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22
giugno 2009
biennale 2009_partecipazioni nazionali Area balcanica
biennale 2009
Da Campo Santa Maria Formosa verso la laguna. Poi una capatina dalle parti di Palazzo Grassi, per attraversare infine il Canal Grande e inoltrarsi in Dorsoduro. Una scarpinata lungo i Balcani veneziani. A due passi dalle nostre coste...
di Ginevra Bria
Alla 53. Biennale di Venezia, la presenza artistica della cosiddetta Area balcanica (Croazia, Montenegro, Slovenia e Macedonia, eccezion fatta per Kosovo, Bosnia Erzegovina e il Padiglione dell’ex Jugoslavia) si mostra lieve e sapiente, talvolta eccessiva e persino violenta. Fra le sedi sparse, chiuse in campi e campielli, fra palazzi introvabili e roccaforti di prestigio, la cultura balcanica riverbera. A volte seguendo la dignità del concetto (che le è propria) e altre volte, invece, attraverso l’inutile ostilità dell’esagerazione.
Nella scarpiana Querini Stampalia, la Croazia espone con Elaborazione pittorica della sensibilità e della realtà i pittori Nikola Koydl, Zoltan Novak e Matko Vekić. Attraverso tele di grandi dimensioni e di recente fattura, i tre artisti sembrano intersecarsi tra loro, formando una fitta linea di vie simboliche e vedute urbane. Sebbene i colori compatti di Koydl si differenzino dalle sfumature screziate di Novak e dalle slavature interrotte nelle colature di Vekić, è pur vero che le opere tridimensionali (grandi gabbie metalliche dal sapore medioevale) di questi tre autori, esposte nelle stesse sale, inviluppano i punti di vista liberati nelle tele, fissandoli sull’aria. Le opere, installate negli spazi più suggestivi della fondazione, restano eccessivamente soffocate dall’involucro architettonico, dove la bellezza dell’atto creativo rischia di trasformarsi in un esercizio di tipo geometrico.
Per quanto riguarda lo Stato del Montenegro, è di scena Zorzi elegies, teatralizzante, rude e grottesca personale di Dado (al secolo Miodrag Djuric). A Palazzo Zorzi, infatti, sede degli Uffici Regionali dell’Unesco, il flusso debordante di pennellate rosse, rottami impilati e corpi di bambola invade la corte settecentesca. I pochi metri quadri del giardino intra moenia sono una sorta di Wunderkammer a cielo aperto, un intreccio composito legato da sangue finto e rappreso, da bombole del gas e da reperti/rifiuti che, a causa del loro stesso ripetersi, seppure sotto diverse forme, perdono senso.
Da elogiare, per destrezza e semplicità, il Padiglione sloveno, incastrato fra i muri della Galleria A+A, nei budelli dietro il ponte dell’Accademia. Qui Miha Štrukelj disegna i muri bianchi, costellando l’architettura compressa della galleria con reti appena accennate che si dipanano a variabili zero, secondo il titolo del progetto: x=0 / y=0. Questo lavoro totalmente veneziano è una combinazione di ritratti che usano l’intonaco come supporto ideale per demistificare l’interezza delle immagini, la chiarezza della visione urbana, l’identità cittadina e l’individualità quotidiana.
Infine, per il Padiglione macedone, allestito presso il Collegio Armeno di Palazzo Zenobio, Goce Nanevski propone Fify or fifty, una macchina nera di grandi dimensioni, un enorme abaco con cinquanta file di cifre. L’enorme apparecchiatura, come una parete, scorre lungo due binari tirata da altrettanti cavi d’acciaio. Cambiando, a ogni giro, la composizione dei propri numeri.
Nella scarpiana Querini Stampalia, la Croazia espone con Elaborazione pittorica della sensibilità e della realtà i pittori Nikola Koydl, Zoltan Novak e Matko Vekić. Attraverso tele di grandi dimensioni e di recente fattura, i tre artisti sembrano intersecarsi tra loro, formando una fitta linea di vie simboliche e vedute urbane. Sebbene i colori compatti di Koydl si differenzino dalle sfumature screziate di Novak e dalle slavature interrotte nelle colature di Vekić, è pur vero che le opere tridimensionali (grandi gabbie metalliche dal sapore medioevale) di questi tre autori, esposte nelle stesse sale, inviluppano i punti di vista liberati nelle tele, fissandoli sull’aria. Le opere, installate negli spazi più suggestivi della fondazione, restano eccessivamente soffocate dall’involucro architettonico, dove la bellezza dell’atto creativo rischia di trasformarsi in un esercizio di tipo geometrico.
Per quanto riguarda lo Stato del Montenegro, è di scena Zorzi elegies, teatralizzante, rude e grottesca personale di Dado (al secolo Miodrag Djuric). A Palazzo Zorzi, infatti, sede degli Uffici Regionali dell’Unesco, il flusso debordante di pennellate rosse, rottami impilati e corpi di bambola invade la corte settecentesca. I pochi metri quadri del giardino intra moenia sono una sorta di Wunderkammer a cielo aperto, un intreccio composito legato da sangue finto e rappreso, da bombole del gas e da reperti/rifiuti che, a causa del loro stesso ripetersi, seppure sotto diverse forme, perdono senso.
Da elogiare, per destrezza e semplicità, il Padiglione sloveno, incastrato fra i muri della Galleria A+A, nei budelli dietro il ponte dell’Accademia. Qui Miha Štrukelj disegna i muri bianchi, costellando l’architettura compressa della galleria con reti appena accennate che si dipanano a variabili zero, secondo il titolo del progetto: x=0 / y=0. Questo lavoro totalmente veneziano è una combinazione di ritratti che usano l’intonaco come supporto ideale per demistificare l’interezza delle immagini, la chiarezza della visione urbana, l’identità cittadina e l’individualità quotidiana.
Infine, per il Padiglione macedone, allestito presso il Collegio Armeno di Palazzo Zenobio, Goce Nanevski propone Fify or fifty, una macchina nera di grandi dimensioni, un enorme abaco con cinquanta file di cifre. L’enorme apparecchiatura, come una parete, scorre lungo due binari tirata da altrettanti cavi d’acciaio. Cambiando, a ogni giro, la composizione dei propri numeri.
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Fondazione Querini Stampalia
Castello 5252 (Campo Santa Maria Formosa) – 30122 Venezia
Orario: da martedì a sabato 10-20; domenica ore 10-19
Info: tel. +39 0412711411; fax +39 0412711445; fondazione@querinistampalia.org; www.moderna-galerija.hr
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Unesco – Palazzo Zorzi
Castello 4930 (zona Campo Santa Maria Formosa) – 30122 Venezia
Ingresso libero
Info: tel. +39 0412601511; fax +39 0415289995; veniceoffice@unesco.org; www.dado.me
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Orario: giugno: tutti i giorni ore 11-18; da luglio a novembre: da martedì a sabato ore 11-14 e 15-18
Ingresso libero
Info: tel./fax +39 0412770466; info@aplusa.it; www.slovenianpavilion.com
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Dorsoduro 2596 (Fondamenta del Soccorso) – 30123 Venezia
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Info: tel. +39 0415228770; fax +39 0415203434; mooratr@tin.it; www.ngm.com.mk
[exibart]