Categorie: biennale 2007

LA BIENNALE A QUALSIASI TITOLO

di - 24 Ottobre 2007
Azzeccata o fuori fuoco che sia, la scelta di un titolo (di un libro, di un film o di una mostra) merita comunque attenzione. Certo, non lo scrupolo col quale vengono dissezionati i cosiddetti “contenuti” (parola -diciamolo- volgarotta, superficiale e un po’ pesa). Ma almeno due righe di riflessione, in occasione di una kermesse internazionale d’arte visiva, considerato che -come afferma Roland Barthes- “l’arte è il dibattito, continuo e vario, tra l’immagine e il nome”, pare proprio il caso di scriverle. In fondo, un titolo all’altezza (se non altro delle aspettative) può contribuire alla causa (degli operatori che l’hanno scelto, dell’istituzione che l’ha recepito, dell’ambito espressivo che in esso si vede rappresentata) ma anche fare scuola e, perché no?, storia. E gli esempi non mancano: When Attitude Becomes Form, Vitalità del negativo o Post-human -annate ’69, ’70 e ’92-, tanto per citare autentiche zampate, sono altrettanti contrassegni in qualche modo epoch-making.
Si aggiunga che l’arte visiva è un po’ un caso a sé. Con la semiologia sullo sfondo e un secolo di riflessioni incentrate sul significato e sui procedimenti dell’additare (la pipa di Magritte, l’epopea del ready-made, le investigazioni dell’arte concettuale tutte interne al linguaggio), il cosiddetto naming applicato ai titoli delle mostre collettive si ritrova a occupare anch’esso una sua crucialità. Il bravo curatore lo sa: per lui si tratta di un passaggio spinoso, per non dire della prova del nove. Non è bene deludere le aspettative, glissare o ripiegare su una rosa di immagini e frasette scialbe e omologate -non del tutto azzeccate, dunque, né del tutto fuori luogo- che sembrano reperite apposta per essere dimenticate agevolmente. A maggior ragione se la collettiva-kolossal di turno non sta in piedi come mostra.
Si prenda la Biennale di Venezia, tuttora l’esposizione d’arte più importante al mondo: da quando si è deciso di dotare ciascuna edizione di relativa intestazione (dal 1978, da Grande astrazione, grande realismo), le scelte in proposito sono cadute per lo più su soluzioni magniloquenti, ma debolucce.
La versione inglese del titolo della Biennale 2007
A prescindere dal livello dell’offerta e dal pedigree del direttore-curatore, la grande mostra internazionale s’è vista affibbiare, negli anni, titoli e sottotitoli che nessuno (o quasi) ricorda. Immagini neutre, di compensato o di circostanza; scatole vuote o pressoché tali, ascrivibili in genere a un fantomatico script temporale (Futuro, presente, passato, del ’97, ma anche Presente direzione futuro e Sempre un po’ più lontano, del 2005) oppure a un ecumenismo tutt’al più politically correct (Identità e alterità, del ’95, la pur osannata dAPERTutto, del ’99, la stessa Sogni e conflitti, del 2003). Con qualche lampo qua e là, come lo stentoreo Platea dell’umanità di Harald Szeeman (2001) o un bel sottotitolo, La dittatura dello spettatore, ideato nel 2003 da Francesco Bonami.
Ecco. A prescindere da come sono andate le cose va almeno riconosciuto a Robert Storr di aver optato per il taglio serrato e confidenziale, per l’incitamento schietto e vagamente irriverente, per la formuletta tutt’altro che estetizzante. Poteva buttarla in retorica con i soliti futuri presenti o lontani, o magari ricorrere all’immagine autoriale e un po’ sciantosa anche quando engagé. E invece no: Think with the Senses, Feel with the Mind – Art in the Present Tense, il suo chiasmo un po’ ruspante con annessa coda didascalica, se ne sta in bilico tra il pop e la circolarità tautologica, tra l’installazione conceptual e la bibita in lattina, tra lo slogan pubblicitario vero e proprio (altrettanto sinestetico è, in effetti, “Ascolta la tua sete”) e il truismo alla Jenny Holzer.
È il classico biglietto da visita che non piace, di quelli che fanno storcere boccucce. Ma è anche una proposta, se non altro di lettura, formulata nel merito, che traduce un onesto voler dar conto dell’incontro con l’opera d’arte senza uscire frettolosamente dal suo raggio d’azione. Un invito, a prenderne sul serio la lettera, a bypassare il pregiudizio -questo sì pacchiano, oltre che paradossalmente “retinico”- secondo cui il sentimento della meraviglia, il filosofico thàumazein connesso alla problematica del Sublime, non avrebbe cittadinananza in seno all’esperienza mentale, “fredda”, che caratterizza tanta arte visiva d’après-Duchamp.

articoli correlati
Il Leone a Sidibé
La rubrica Biennale 2007

pericle guaglianone

*foto in alto: particolare di uno scatto di Malick Sidibé (particolare)


*articolo pubblicato su Exibart.biennale. Te l’eri perso? Abbonati!

[exibart]

Visualizza commenti

  • vorrei sottolineare che la dicotomia (sensi e mente) su cui si fonda il titolo della biennale e tutto il suo concept è palesemente vecchio! una concezione positivista (ottocentesca) della percezione che già nietzsche (150 anni fa) ha radicalmente sconfessato!
    open your eyes...

Articoli recenti

  • Mostre

Hans Haacke: perché la sua arte ci riguarda ancora

A Vienna, il Belvedere 21 ci invita a riscoprire Hans Haacke —leggenda dell’arte concettuale e della critica istituzionale— con una…

27 Aprile 2025 0:02
  • Fiere e manifestazioni

Art Brussels 2025: ecco le proposte delle gallerie italiane

Ci sono 165 gallerie da 35 Paesi al Brussels Expo, per la 41esima edizione della fiera, inclusa un'ampia selezione di protagonisti…

26 Aprile 2025 16:36
  • Arte antica

Quanto era internazionale la Roma seicentesca? La mostra alle Scuderie del Quirinale che tenta di fare chiarezza

Attraverso più di cento opere, BAROCCO GLOBALE alle Scuderie del Quirinale esplora la Roma del Seicento e i suoi legami…

26 Aprile 2025 15:30
  • Mostre

Designer italiani e fiori francesi a Berlino: due mostre da non perdere

Una ex prigione diventa un hotel raffinato, succede a Charlottenburg, storico quartiere di Berlino, che ospita due mostre da non…

26 Aprile 2025 12:30
  • Fotografia

La ricerca dello stupore perduto: lo sguardo di Domenico Flora sul turismo di massa

Alla Galleria delle Arti di Roma, le fotografie di Domenico Flora: tra souvenir, itinerari fotocopia e place grabbing, va in…

26 Aprile 2025 11:30
  • Mostre

Domestica Vanitas: dove l’arte apparecchia la tavola del tempo

Universo Factory ospita le opere di quattro artisti dell’Accademia di Belle Arti di Venezia in una mostra che esplora la…

26 Aprile 2025 10:45