09 settembre 2009

biennale 2009_eventi collaterali Non voltarti adesso Venezia, Ca’ Pesaro

 
Se il Padiglione Italia omaggia l’avanguardia futurista e strizza l’occhio al tradizionalismo, la mostra di Ca’ Pesaro promette l’innovazione. Ma non rompe gli schemi. Insomma, ribelli ma non troppo...

di

Tornano i ribelli a Ca’ Pesaro. Torna lo spirito dissidente, contro retroguardie e passatismi istituzionalizzati. Doveva essere questo il senso della mostra ospitata al secondo piano della Galleria d’Arte Moderna e dedicata ad alcuni giovani italiani, chiamati a confrontarsi con la collezione di pitture e sculture del primo Novecento.
Un senso non propriamente dichiarato, dal momento che a ispirare il titolo – Non voltarti adesso – è ufficialmente l’omonimo film di Nicholas Roeg del ’73, ambientato a Venezia e incentrato sui concetti di specchio, rifrazione, memoria. Ma non può certo passare in secondo piano il ricordo di quei primi ribelli (Gino Rossi, Arturo Martini, Umberto Boccioni…) che a Ca’ Pesaro, tra il 1907 e il 1920, avevano dato vita a un’attività espositiva indipendente e fortemente critica nei confronti dell’accademismo allora incarnato dalla Biennale.
E ha inaugurato proprio in concomitanza con la 53. Esposizione Internazionale d’Arte questa mostra a cura di Milovan Farronato, recepita collettivamente come una sorta di anti-Padiglione Italia, fieramente impegnato a guardare avanti anziché indietro. Peccato che il progetto, promosso dai Musei civici veneziani e dalla Fondazione Bevilacqua La Masa, sia del tutto inquadrato in un contesto istituzionale.
Cent’anni fa, invece, Ca’ Pesaro era una sorta di enclave creativa, residenza privata destinata dalla duchessa Felicita Bevilacqua La Masa a giovani talentuosi, innovatori e irrequieti, esclusi dai contesti ufficiali.
Così, se il chiacchieratissimo padiglione di Beatrice&Beatrice ha ostentato un certo conservatorismo privo di guizzi e non esente da accenti commerciali, nemmeno qui radicalismo e innovazione hanno trovato troppo spazio.
Liliana Moro - Film - 2006 - alluminio - cm 70x50x36 - courtesy Galleria Emi Fontana, Milano & Galerie Greta Meert, Bruxelles
Di buon livello i lavori: dall’antimonumentalità frammentata ed effimera di Luca Trevisani, con le sue strutture colorate di carta e plastica, al concettualismo onirico di Sergio Breviario, che ha munito un imponente box damascato di sinistri piedi maschili; dalle propagazioni luminose con cui Nico Vascellari ha plasmato lo spazio, tramite un gioco di specchi e proiezioni, alla costruzione ottica di Giulio Frigo, in cui lo sguardo della storia converge verso un fulcro geometrico lungo binari invisibili; dalla vecchia tenda sbiadita dal sole – ormai incapace di schermare la luce – recuperata da Flavio Favelli e qui sistemata alle finestre, fino agli scheletri d’ombrello di Paolo Gonzato, mesti residui del quotidiano.
E però, più che di ribellione qui forse sarebbe opportuno parlare di establishment, di un’arte con le buone maniere, politicamente corretta e coralmente condivisa: gli artisti di Ca’ Pesaro raccontano, con un lavoro pulito ed efficace, quell’adesione a formule, codici e stili propri di una giovane arte che fa tendenza, prodotta all’interno dei circuiti ufficiali.
Lorenza Boisi - After your Birthday - 2008 - olio su tela - cm 30x40
Sempre insidioso, infine, il gioco fra opere antiche e contemporanee. La mostra, nel tentativo di cercare una via leggera e giocosa, non trova un segno definito, né nel senso del dialogo, né in quello della rottura rispetto al contesto.

articoli correlati
La recensione del Padiglione Italia
video correlati
La videorecensione della mostra

helga marsala
mostra visitata il 6 giugno 2009




dal 6 giugno al 4 ottobre 2009
Non Voltarti Adesso / Don’t Look Now
a cura di Milovan Farronato
Galleria d’Arte Moderna – Ca’ Pesaro
Santa Croce 2076 – 30135 Venezia
Orario: da martedì a domenica ore 10-17
Ingresso: intero € 5,50; ridotto € 3
Info: tel. +39 041721127; fax +39 0415241075; mkt.musei@comune.venezia.it; www.museiciviciveneziani.it


[exibart]

8 Commenti

  1. lavori di buon livello?
    null’altro che rumore di fondo….
    la cosa piu’ impressionante della mostra era la prima delle due sale in cui era stata allestita caratterizzata dagli enormi dipinti di Sartorio considerato un iperaccademico dalla storia dell’arte che lo ha cancellato letteralmente dalla scena: chissa’ che dello stesso destino, ad esattamente un secolo di distanza, godano anche questi accademici rimestatori di idee altrui incapaci pero’ di osare altrettanto perche nati gia’ morti.

  2. Farronato sceglie nel menù che la scena italiana (ma siamo più o meno allo stesso livello anche all’estero) presenta. Forse scoraggiato, un po’ frustrato dalla situazione e svogliato non cerca di vedere oltre al suo naso. Questo sì.
    Per gli artisti “salverei” con cinque e mezzo favelli e frigo. Gli altri sono, ancora di più, prigionieri in una gabbia di ruolo e di linguaggio.

  3. e’ vero, i due mobilieri erano un po meglio del resto, vascellari sempre inutile e pretenzioso cosi’ come anche gli ombrelli a terra di Gonzato, forse una delle cose piu indigeste mai viste…
    E’ vero che anche che fuori d’italia la situazione non e’ sicuramente migliore, a cominciare dalle scelte fatte da Birbaum…

  4. cosa pretendiamo,questi sono impiegati travestiti da artisti…sono tutti (curatore compreso) giovani che ragionano su piani vecchi….anche se apprezzo la loro possibile buona fede…

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui