La “giustizia” non si è fermata. E la giovane “artista” iraniana, dopo sei anni di processi, carcere e pene corporali, è stata condotta al patibolo. A nulla sono valse le voci che si sono sollevate in sua difesa per fermare la condanna. E dopo? Per non dimenticarla, sono stati organizzati alcuni eventi in sua memoria. E
Robert Gligorov (Kriva Palanca, 1960; vive a Milano) le dedica questa mostra veneziana.
Un gesto concettualmente nobile, non c’è che dire. Ma i lavori esposti avrebbero mantenuto intatta la loro forza se non fossero stati riuniti sotto il pretenzioso titolo
Delara. Anziché una mostra inedita, o comunque con lavori recenti o tematici, è piuttosto una “rassegna” dal 2005 a oggi. Fotografie, sculture, installazioni e video che ri-confermano come la ricerca artistica e la provocazione in Gligorov siano congiunte.
Ponendo il corpo umano (il proprio) al centro dei suoi lavori, crea opere di grande effetto visivo ed emotivo. Paradossali, perennemente in bilico tra il reale e il visionario e l’ambiguo, sono immagini che si prestano a diversi livelli di lettura, da quello puramente estetico all’ironico, dal simbolico al concettuale.
Standing #2 (2009) è letteralmente un uomo in precario equilibrio, sostenuto soltanto da un banale manico di scopa. È nuovamente il corpo dell’artista, stavolta nudo, nello scatto fotografico
Stars Watcher (2006), a esser imprigionato in una teca trasparente che, come un modesta barchetta, va alla deriva. Oppure, nella foto
Fish eye (2005), è la sua testa a essere incastrata in una boule per pesciolini.
Gli inganni visivi tornano nello scatto
Bloom Bang (2009) o nella tela
Art for oil (2005). Solo da una visione ravvicinata ci si accorge che a esplodere, nel primo, sono migliaia di margherite e, nella seconda, il gesto pittorico è realizzato da un uccello, bloccato per l’eternità nel quadro. Un picco di poesia è raggiunto nell’installazione
Dollar note (2005), dove una sincopata melodia per pianoforte è eseguita dal movimento di ignari uccelli in gabbia. Una melodia idealmente dedicata a Delara.
La manipolazione, che può generare mostri o realizzare sogni, è alla base di
Vale guarda il mare (2009): una misteriosa quanto affascinante donna (?), dai fluenti capelli castani, contempla il paesaggio da una finestra aperta su un canale. Passando in rassegna la figura per intero ci si accorge delle zampe caprine di un satiro fuggito da
Sogno di una notte di mezza estate. Alle sue spalle, nella stanza, due eloquenti librerie.
Parafrasando forse Dan Brown,
Angels & Devils (2008) sono due scansie stracariche di volumi dai titoli più disparati, i cui dorsi, abilmente disposti, creano una svastica nera e una croce latina rossa. Risultato dal montaggio di alcuni video che registrano alcune sue performance, è nei testi di
Mammut (2009) che Gligorov esplicita la sua denuncia: “
Cancella la parola morte” è quanto esprime in
Islam stop.