Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
18
settembre 2007
biennale_a latere Italiani fuori
biennale 2007
Nico e gli altri. Gli italiani che sono arrivati a Venezia, senza il tappeto rosso del padiglione nazionale ma con la volontà di mettersi in mostra. E, manco a dirlo, sono proprio quelli che hanno più voglia e più voce per gridare. Tutti gli italiani fuori la Biennale…
Non ci sono solo le ciminiere di Marghera ad annunciare l’imminente arrivo a Venezia ai viaggiatori e a tutti coloro che transitano sul ponte che unisce la città alla terraferma. Dalla strada si vedono infatti due palloni aerostatici grigi, che volteggiano vacuamente in aria con la scritta Head e Flu. Si tratta dell’intervento pubblico realizzato appositamente per la prima edizione della fiera Cornice (svoltasi esclusivamente durante i giorni della vernice della Biennale) da Stefano Cagol (Trento, 1969), che vuole così mostrare con ironia le mille influenze di cui siamo quotidianamente vittime e che fanno assomigliare le nostre teste proprio a quei palloni pieni di elio che si muovo, sopra l’isola del Tronchetto, come bandiere al vento (soggetto più volte affrontato dall’artista trentino). Il lavoro, che per eccessiva didascalicità rischia di cadere nella faciloneria, alla fine sembra però tenere poiché fa proprio della levità il suo il punto di forza.
Ha un’aria più meditativa l’installazione di Andrea Morucchio (Venezia, 1967) alla Giudecca. Sul pavimento di un grande salone sono disposti quindici elmi di vetro rosso realizzati a partire da un modello medioevale, mentre alle pareti compaiono e si rincorrono i lupi che sono il simbolo con cui alcuni tipi di spade venivano punzonati. Ma si sente una musica nelle orecchie: è la monodia delle Laudes Regiae, il coro liturgico con cui, a partire dal XI secolo, venivano accompagnate le incoronazioni dei re. In questo modo Murucchio fa una riflessione sul potere, sulla forza che ne garantisce la sopravvivenza, sulla necessità di sostentarsi ricorrendo a riti e forme di culto di ispirazione religiosa. Sembra così emergere una sostanziale ed inquietante continuità tra medioevo e i giorni nostri.
Non è una novità invece la performance Ahgalla di Fabio Viale (Cuneo, 1975), che percorre il canale dell’Arsenale a bordo di una barca realizzata in marmo su cui ha montato un motore fuoribordo. E così, paradossalmente, un materiale difficile ed inadatto come la pietra di Carrara si dimostra capace di stare a galla e di trasportare persone. Peccato che per un evento come la vernice della Biennale sarebbe stato più opportuno proporre qualche nuovo lavoro visto che la performance si ripete più o meno inalterata da quasi cinque anni.
Ma è indubbiamente Nico Vascellari (Vittorio Veneto, 1976) a sfruttare più di ogni altro l’occasione della Biennale, grazie al padiglione messo a disposizione dal Darc. La sua performance alla vernice veneziana si dimostra infatti un concentrato esplosivo di forza e vitalità capace di scuotere i troppi torpori lagunari e di infondere energia. Vascellari ha realizzato nel teatro un ambiente rivestito di legno, cui si accede tramite un tunnel buio alla cui estremità oscilla una lampadina. La sala ha un lato rivestito da amplificatori che l’artista per l’occasione ha chiesto in prestito a band underground della scena europea. Tra la gente accalcata nel buio si cala da una botola (indossa un’imbragatura e ha l’aspetto sinistro di un black blok) e cerca di guadagnarsi spazio tra gli spettatori con l’aiuto di assistenti. Comincia a urlare la rabbia che ha addosso.
C’è un microfono con un lungo filo, ostinatamente tenuto alto sopra la gente. Microfono e diffusori distorcono continuamente le grida viscerali, grevi e ataviche, che il performer lancia. L’universo sonoro è decisamente noise e le orecchie fischiano. Tra il calore e il sudore dei corpi, Vascellari si agita e si comporta mimicamente come una rockstar, quasi fosse una scultura vivente, mentre progressivamente la musica generata dalle urla degrada nel rumore e la gestualità perde ogni senso. Poi, ancora nel buio, scompare. All’uscita gli spettatori sono spiazzati, in un’atmosfera postorgasmica. Storditi fra la catarsi del silenzio guadagnato e l’energia eccitata dalla stimolazione intensa.
Ha un’aria più meditativa l’installazione di Andrea Morucchio (Venezia, 1967) alla Giudecca. Sul pavimento di un grande salone sono disposti quindici elmi di vetro rosso realizzati a partire da un modello medioevale, mentre alle pareti compaiono e si rincorrono i lupi che sono il simbolo con cui alcuni tipi di spade venivano punzonati. Ma si sente una musica nelle orecchie: è la monodia delle Laudes Regiae, il coro liturgico con cui, a partire dal XI secolo, venivano accompagnate le incoronazioni dei re. In questo modo Murucchio fa una riflessione sul potere, sulla forza che ne garantisce la sopravvivenza, sulla necessità di sostentarsi ricorrendo a riti e forme di culto di ispirazione religiosa. Sembra così emergere una sostanziale ed inquietante continuità tra medioevo e i giorni nostri.
Non è una novità invece la performance Ahgalla di Fabio Viale (Cuneo, 1975), che percorre il canale dell’Arsenale a bordo di una barca realizzata in marmo su cui ha montato un motore fuoribordo. E così, paradossalmente, un materiale difficile ed inadatto come la pietra di Carrara si dimostra capace di stare a galla e di trasportare persone. Peccato che per un evento come la vernice della Biennale sarebbe stato più opportuno proporre qualche nuovo lavoro visto che la performance si ripete più o meno inalterata da quasi cinque anni.
Ma è indubbiamente Nico Vascellari (Vittorio Veneto, 1976) a sfruttare più di ogni altro l’occasione della Biennale, grazie al padiglione messo a disposizione dal Darc. La sua performance alla vernice veneziana si dimostra infatti un concentrato esplosivo di forza e vitalità capace di scuotere i troppi torpori lagunari e di infondere energia. Vascellari ha realizzato nel teatro un ambiente rivestito di legno, cui si accede tramite un tunnel buio alla cui estremità oscilla una lampadina. La sala ha un lato rivestito da amplificatori che l’artista per l’occasione ha chiesto in prestito a band underground della scena europea. Tra la gente accalcata nel buio si cala da una botola (indossa un’imbragatura e ha l’aspetto sinistro di un black blok) e cerca di guadagnarsi spazio tra gli spettatori con l’aiuto di assistenti. Comincia a urlare la rabbia che ha addosso.
C’è un microfono con un lungo filo, ostinatamente tenuto alto sopra la gente. Microfono e diffusori distorcono continuamente le grida viscerali, grevi e ataviche, che il performer lancia. L’universo sonoro è decisamente noise e le orecchie fischiano. Tra il calore e il sudore dei corpi, Vascellari si agita e si comporta mimicamente come una rockstar, quasi fosse una scultura vivente, mentre progressivamente la musica generata dalle urla degrada nel rumore e la gestualità perde ogni senso. Poi, ancora nel buio, scompare. All’uscita gli spettatori sono spiazzati, in un’atmosfera postorgasmica. Storditi fra la catarsi del silenzio guadagnato e l’energia eccitata dalla stimolazione intensa.
articoli correlati
Cagol atomico
Exibart parla con Morucchio
L’ultima personale di Viale a Torino
Vascellari a Viafarini
Cagol atomico
Exibart parla con Morucchio
L’ultima personale di Viale a Torino
Vascellari a Viafarini
video correlati
La performance di Vascellari
La performance di Vascellari
[exibart]
viale pur di esserci ad ogni occasione farebbe qualsiasi cosa!
peccato che i veri artisti vengono invitati direttamente dalla porta di ingresso.
…ma fra tutti…
di Vascellari l’unica memoria è una gran puzza di sudore. E non è certo l’arte che si può arrogare il diritto di produrne.
Insomma, c’è di che meditare, seriamente.
tra viale e il vascellari non so quale sia il più imbarazzante, oltre a non farli entrare “dall’ingresso” non dovrebbero neanche farli avvicinare alla biennale. ho assistito a una performance del vascellari a milano, e la gente appariva visibilmente annoiata, ma all’uscita poi tutti declamavano la sua bravura… un po’ di coerenza per favore! i curatori dovrebbero stare un po’ più attenti a pompare così tanto ‘sti fenomeni..da baraccone
ce ne fossero di artisti come Nico… l’Italia non sarebbe più un Paese di serie B nel sistema dell’arte internazionale
A PROPOSITO DELLA BIENNALE
LA 52^LAGUNARE VENEZIANA 2007
…E COME FA UN GIOVANE
DELLA PERIFERIA O DEL SUD
A FARE LA DIFFICILE
PROFESSIONE ARTISTICA…?
§
Essere e fare l’artista quasi nessuno lo sa – se non lo è -. E’ molto più difficile fare l’attività artistica di qualità pura nel sud, dove c’è una grande potenzialità speciale, ma fare la professione artistica è deprimente per un giovane e per tutti quelli, che non lo sono più ormai già, occorre capire queste realtà per poterle eliminare e vanno seriamente studiate, analizzate e risolte, altrimenti addio “creatività futura” dell’”Arte-Pura” nascente…e morente sul nascere…Far spegnere l’arte pura: scompare l’uomo, si blocca la sensibilità e si desertifica l’anima. Occorre fare di tutto per dare uno slancio positivo, ma occorre scoprirlo… E cosa si deve fare per scoprirlo? Per saperlo o scoprirlo… basta fare anche un’indagine sulle pagine dei quotidiani locali e nazionale, leggere le “recensioni”, chi le scrive e su quali artisti? Di quali di gallerie (sempre le stesse si elencano…è imbarazzante leggere sempre le stesse con le citazioni delle galleriste!), gli incontri che si pubblicizzano, quali mostre si criticano positivamente e altre si rottamano? Quali proposte fanno questi critici contemporanei? Nessuna mai, solo gli ecc. Anche da un qualsiasi osservatorio locale serio tutto ciò emerge chiaramente. Si è visto, non c’è nessun’opportunità, seria in questa edizione della “Biennale Veneziana 2007”. E’ un’edizione da tracollo? Gli addetti ai lavori come A.B.O. ed altri (e non sono critici cialtroni o invidiosi come alcuni altri, a piede libero), hanno salvato solo qualche pezzetto di quest’esposizione veneziana attualmente in piedi a Venezia. Un giovane laureato, preparato, o un giovane ricercatore ha difficoltà insormontabili nel Sud da superare. L’artista in fieri, neanche se riuscisse ad esporre onestamente ad un centinaio di Biennali Veneziane, può vivere d’arte dopo, neanche in seguito ai suoi studi (è triste dirlo), dopo le sue ricerche, che s’infrangono nei vari concorsi per aspirare ad una docenza nelle varie università. Il collezionismo dove s’informa? Da chi attinge le notizie? Le proposte ci sono?
Non posso non chiedere (a chi non lo so…) perchè in Puglia si è lasciata morire la EXPO ARTE, della Fiera del Levante di Bari? Si fece nascere con il contribuito di alcuni di noi e sin dai primi anni fu sostenuta moltissimo dall’indimenticabile Pierre Restany (uno dei più grandi esperti d’arte internazionale del nostro secolo) e ,tra gli altri galleristi, il geniale, onesto, buono e noto in tutto il mondo Guido Le Noci (Gallerista Editore Direttore della famosa Galleria Apollinaire di Milano): Ma, voglio tirarmi su le maniche e rendere loro un affettuoso Omaggio, come segno puro, mediterraneamente-artistico-culturale , vado realizzando il “Libro d’artista” a loro due dedicato, e piantumerò due alberi: uno di “Alloro” e l’atro di “Carrubo”, nel territorio del “Museo della Sensibilità…in Via Franchina” verso… “Mediterranea la Città dell’Arte Pura”, come simbolo totale puro tra Terra-Cielo e Mare, della loro poetica genialità, sensibile, estetica-cosmica “Verso l’estetica generalizzata”.
Una proposta aperta…> La Corte Dei Conti ancora non riescono ad eliminare gli “Enti inutili”, ne restano ancora ben 101 (Centouno), che consumano (sperperando?!) del denaro pubblico invano, questo Ente della Biennale Veneziana ormai è sulla strada per voler essere un Ente “Inutile” o “Utile”?. Allora come deve essere amministrato? Mi auguro, che si possa arrivare a fare operazioni rifondative più qualitative, che quan-titative.
E ancor di più, perchè le “manifestazioni collaterali” della Biennale di
Venezia non sono fatte e aperte in ogni regione secondo un calendario efficiente con un serio protocollo operativo a carattere scientifico invitando giovani e non ma con titoli e regole uguali per tutti? E’ utopistico pensare di farle gestire a “rotazione” da addetti ai lavori di provata professionalità con titoli artistici e di studio specifici in prima fila quelli rilasciati dalle AA. BB. AA./MIUR-AFAM. E da quelle legalmente riconosciute dal MIUR. L’Istituzione della Biennale Veneziana quali di queste Istituzioni ha nel proprio C.d.A. – pur con validi titoli di studio – non sono presenti nelle varie manifestazioni ufficiali. Manifestazioni gestite (sic!) senza controlli ufficiali? La Biennale veneziana è una vetrina pubblica finanziata anche con denaro pubblico o no? La Corte dei Conti (e i Revisori Dei Conti del C.d.A. dell’Ente Veneziano) come relazionano tra di loro e non hanno il dovere di controllare passo dopo passo denaro pubblico che viene speso? I contributi statali (quando vanno “sviati”), come vanno veramente utilizzati? Mi pare abbia ragione il Sindaco di Venezia, il prof. Massimo Cacciari (magari diventasse il capo del Governo Italiano), mi pare giusto la sua metafora del “tirar fuori la pistola” per non farsi scippare dai romani i fondi destinati ai veneziani. E’giusta…contro ogni sperpero e abuso come spesso accade, ma i giornali che praticamente praticano la “Congiura del silenzio” non andrebbero censurati dall’Ordine dei Giornalisti (?). Basta esaminarne gli articoli (!), comparare i nomi, le date, le mostre, con le altre testate locali e nazionali, perché non provate. Il responsabile che fa?
Come controlla il C. d. A. – della 52^ Biennale Veneziana – le spese fatte a carico dell’Ente dalle attività collaterali non ufficiali? E quelle nemmeno previste nel calendario-programma presentato nella “Conferenza” (?) in fotocopie scopiazzate, consegnate alla Stampa all’inaugurazione pubblica alla presenza del Ministro del Governo Prodi, dei vari Enti accredita e del Presidente della Biennale? Basta solo farsi autofinanziare (mascherando la pubblicità “invisibile” – occulta –?) Il fisco, non vede? Le “segnalazioni degli inviti” – non ufficiali – (e se esistesse un elenco…perché non è affisso al-l’Albo…? E come sono regolati gli inviti? Da chi sono coordinate e organizzate le persone invitate? (degli artisti “poveri”), e per gli altri addetti ai lavori con quale motivazione artistica o critica è fatta la lista? Chi n’è il responsabile?
Inoltre i vari “Critici In…elenco”, tra gli invitati-accreditati, che vanno dai vari V.S. ai vari A.B.O. perché hanno (forse?) i rimborsi flessibili e non vanno (par certo) mai protocollate e registrate nei registri i vari pagamenti rimborsali? E gli inviti disseminati ai mercanti, ai galleristi/e , collezionisti/e?
Le visite dei bravi Finanzieri tributari sarebbero auspicabili in tante di queste “gallerie-botteghe” (basta consultare l’elenco che vende il bravo Editore Com-mendatore, dell’ART D…,), per poter scoperchiare varie “pignate” piene di facili spese e fatture documentanti solo poche spesucce di rappresentanza e (forse?) il denaro avuto per varie consulenze “come esperti” dalle Regioni e da altri Enti retti anche con il contributo del denaro pubblico? Manca la legalità del controllo dei bilanci, e si sa ormai che ne fanno due diversi… (pare… “uno tenuto nella 24 ore segreta” e uno nel cassetto… dell’Ufficio), come pare certo – orma la cosa è pubblica il debito è di “900,1 Milioni di Euro” – sia stato fatto in questa nostra povera Città, che prima era conosciuta come la “Città dei due Mari” e da ora in poi in questa epoca di Post ex Magna Grecia globalizzata, passerà alla storia come la”Città dei due Bilanci e dei due Mari” del sud Italia…della nota “Questione meridionale” mai risolta!
La puntigliosità per correggere le vecchie e nuove storture dove si applica? Siamo all’altezza per fare delle riforme reali o solo riforme virtuali? Il denaro pubblico e le nomine (gettonate) nelle direzioni degli <
Ora, occorre evitare quelle iniziative veramente strane e incredibili per l’intelligenza e la sensibilità non solo artistica. Cito un per tutte, quelle “Attività Collaterali” astruse e non descrivibili – e non sarebbe ironia-critica-partenopea alla Salvatore Di Giacomo definirle delle enormi “stronzate?”
Immaginate, per oltre tre mesi < < 100 Conferenze per 100 giorni>>, su di un fatto tutto molto “mercantil anacronistico privé?” Delle grandi C…….e nate nella piccola testolina (?) della vedova baronessa soprannominata nell’am-biente La Baronessa delle 3-D.D.D. Nominata persino Cavaliere sul campo per la cultura….(sic!), dall’ex Presidente della Repubblica C. A. Ciampi. Per quali meriti precisi…non chiari? (è un po’ come le “Lauree Honirs Causa” date da certi rettori “arzilli” di Università di fama…e farebbe bene il Ministro a nominare degli Ispettori…– io ne candiderei qualcuno valido – per far luce e porre termine a queste “sciocche cerimonie fasulle”. Quando invece ci sono studiosi, bravissimi – invecchiati sui libri, nei loro sacri studi scientifici e puri laboratori d’artista, spesso ammalati e abbandonati dai “mercanti-galleristi caimani dell’arte” – “Artisti veri” e protagonisti originali della cultura arti-stica, che vengono lasciati morire nell’oblio più triste. A queste nobili signore (che si dichiarano anarchiche, per giunta disertando da anni l’andata alle urne per le “Elezioni politiche ecc.”, che non danno il voto a nessun partito), ritirerei il titolo di “Cavaliere”. Domando a chi spetta: in questo nostro Paese l’impunità deve continuare ancora per molto? Lo sanno anche le papere, sono operazioni “montate” per far “apparire” sotto la sigla e il timbro della nota “Biennale” quattro saltimbanchi improvvisati nemmeno idonei a fare i saltim-banchi figuranti creando così “ambigue” complicanze mischiate (ad arte) insieme alle operazioni ufficiali “ciurlando nel manico” e alimentando ancor più confusione con i loro comportamenti “cariati dal Kitsch”, con la compli-cità di mezz’imbusti “critici indipendenti a mezzoservizio” e da analfabeti “giornalisti criticissimi” di un quotidiano della controra del giorno <
>, della nota rara specie faunistica, che alligna nella costa interna della zona umida…denominata dai bravi contadini grottagliesi: “basciu alli vattinieri” (leggasi:laggiù nella zona dei “Battentieri” – antico sito dove, dopo lavata, veniva lavorata la lana tosata delle greggi – sin dal tempo di Orazio cfr. Le Bucoliche). E’ lecito chiedere spiegazioni a chi spetta? E si chiede: si può fare una Biennale Internazionale d’Arte Veneziana (con un C.d.A. più ristretto e più ampiamente rappresentativo delle categorie artistiche?). Purtroppo questa 52^ edi-zione 2007, con l’attuale fronte (nemmeno) tiepido di artisti sparpagliati nei “Giardini” con “poco puro buon gusto” in questa Italia estiva arroventata dagli incendi distruttori di tanto Bel Paesaggio Naturale e di quella povera fauna, che solo a pensar la triste fine rabbrividisce il “core” anche a chi lo ha di “pietra”.Come si può far dell’arte nel sud se non si ha coraggio, è incredibile dirlo…? Ci vuole in ogni modo più coraggio a vivere così nel sud, che ad emigrare, ad espatriare, per trovare soddisfazioni in un lavoro molto difficile ovunque uno lo svolga, artista, poeta… (in “Esilio-Asilo”).
La “Fondazione Agnelli” (va sostenuta), approfondisse con altre brave ricer-catrici, affiancate da giovani delle AA.BB, AA. BB. AA. ampliasse i fondi per le borse di studio da assegnare all’Archeologia Classica e a promuovere quel-la Industriale, all’Arte Contemporanea e all’Arte Sperimentale (e oltre ad “At-tingere denaro” dai Vari Ministeri lo attinga anche dalle varie Associazioni degli Industriali – l’efficiente Presidente (di: Fiat) e di Assindustria, il dott. Cordero di Montezemolo, promuova anche la Cultura oltre, che la Ferrari. Cancelli la mediocrità dell’ignoranza Commerciale di certi “industrialotti”, che dall‘antica Olivetti poco hanno appreso, e magari promuova un Convegno Forum di un buoi livello internazionale e affidi la gestione a un “comitato” di giovani studiosi e intellettuali e validi docenti-artisti, a bravi giovani ingegne-ri e bravi economisti – come Paolo Leon – e giornalisti intelligenti per avere proposte fattibili ed applicare le soluzioni pratiche, snelle, efficaci, operative, flessibili, controllabili per la ricerca e la cultura artistica, poetica e sproni i giovani industriali a finanziare, promuovendo validi progetti per nuovi utili brevetti.
Questo mio intervento è un appassionato “Cantico Mediterraneo Delle Crea-
ture” dedicato a quelle Artistiche Sensibili e Pure delle aree dei Mezzogiorni
d’Europa e di tutti i Sud del Mondo…- Mi dicono, che sono uno “Spartano Francescano” comunicatore rompiscatole del Concetto dell’Arte-Pura, ma, costoro non sanno, che sono anche il fondatore dell’ “Ordine Degli Ingegneri Del Tempo libero” e nel mio tempo libero mi dedico al volontariato sociale, dando una mano al “Gasddej” (Gruppo Autonomo Sud Dei Disturbatori Estetici Jonici). Sì, è vero, sono il principale animatore (…) perché mi sento offeso dal cattivo gusto – Kitsch – l’ha ben definito in un gran libro: “Il Kitsch, antologia del cattivo gusto, Milano 1967” uno dei nostri studiosi d’estetica più conosciuto d’Europa, il prof. Gillo Dorfles, il più originale tra i critici-operativi di livello internazionale, che ho avuto la fortuna di conoscere e di colloquiare qui a Taranto in più occasioni indimenticabili,a Salerno, a Milano. Purtroppo, mi manca tempo per le oper/azioni e le comunic/azioni, che non vorrei comunicare solo… al vento. Ho molta, santa speranza e tanta sacra pazienza e abbondante tenacia spartana testarda, con viva e immensa fede nell’Arte-Pura e in quella degli artisti “autentici” e in quelle persone ricche di sensibilità mediterranea.
Ma, basta un segnale di consenso di una semplice comunicazione vera dalle persone ricche di spirito per sentirmi “rigenerato” e pronto ad andare oltre il già dato dall’arte, non per fare dell’altro (come fanno quegli artistucoli poveri di spirito e pieni d’insensibilità acerba e vuoti di originalità). Intendo più che mai confermare, che l’artista autentico con la piena onestà intellettuale lavora, studia, opera per andare oltre…a dare contributi originali all’arte con la gioia dell’originalità inventiva dell’Arte Pura con la critica pura e poetica di Jacques Lepage e i consigli generosi dell’indimenticabile Guido Le Noci, con l’illuminante visione estetica “pura” della “Natura e Cultura” del Naturalismo Integrale di Pierre Restany trasfusami nelle tante nostre occasioni con delle lunghe, belle, profonde conversazioni – anche telefoniche – e di altre sempre accompagnate da intelligenti disquisizioni specifiche nei nostri incontri di studio e pure durante gli squisiti e tanti ottimi pranzi semplici – sulla Murgia Tarantina, e sulla Costa della Puglia ricca di tradizioni e cultura della cucina marinara “Mediterranea” – coronati da spiritosi brindisi con Vino Primitivo e Vino Novello (rossi) e il prezioso spumante di classe, il Don Attilio dal gusto raffinato pieno, ottenuto con il metodo Chamat. Lavorato con arte nella più bella e antica cantina di Grottaglie (la “Pruvas”), con nessun critico fra i piedi e tanti artisti intorno a noi e qualche persona di famiglia e veri cari amici come: l’artista-architetto Alessandro Mendini, Tullio il più caro dei miei fratelli, l’Avv. Antonio Cavallo già sindaco dei migliori della Città – a cui sono particolarmente legato da bella amicizia pura – e, mia figlia Sabrina la brava archeologa (paletnologa). E anche nelle nostre estati a Nizza con mia moglie e famiglia e con il poeta della poesia “medi-terra-nea” Jacques Lepage critico del linguaggio poetico dell’Arte Pura legato alla lingua della nostra originale terra della Magna Grecia, territorio ricco di poetici miti e riti degli originali e antichi “Segni del Sud” combinati all’originale nostra ArtePura mediterranea, contemporanea e in divenire. Continua.
delpiano.artepura@libero.it
010