Alla luce di quello che potrebbe apparire una sorta di revisionismo pittorico, è quasi d’obbligo sentenziare che la pittura del Padiglione Italia è troppa e troppo mal scelta; che in questo settore l’allestimento risulta pesante; che
Montesano avrebbe potuto concentrarsi su un unico, prezioso lavoro, anziché disperdersi nello sforzo di allestire a tutti i costi. Stesso discorso vale per il maestro
Chia, troppo poco ancorato a se stesso.
Inutile anche dire che avremmo voluto vedere qualcosa di maggiormente “inedito” dal talentuoso
Galliano e che un po’ di rammarico per il contesto espositivo sopraggiunge nell’osservare lo sforzo di
Cingolani e il magniloquente lavoro di
Verlato che, a dispetto di tutto, sa stupire i visitatori meno esigenti.
Detto ciò, varcando la soglia dello spazio conquistato in quest’edizione si potrebbe cercare di porsi nell’ottica dei curatori, che hanno più volte ribadito la loro volontà di affrancarsi dalla tendenza alla consuetudine di un padiglione sobrio e omogeneo, indicando nel rifiuto all’unitarietà, vista come falsa e imposta, una tendenza post-modernista che privilegia una pluralità di stili e situazioni espositive.
Obiettivamente, si è bombardati da una visione d’insieme piuttosto complessa. A volerla smontare, seguendone virtuali linee-guida, si rimane stupefatti dalla singolarità e dal valore di alcune tra le opere proposte. L’imponente struttura di
Silvio Wolf troneggia con aura mistica e illumina di raggi misteriosi la lunga parete incastonata da una miriade d’inquietanti, piccole sculture in ceramica a opera di
Bertozzi & Casoni, il cui spessore è indubbio. Così come assolutamente imprescindibili sono le sculture di
Aron Demetz, fortemente penalizzate nella posizione, in cui la figura umana appare angosciante e sinistra, a tratti in fase di decomposizione avanzata, grazie alla stessa linfa naturale dell’albero; un connubio vitale su quale prevale il gelo della morte.
Risulta interessante anche il noto lavoro di
Giacomo Costa, mentre le grandi foto di
Matteo Basilè sono talmente stra-ordinarie nella loro nitidezza e sublimazione estetica, raffinatezza formale e scelta dei soggetti, da riuscire a calamitare ogni sguardo in quella che sembra una competizione di spazi conquistati.
A questo proposito, ci si aspettava pannelli di maggiori dimensioni da parte di
Elisa Sighicelli, visto quanto era stato annunciato, mentre le sue foto sono forse l’opera più danneggiata dal contesto allestitivo; il video, diversamente, una volta trovato dalla parte opposta del padiglione, crea suggestioni, in una riflessione profonda sul ritorno della materia all’energia iniziale.
Berruti si avvale della struggente melodia di Paolo Conte, e non delude, anche se il video mantiene un ritmo che non si uniforma alla colonna sonora. Le tenere immagini conquistano l’attenzione dei visitatori stranieri, meno abituati al linguaggio dell’artista piemontese.
Si conclude con l’opera che ha raccolto più consensi da parte degli addetti ai lavori:il video dei
Masbedo emerge vincente in quest’odissea.
Schegge d’incanto in fondo al dubbio è una prova magistrale del duo milanese, nel quale un impianto tecnologico e cinematografico di altissimo livello sorregge una composizione narrativa di grande pathos epico e formale. Il tormento dell’uomo causato dalla
vanitas, la conseguente perdita di un ancoraggio e la tragedia imminente si sovrappongono all’immagine salvifica della donna e ai valori della
domus.
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Sissi...mai silenzio fu più assordante
1 posto i nuovi mostriiii:Verlato è orrendoooooo poster, nido dequpage, beninati delusione, Chia vecchio come il suo cervello, sissi???,
x la prossima centennale, biennale, annale, anale:
antonio de curtis,sasà, minni calze corte, i curatori stessi...stesi, seccati,pippo baudo e
raffaella carrà e tutti i pseudo artisti con tutte le loro opere in fila x 2... senza testa... a proposito: quella è andata persa da tempo... ah!ah! ah!
Ora vi chiedo: può una biennale decretare l'ascesa o il baratro di un giovane artista e del suo curatore?
Il pad.Ita allestito a mo' di bazar.La promettente sissi che non sfrutta la sua componete performativa e presenta un mucchio di ferri e ceramiche malfatte e al volo.è sembrato tutto fatto in fretta e male. se confrontiamo gli italiani presenti tra Pad ita e Making worlds sembrano provenienti da campionati diversi pur facendo parte dello stesso sistema.peccato,...che sia forse la fine di qualcuno?
LOOSER!
I MASBEDO sono dei FURBI PUBBLICITARI...
ma quale arte!
Sono stato con amici a vedere la Biennale di quest'anno e con grande stupore entrando nel Padiglione Italiano ci è sembrato d'entrare ad Arte Fiera di Bologna!! Tutto sovraffollato
Addirittura Sissi dietro la porta?? ma chi ha curato l'allestimento?
Scusa Luca Beatrice, ma che cavolo c'entra il Futurismo con quello che fai tu?? Balla e Boccioni si rigirano nella bara!
Portare una mostra figurativa con citazione Futurista???
Ma lo sai che i futuristi volevano distruggere il Museo, l'Accademia, dissolvere il figurativo in una forma d'energia astratta...
Citare il Futurismo solo perchè è trandy, fa fico...
fai ridere!
bei commenti, fra l'altro i Masbedo si son dimenticati d'inserire la marca del profumo!
il nulla cio' che ho visto.e sara' sempre peggio,poiche' al peggio non c'è mai fine.proporrei dei premi di cultura giovanile a questa mostra di 3a categoria.che fine immonda ha fatto la biennale.