienica...
Chi è Mike? Quello che possiamo vedere sono disegni iconici di un animale per metà leone e per metà pesce. Ci sono poi due porte, le insegne indicano la segreteria e i bagni. Tra le due una fontanella con due rubinetti da cui sgorga acqua freschissima. Beviamo e ci laviamo dal caldo veneziano, un incontro con l’acqua che sa di battesimo, di iniziazione ad una nuova esperienza artistica. Lo spazio porta gradualmente a scoprire l’identità e il significato di Mike.
Mike –pseudonimo usato dall’artista al posto di Merlion– è il nome della statua da tempo divenuta simbolo di Singapore (fu costruita nel 1972, anno di nascita dell’artista). Un essere di ottanta tonnellate che lancia nel vuoto un consistente getto d’acqua.
Non è la prima volta che un artista di origini asiatiche decide di confrontarsi con l’acqua. Rirkrit Tiravanija, nato dieci anni prima di Lim Tzay Chuen (Singapore, 1972), ne è stato precursore: nel 1994 allestisce un bar in cui distribuisce gratuitamente acqua davanti ad una galleria di SoHo. Dà la possibilità di osservare le opere esposte comodamente seduti al bar, cosa che in un qualsiasi altro locale avrebbe avuto un costo. Ma l’analogia tra l’agire artistico dei sopracitati non sta solamente nell’uso dell’acqua: entrambi richiedono all’osservatore una perdita di personalità e di coscienza, come succede nei riti necessari all’acquisizione di una fede religiosa.
E’ infatti quello che facciamo quando godiamo dell’opportunità di usufruire di un bagno pubblico così accogliente nel padiglione del Singapore. Le pareti sono di pietra, c’è uno specchio, un lavello di acciaio luminoso e dal piano inclinato e un WC.
La statua simbolo del Singapore acquista identità -quella di essere una fonte d’acqua inesauribile- fuori dal suo paese d’origine (sarà poi vero che l’artista l’ha portata a Venezia, come dichiara?) e ritorna ai suoi cittadini più ricca e amata.
Tzay Chuen riflette sui non luoghi adibiti a spazi artistici per sfruttarne le potenzialità nella vita reale, nei bisogni di tutti i giorni. La dipendenza dall’acqua ad esempio può arrecare grande benessere se vissuta al meglio. L’uomo “che ha portato Mike fuori” spinge a risolvere il vissuto quotidiano servendosi della tecnologia. E dichiara: “The ideal job situation would be a cross between Mr Wolf’s (Pulp fiction) and Hal’s (2001: A Space Odyssey)”
michela potito
mostra visitata il 14 agosto 2005
51. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia
L’Esperienza dell’Arte; sempre un po’ più lontano
Lim Tzay Chuen, Singapore, curatore Eugene Tan.
12 giugno- 6 novembre 2005. Orario 10.00- 18.00, chiuso il martedì (escluso martedì 14 giugno) – Calle della Tana (fermata vaporetto arsenale, linea n.1), Castello 2126- 30122 Venezia – www.labiennale.org
[exibart]
puntualità contenutistica… sincopata eleganza stilistica… pacata e attenta riflesione personale…